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I giovani chiedono alle aziende più inclusività: i 9 principi che li guidano nella scelta del lavoro

Il mondo del lavoro sta vivendo un periodo di profondo mutamento, con le nuove generazioni che esprimono aspirazioni e orientamenti professionali significativamente differenti rispetto al passato. Questo cambio di paradigma è caratterizzato dalla crescente richiesta dei giovani di contesti lavorativi più inclusivi e di un migliore equilibrio tra vita privata e professionale per non dover sacrificare la propria felicità.

Ma quali sono i fattori che guidano le nuove generazioni nella scelta del lavoro? Valore D, l’associazione che affianca le imprese per sviluppare ambienti di lavoro capaci di valorizzare tutti i talenti, ha condotto un’indagine insieme all’istituto di ricerche Swg che ha permesso di individuare i principi dell’inclusività lavorativa. Lo studio ha coinvolto un campione di giovani, tra i 18 e i 35 anni, neet, studenti in procinto di entrare nel mondo del lavoro e lavoratori all’inizio del loro percorso professionale.

Come le aziende possono essere più attrattive?

Dall’indagine sono emersi 9 principi, raccolti in un pledge dal titolo Diamo forma al lavoro del futuroche permettono alle aziende di essere più attrattive nei confronti delle giovani generazioni che si affacciano sul mercato, e dunque più competitive e innovative: apertura al dialogo e al confronto; valorizzazione; partecipazione; disponibilità di luoghi, informazioni, risorse e tecnologie; supporto allo sviluppo delle competenze; equità e trasparenza; sviluppo del benessere individuale e collettivo; rispetto e protezione delle singole identità; appartenenza.

“L’inclusione per le giovani generazioni è un argomento di grande rilevanza e la sensazione condivisa è che ci sia ancora molto da fare, in particolare in ambito lavorativo considerato come un terreno accidentato, in cui l’inclusione è messa a repentaglio da ostacoli latenti e culturalmente radicati nel sistema, come il paternalismo, la mancanza di equità e meritocrazia, il conflitto tra generazioni”, commenta Cristiana Scelza, presidente di Valore D.

“Con questo patto vogliamo costruire un ponte di dialogo tra giovani e imprese e, al tempo stesso, ampliare la prospettiva di aziende e istituzioni, partendo dalla consapevolezza che parlare alle nuove generazioni significa, prima di tutto, pensare alla crescita del Paese”.

Scarsa inclusione sul posto di lavoro

Secondo l’indagine condotta da Swg per Valore D, dal titolo Il lavoro inclusivo per le giovani generazioni, l’inclusione resta un tema rilevante per le nuove generazioni e solo il 35% di loro è pienamente soddisfatto del proprio lavoro. I giovani lavoratori si sentono all’interno di un meccanismo che spesso non gli attribuisce considerazione, riconoscimento, giusta valutazione delle proprie competenze e che non assicura loro una cornice concettuale e comportamentale fatta di rispetto, equità, trasparenza e giustizia.

Tra loro c’è chi rivela di aver subito o assistito in prima persona a pratiche di scarsa inclusione sul lavoro (36%), situazione che rende i giovani più inclini a cambiare posto di lavoro rispetto alle generazioni precedenti, mentre altri evidenziano un forte ritardo della propria azienda sui princìpi dell’inclusività lavorativa (tra il 30 e il 40%), in particolare sviluppo del benessere (42%), rispetto delle identità (40%), accoglienza (40%) e supporto alle competenze (40%).

La Generazione Z guida il cambiamento

Un giovane su due ritiene che il mondo del lavoro sia ancora indietro nell’implementare principi fondamentali, come l’apertura al dialogo (45%), il rispetto delle identità (44%), l’accoglienza (43%) e lo sviluppo del benessere individuale e collettivo (42%). Soltanto una minoranza (tra il 13 e il 17%) pensa che queste pratiche siano già diffuse.

Dall’indagine emerge infine che la metà dei giovani, nella ricerca di un nuovo impiego, sceglie aziende che garantiscono apertura al dialogo, supporto al benessere e alle competenze, l’equità e rispetto delle soggettività. A guidare questo cambiamento è soprattutto la Generazione Z, incline a selezionare ambienti di lavoro dove si manifestano apertura al dialogo, supporto al benessere e alle competenze, equità e rispetto delle soggettività.

“Questo lavoro parte da una domanda cruciale per le nostre aziende: come attrarre i giovani talenti e garantire un ambiente organizzativo stimolante, rispettoso, valorizzante? Le azioni che le aziende mettono in campo sono tante, ma spesso non corrispondono alle reali aspettative. Circa 4 giovani su 10 – soprattutto chi lavora in grandi aziende – segnalano una scarsa applicazione dei principi di inclusività”, commenta Barbara Falcomer, direttrice Generale di Valore D.

“Per disegnare il mondo del lavoro che le nuove generazioni vogliono abbiamo ribaltato la prospettiva ascoltando coloro che ne saranno protagonisti nel prossimo futuro. Vorremmo che i/le leader delle aziende, prendendo atto del cambiamento culturale in atto, sottoscrivano questo pledge e si impegnino su un cambiamento delle loro organizzazioni che metta al centro il benessere delle persone, primo e più importante asset di ogni azienda”.

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