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“Nutrire cultura orientata all’innovazione”: la formula di Onofrio Mastandrea, alla guida in Italia di Incyte

“L’innovazione per noi non è un metodo, è mindset racchiuso nel nostro motto: ‘Solve On’”. A raccontare un’azienda che ha l’innovazione nel dna è Onofrio Mastandrea, regional vice president e general manager di Incyte Italia, azienda biotech focalizzata sulla ricerca e lo sviluppo di soluzioni terapeutiche in aree a elevato unmet need, per le quali i pazienti hanno a disposizione limitate opzioni di trattamento, o addirittura nessuna.

Mastandrea, che ha alle spalle un’esperienza in ruoli di leadership nel settore farmaceutico, guida lo sviluppo di Incyte Italia dal 2016.  Incyte, nata nel 2002 nel Delaware, è attiva oggi in 14 paesi, con una squadra di 2.500 professionisti, di cui oltre 1.000 impegnati nella ricerca. L’impegno in ricerca e sviluppo si traduce in un portfolio globale di otto prodotti in 17 indicazioni terapeutiche, nelle aree dell’oncologia, dell’ematologia e della dermatologia.

Qual è il metodo usato in Incyte per incoraggiare l’innovazione all’interno dell’organizzazione?

L’innovazione per noi è un mindset, racchiuso nel motto ‘Solve On’, che ispira l’intera organizzazione e ci stimola a guardare all’opportunità che si cela dietro a ogni ostacolo. Non si tratta di seguire un metodo predefinito, ma di nutrire una cultura orientata all’innovazione, che ognuno interpreta in chiave personale. Oggi guidare l’innovazione significa coinvolgere le persone nel co-creare insieme una visione, e la co-creazione richiede un diverso stile di leadership, diffusa, inclusiva. Ad esempio, ogni anno viene lanciata una call to action rivolta a tutti i dipendenti per presentare progetti innovativi, incentivando la sinergia tra diverse componenti dell’organizzazione. Questo approccio è la chiave per affrontare le sfide del sistema salute, a partire dalla ricerca, ma non solo: adottare nuove prospettive aiuta a ottimizzare i modelli di accesso, generare nuove forme di collaborazione e incentivare la sostenibilità.

Quali risultati ha portato questo approccio a livello di business, ricerca e hr?

L’approccio ‘Solve On’ ha guidato la crescita di Incyte nel tempo. In meno di dieci anni siamo passati dall’essere un’azienda presente in un paese, con un prodotto e una sola indicazione, a una presenza in 14 paesi, un portfolio di otto prodotti e 17 indicazioni terapeutiche. In Italia quest’anno abbiamo inaugurato la nuova business unit dedicata alle patologie infiammatorie e autoimmuni, portando alla comunità di pazienti il primo farmaco specifico per il trattamento della vitiligine, una patologia a oggi priva di opzioni terapeutiche efficaci. Lo sviluppo dell’organizzazione è andato di pari passo con quello della nostra squadra, composta oggi da quasi 100 persone. Il mindset ‘Solve On’, unito ai nostri valori – positività, alliance ed execution – è il motore di questa crescita e il punto cardinali che orientano il nostro viaggio.

Quali azioni dovrebbero sostenere le istituzioni per incoraggiare lo studio di materie Stem e quali programmi sta promuovendo Incyte in questo campo?

Credo che la chiave sia l’alleanza: istituzioni e aziende devono lavorare insieme per incentivare l’interesse e la conoscenza da parte delle nuove generazioni nei confronti delle materie Stem e delle opportunità che l’industria life science può offrire. Molti passi sono stati fatti, come l’istituzione della Settimana delle materie Stem, promossa dall’onorevole Marta Schifone per valorizzare l’apprendimento di queste materie e incentivare la collaborazione tra università, settore pubblico e privato. Nella stessa direzione vanno numerose iniziative di Farmindustria e Assobiotech. Anche noi abbiamo voluto dare il nostro contributo. I giovani sono per noi un interlocutore fondamentale, ed è responsabilità condivisa costruire ponti per avvicinarli al nostro settore. Da questa consapevolezza nasce l’iniziativa Iai Academy, programma di talent acquisition lanciato da Incyte Italia per integrare giovani talenti nella nuova business unit dedicata alle patologie autoimmuni e infiammatorie. Grazie alla collaborazione con alcuni dei più prestigiosi poli universitari italiani, abbiamo selezionato 16 specialisti, che hanno raggiunto la nostra squadra, contribuendo a far conoscere le opportunità che il settore biotech può offrire. È anche un esempio di collaborazione virtuosa con l’accademia. In particolare, abbiamo siglato un protocollo di intesa con l’Università Campus Bio-Medico di Roma, gettando le basi per future collaborazioni.

Come si declina il rapporto tra innovazione e sostenibilità nella vostra industria e, in particolare, nella vostra azienda?

La sostenibilità è una delle principali sfide di oggi e coinvolge sia il settore pubblico che quello privato. La sinergia tra le diverse componenti del sistema è fondamentale per affrontarla. Inoltre innovazione e sostenibilità sono legate indissolubilmente: non possiamo progredire senza innovazione, e non possiamo garantire un futuro senza sostenibilità. Ancora oggi spesso l’innovazione viene vista come un costo e non come un’opportunità. È importante trovare un equilibrio e soprattutto non sacrificare l’innovazione in nome della sostenibilità, ma trovare modelli che rendano la vera innovazione sostenibile nel tempo. Come Incyte sentiamo la responsabilità di generare quanto più valore possibile per la comunità. Lo facciamo cercando di migliorare la vita dei pazienti attraverso nuovi farmaci e ci impegniamo nel declinare la sostenibilità in tutti gli aspetti del nostro agire, dalla ricerca scientifica all’accesso, dalla formazione delle persone alla tutela dell’ambiente in cui viviamo.

 

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