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Così lo studio Populous ha progettato più di 1.300 stadi. E in Italia sta lavorando agli impianti di Inter e Roma

Articolo apparso sul numero di maggio 2024 di Forbes Italia. Abbonati!

Per gli sportivi e i tifosi è un luogo di culto, un buco nero che inghiotte emozioni e sentimenti contrastanti, fermando o allungando il tempo. È un posto che ci rende parte di momenti che, seppur in modi diversi, sono fondamentali nella vita della società. E non si tratta solo di sport, ma anche di spettacolo, con importanti riscontri economici e occupazionali.

Negli ultimi 40 anni lo studio globale di architettura e design Populous ha progettato più di 1.300 stadi in tutto il mondo. Tra questi spiccano gli stadi londinesi del Tottenham e di Wembley, lo stadio Groupama a Lione, il portoghese Estadio da Luz del Benfica, lo Yankee Stadium. Poi ci sono i luoghi di intrattenimento, come la Climate Pledge Arena a Seattle, The Sphere a Las Vegas e il contratto per il Grand Stade de Casablanca, in Marocco, che diventerà il più grande stadio di calcio al mondo, con una capacità di 115mila posti. 

Guardando all’Italia, troviamo l’Oval Lingotto, realizzato per le Olimpiadi invernali di Torino del 2006, i progetti in corso per i nuovi stadi di Roma e Inter e quello del Venezia, una struttura da 16mila posti capace di ospitare eventi sportivi e concerti nell’area di Tessera, che verrà riqualificata per un investimento totale di 300 milioni di euro. Progetti che non riguardano solo lo sport, ma molto altro, come ci spiega Declan Sharkey, senior principal di Populous e general manager di Populous Italia.

il concept del futuro stadio dell’Inter

Come vi relazionate al mondo del calcio e come si è evoluto il vostro lavoro in questo settore?

Ci identifichiamo come uno studio di architettura sportiva specializzato e i nostri architetti e designer sono tra i più esperti in questo settore. Negli anni abbiamo collaborato con i massimi organi di governo del calcio, come la Fifa, e con i governi nazionali per definire le linee guida e le pratiche ottimali nel campo della progettazione degli stadi di calcio. Attraverso queste esperienze si può dire che abbiamo scritto il manuale delle regole del settore. Se guardiamo ai nostri primi lavori, come lo stadio John Smith a Huddersfield, nel Regno Unito – l’unica infrastruttura sportiva ad aver vinto il premio Building of the Year del Royal Institute of British Architects –, e poi osserviamo i progetti in corso per i nuovi stadi di Roma e Inter, si vede bene come il nostro ruolo si sia evoluto.

In che modo?

Ora forniamo un servizio di progettazione più olistico, che spazia dall’architettura al design d’interni, dalla brand activation alla consulenza sul design sostenibile. Di recente abbiamo completato il progetto del nuovo Riverside Stand per il club inglese del Fulham e stiamo lavorando alla riqualificazione dello Stade de la Meinau di Strasburgo.

Per i club quali sono i vantaggi di possedere uno stadio moderno e di proprietà? Quali sono gli esempi di successo?

Gli stadi moderni hanno un enorme potenziale per creare nuovi flussi di ricavi per i club, migliorare l’esperienza dei tifosi e contribuire all’economia locale. Il nuovo stadio del Tottenham ne è un esempio. La qualità e la varietà dei suoi punti di ristorazione hanno incrementato di molto i ricavi del club rispetto al vecchio stadio. Al suo interno ci sono un birrificio artigianale e una food court, e si possono fare esperienze gastronomiche da stella Michelin. I tifosi apprezzano moltissimo queste proposte, al punto che i bar restano pieni dal momento in cui lo stadio apre fino a ore dopo il fischio finale delle partite. Poi ci sono altre attrazioni innovative, come la pista di go-kart e un’attività che permette di camminare con le imbracature sul tetto. 

Quindi lo stadio rimane sempre aperto, come un centro commerciale?

Sono strutture che possono funzionare tutta la settimana e tutto l’anno e che contribuiscono in modo importante all’economia locale. Basti pensare che un’analisi recente sull’impatto socio-economico dello stadio del Tottenham ha rilevato una crescita tripla del valore aggiunto lordo (gva) e dei posti di lavoro generati ogni anno. Una diretta conseguenza del nuovo stadio.

Possiamo quindi dire che gli stadi sono catalizzatori della rigenerazione urbana?

Assolutamente sì. Perché innescano la costruzione di nuove abitazioni, uffici, attività commerciali e strutture comunitarie. Per fare un esempio, lo stadio di Wembley genera circa duemila posti di lavoro e attira milioni di visitatori ogni anno, gran parte dei quali viene dall’estero per assistere agli eventi sportivi e ai concerti.

Le infrastrutture italiane, invece, sono molto datate.  

Non è un segreto che in Italia ci siano molti stadi che trarrebbero beneficio da lavori di ristrutturazione o dalla completa demolizione e ricostruzione. Anche perché è evidente che, permettendo di massimizzare i ricavi da investire nelle squadre e migliorare l’esperienza dei tifosi, gli stadi sono ormai asset essenziali per competere sui palcoscenici più importanti.

Quali progetti state seguendo in Italia?

Oltre ai progetti della Roma e dell’Inter, siamo in trattativa con vari club per realizzare la ristrutturazione di stadi e centri sportivi. Speriamo di potere annunciare uno o due nuovi progetti nel prossimo futuro. Poi siamo in contatto anche con diversi gestori di arene per lo sviluppo di spazi dedicati all’intrattenimento. 

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