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Con quest’azienda di Potenza l’edilizia abbraccia la sfida della sostenibilità ambientale

Articolo tratto dal numero di agosto 2024 di Forbes Italia. Abbonati!

di Agostino Desideri

L’edilizia raccoglie la sfida della sostenibilità ambientale, guardando a nuovi modelli costruttivi, nel rispetto delle misure dettate dall’Unione europea per la tutela dell’ecosistema, che prevedono per gli stati membri la riduzione del consumo di energia degli edifici residenziali del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035.

La sostenibilità non si presenta come punto di arrivo, ma come un punto di partenza per Cementeria Costantinopoli, azienda costituita ufficialmente nel 1990 quale evoluzione dell’attività imprenditoriale di coltivazione di pozzolana avviata dal fondatore Canio Rabasco nei primi anni ‘60. Il passo in avanti per la crescita dimensionale e strutturale è arrivato quando Claudio e Dario Rabasco hanno deciso di allargare le attività di famiglia, realizzando investimenti per accrescere il potenziale dell’azienda e dare risposta alla crescente domanda di pozzolana proveniente dalle industrie del cemento, che ha portato alla realizzazione di impianti di ultima generazione per la produzione di clinker e cementi.

Sostenibilità anche sociale

Nei piani di Cementeria Costantinopoli, dove oggi lavorano circa 250 addetti tra diretti e indiretti, la sostenibilità non si limita all’aspetto ambientale, ma riguarda anche il sociale, come evidenziano gli investimenti nella formazione del personale e negli impianti industriali, oltre all’attenzione all’avanzamento scientifico e tecnologico. È significativa l’adozione di un sistema di gestione integrato funzionale sia al miglioramento delle prestazioni dei prodotti, sia al mantenimento di standard ambientali compatibili con il territorio. La crescita della qualità dei prodotti è così il risultato di un forte impegno nella ricerca di soluzioni innovative in termini di sviluppo tecnologico, ottimizzazione dei processi e contenimento dei consumi energetici.

L’eccellenza delle materie prime, il monitoraggio continuo e il controllo costante del processo produttivo, dall’estrazione delle materie prime in cava sino alla spedizione, permettono di produrre cementi con rendimenti costanti in modo sostenibile. Il tutto guardando ai principi dell’economia circolare, con una riduzione degli sprechi e il vasto impiego di materiali potenzialmente riciclabili e riutilizzabili.

Roberto Rabasco

Roberto Rabasco, chief sustainability officier, spiega che l’economia circolare non è solo una risposta alle richieste dell’Europa: “Il riutilizzo dei materiali e la riduzione degli sprechi, con la creazione di prodotti sempre più naturali e green, sono legati anche al cambiamento delle esigenze e degli indirizzi dei clienti post-Covid. La pandemia ci ha portati a vivere in modo più intenso le nostre abitazioni, viste come come spazio polifunzionale. Questo ci ha spinti a migliorare non solo le performance, ma anche la qualità dei prodotti. La nostra azienda – ma è un discorso che vale per tutte le realtà – è spinta non solo dall’aspetto normativo, che impone un cammino più green e sostenibile, ma anche dalle esigenze del mercato, che guarda sempre più a prodotti innovativi e che seguono i principi della circolarità”.

Riutilizzo dei materiali di scarto e uso di materie prime a basso impatto ambientale

Per questo Cementeria Costantinopoli ha adottato “un sistema di economia circolare che include il riutilizzo dei materiali di scarto e l’uso di materie prime a basso impatto ambientale. Questo approccio non solo diminuisce la quantità dei rifiuti, ma promuove la sostenibilità lungo l’intera filiera. Abbiamo avviato collaborazioni con istituti di ricerca e università per sviluppare soluzioni innovative che possano ulteriormente ridurre l’impatto ecologico del cemento. Tra queste, esploriamo sempre più i combustibili secondari e i materiali cementizi alternativi, che richiedono meno energia per la produzione”.

La tutela dell’ambiente parte dall’individuazione delle materie prime, dalla scelta delle tecnologie, dai metodi di produzione e dalla progettazione del recupero. Sono questi i cardini di una strategia aziendale che punta a ottimizzare un giacimento, evitando l’apertura di nuove cave limitrofe. Ma passa anche dalla selezione dei metodi di scavo, per agevolare il successivo ripristino delle aree, rendere compatibili le fasi dell’attività estrattiva e pianificare l’avanzamento per lotti di coltivazione, nell’ottica di un recupero ambientale. Le materie prime sono generalmente estratte con coltivazioni a cielo aperto, di tipologie legate alla topografia locale, cioè alle caratteristiche dei siti attivi: Barile e Ruvo del Monte e Minervino Murge. I primi due sono interessati da una coltivazione di monte, mentre a Minervino si pratica una coltivazione di pianura detta anche ‘coltivazione a fossa’.

“La nostra visione è chiara: vogliamo essere un esempio di eccellenza nel settore della produzione del cemento”, dice Rabasco, “dimostrando che è possibile coniugare crescita economica e rispetto dell’ambiente. Siamo convinti che queste iniziative non solo produrranno benefici per l’ambiente, ma creeranno anche nuove opportunità di sviluppo e innovazione per la nostra azienda e per l’intero settore”.

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