The European House – Ambrosetti
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The European House – Ambrosetti compie 50 anni di attività. De Molli: “Resteremo fedeli ai nostri valori”

Articolo apparso sul numero di maggio 2024 di Forbes Italia. Abbonati!

Un lungo viaggio di eccellenza per elaborare scenari, visioni strategiche e riflessioni vincenti per il Paese e per le imprese. È questo il percorso tracciato in oltre 50 anni di attività da The European House – Ambrosetti, in breve Teha. Un cammino vissuto insieme a importanti rappresentanti istituzionali e ceo della scena nazionale e internazionale, del quale abbiamo parlato con Valerio De Molli, managing partner e amministratore delegato della società. 

Partiamo dal principio: da più di 50 anni siete al fianco delle imprese italiane. In oltre mezzo secolo, come sono cambiate loro e come siete cambiati voi?

La società è stata fondata nel 1965, mentre il Forum di Cernobbio, nostro evento di punta, quest’anno compie cinquant’anni. In oltre mezzo secolo di storia siamo diventati il primo think tank italiano e il quarto europeo, stando all’analisi dell’Università della Pennsylvania. Abbiamo 45mila executive, imprenditori e manager che partecipano ogni anno ai nostri incontri, spesso momenti di dibattito e discussione di scenari strategici che noi produciamo, attualmente nostra prima area di business con circa 350 studi sviluppati ogni anno. Inoltre, offriamo una competenza sul mercato unica nella capacità di affiancare le aziende familiari nei loro percorsi di governance e di crescita. A tal proposito, solo nel 2023 abbiamo aiutato 120 famiglie imprenditoriali a disegnare il loro futuro. Soffermandoci invece sulle aziende, io credo che gli imprenditori italiani siano per loro natura straordinari e ci sono dei numeri che devono darci consapevolezza del nostro potenziale: le aziende manifatturiere italiane vedono crescere la loro produttività al passo con quella delle colleghe tedesche e molto di più rispetto a Francia e Spagna, con una bilancia commerciale tra le prime cinque realtà mondiali – sopra i 100 miliardi di dollari – e un export che lo scorso anno ha toccato la cifra record di più di 625 miliardi di euro. Secondo le Nazioni unite, l’Italia vale il 2,2% del Pil mondiale e produce il 16% dei prodotti manifatturieri, a fronte di una popolazione che è meno dello 0,011% del totale. Ecco, queste cifre dimostrano la straordinaria potenza imprenditoriale italiana.

Nella sua carriera quali sono stati i momenti chiave per la sua crescita professionale? 

Il mio primo lavoro è stato nel corporate finance di Bnp Paribas ad Amsterdam, dove ero analista nel settore food, poi ne è seguito uno come agente di cambio per Belloni&Tedeschi, nel duplice ruolo di procuratore di borsa e analista finanziario. Ho avuto quindi l’opportunità di lavorare in Piazza Affari, quando ancora esistevano gli scambi ‘urlati’. Successivamente ho avuto la possibilità di conoscere l’allora amministratore delegato della Popolare di Luino e di Varese, la banca che faceva trading con l’agenzia per la quale lavoravo, il quale mi offrì la possibilità di lavorare nel suo istituto di credito come dirigente bancario a tempo indeterminato, con la funzione di organizzare e coordinare l’ufficio studi interno. Dopo qualche giorno in un ambiente di questo tipo però, molto rigido e completamente diverso dalle mie precedenti esperienze, sono andato però in crisi; ma il caso vuole che quasi in contemporanea Alfredo Ambrosetti, allora nel cda di Barilla, mi chiedesse di dargli una mano per sviluppare le strategie di internazionalizzazione. Senza pensarci troppo ho così rinunciato alle sicurezze della banca per abbracciare una nuova esperienza a partita Iva. Quello fu un momento decisivo per la mia carriera: da allora, dopo tre lavori cambiati in cinque anni, non ho più modificato il percorso.

E quelli invece relativi a Teha?

A livello corporate invece, dopo l’esperienza iniziale, sono diventato socio azionista di minoranza e amministratore delegato a cavallo tra gli anni ’90 e gli anni 2000, e quello è stato l’inizio di un percorso di accelerazione della crescita. Un altro step fondamentale, che ha dato linfa a un ulteriore sviluppo internazionale della società, è stata l’operazione di buyout del 2008 che ha portato alla liquidazione del fondatore Alfredo Ambrosetti. Negli anni la società ha visto una forte managerializzazione del business e la crescita organica costante e progressiva, con l’apertura del capitale e l’ingresso di nuovi partner (a oggi sono 14 in tutto, incluso l’ad Valerio De Molli e il presidente Marco Grazioli, ndr).  Nell’ultimo biennio abbiamo dato inizio a operazioni straordinarie di acquisizione che ci hanno consolidato come società leader nel nostro segmento di attività: abbiamo 20 persone a Shanghai, dieci in Africa – dove siamo operativi da dieci anni – e siamo inoltre presenti a Dubai, Londra, Bruxelles, Madrid, Parigi e in ambito Asean (Associazione delle nazioni del sud-est Asiatico). A livello di cifre contiamo attualmente circa 300 persone e nel 2023 abbiamo superato i 60 milioni di euro di fatturato, con una crescita superiore al 30% rispetto al 2022.

Una caratteristica della struttura è la presenza importante di donne tra i vostri professionisti, circa il 56%. È una casualità o fa parte di una visione strategica? 

È uno dei tanti temi sui quali abbiamo precise linee strategiche di indirizzo. Aggiungo che quasi una posizione di vertice su due nella nostra azienda è occupata da una donna. A rafforzamento di questa visione, con il supporto dell’allora ministra per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, abbiamo fondato un osservatorio permanente,  Women’s Empowerment, che analizza e monitora le iniziative di empowerment femminile nei paesi del G20 e nell’Unione europea. Su questo fronte abbiamo voluto cambiare il paradigma con il quale solitamente si affronta il tema della leadership femminile in Italia: al di là delle logiche considerazioni etiche e sociali, bisogna rendersi conto che il gender pay gap, unito al disequilibrio nella partecipazione al lavoro uomo-donna, priva l’Italia di un valore aggiunto fino a 203,4 miliardi di euro (circa il 10% del Pil nazionale)

Ritornando alla vostra realtà, siete impegnati in un processo di rebranding, per i 50 anni del Forum di Cernobbio. Che messaggio volete comunicare con questo passaggio? Come celebrerete questa ricorrenza al forum di settembre?

La scelta di puntare su un acronimo più breve, senza snaturare comunque l’essenza dei valori espressi nella nostra ragione sociale, fondati su una visione europeista e internazionale, deriva dalla volontà di rendere il nostro brand più semplice da comunicare, consapevoli del fatto che, come penso io, ‘every company is a media company’. Per celebrare i 50 anni del forum abbiamo in mente alcune sorprese, di cui una finale davvero importante, che verranno rivelate solo in loco a Cernobbio (dal 6 all’8 settembre 2024, ndr). Lasciando da parte quello che non possiamo ancora dire, abbiamo dato incarico a Ferruccio De Bortoli di scrivere la prefazione di un libro fotografico – che verrà poi affiancato a un video curato da Cristiana Capotondi – che interpreti lo sviluppo storico e geopolitico internazionale e italiano attraverso gli spunti emersi dai tanti anni di incontri al forum. Avremo inoltre una mostra con foto storiche del forum.

Per concludere, come si immagina Teha tra 10 anni?

Dovrà essere una società che avrà proseguito il percorso di crescita e di affermazione del proprio posizionamento e prestigio. Con professionisti motivati e orgogliosi di lavorare nella principale realtà di pensiero strategico in Italia. 

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