“L’esperienza culinaria e la leadership visionaria dello chef Joe Garcia hanno migliorato l’esperienza culinaria del nostro iconico e storico hotel. La sua passione per l’innovazione e l’impegno per l’eccellenza si allineano perfettamente con il nostro impegno nel fornire un servizio unico ed esperienze gastronomiche indimenticabili” ha detto di lui Christoph Moje, direttore generale dell’Hotel Bel-Air, un luogo da sempre prediletto da tante star di Hollywood.
E, mai è tanto popolare come durante la stagione degli Oscar, che, quest’anno avranno luogo il 2 marzo. Molte delle star nominate sono spesso qui e lo frequentano durante questo periodo, come Nicole Kidman, Demi Moore, Ariana Grande. Timothée Chalamet e Kylie Jenner, che sono stati visti, oltre che qui, anche al vicino e, altrettanto famoso tra le star, The Beverly Hills Hotel. Ma i migliori incontri si fanno anche frequentando i ristoranti e i bar e lo chef Joe Garcia ha saputo da subito distinguersi nel panorama della migliore gastronomia innovativa, dopo una lunga gavetta. È riuscito ad emergere proprio per il suo grande amore per la sua terra, la California, a cui dedica tutta la sua gastronomia. E, mai come quest’anno il periodo degli Oscar, che porta anche tanti turisti, è veramente importante, dopo che Los Angeles, proprio come un’invincibile fenice, sta rinascendo dalle sue ceneri, dopo gli incendi che l’hanno recentemente devastata.
Come si è appassionato di gastronomia?
In principio avevo sognato di entrare nell’esercito e, invece, il mondo della gastronomia mi ha scoperto. Diventare uno chef mi ha davvero colto di sorpresa.
Come è successo?
Programmi di cucina come Great Chefs of the World, prima di Food Network e della mania degli chef famosi, hanno davvero catturato la mia attenzione e mi hanno fatto riflettere su come sarebbe stata una vita da chef. Così, ho deciso di iscrivermi a una scuola di cucina, senza sapere che stavo iniziando quella che sarebbe ben presto diventata la mia passione e il lavoro di una vita. La sfida è stata il lavoro nei diversi ristoranti, che ha fatto fluire la mia curiosità per il cibo e la buona gastronomia. L’organizzazione e l’impegno che richiede una professione del genere sono notevoli. Il mio obiettivo è diventato allora lavorare per un’istituzione con tre stelle Michelin che incarnasse la gastronomia d’élite. Solo qualche anno dopo essermi laureato alla scuola di cucina di Santa Barbara, sono rimasto sempre connesso ad essa. Da allora ho sempre cercato lo stesso livello di finezza, eleganza e compostezza e ancora di più, il meglio del meglio… E, in ogni cucina di cui ho il privilegio di fare parte
Ha avuto un mentore?
Ho lavorato con il grande Thomas Keller che è stato la mia più grande ispirazione per tutta la mia carriera. Mi sono addirittura trasferito in Francia, dopo aver letto del suo straordinario viaggio, mentre si faceva strada nelle migliori cucine che il Paese aveva da offrire. Essere sotto il suo straordinario marchio per alcuni anni al Bouchon Beverly Hills e cinque anni presso l’iconico French Laundry è stata un’esperienza trasformativa che ha sviluppato le mie capacità di chef. Ora ho portato tutto questo al Bel-Air Hotel, dove ho trovato anche il mio stile unico.
Come è cominciata questa collaborazione?
Sono entrato a far parte dell’Hotel Bel-Air nel dicembre 2023, dopo il mio incarico al ristorante Manzke a Los Angeles, dove mi hanno dato una stella Michelin nel 2022 e nel 2023. Prima ero uno chef a The French Laundry, un ristorante 3 stelle Michelin. Stavo cercando una nuova sfida e sentii che il grande chef Wolfgang Puck stava passando il testimone… Ho colto al volo l’occasione e mi sono preposto di cominciare un capitolo successivo nella storia di questo storico ristorante e di lasciare il segno.
Come definirebbe questa sua nuova visione gastronomica?
Nella capacità di creare piatti che ritengo riflettano la struttura stessa di questo ambiente storico e leggendario, ricchi di storie e del paesaggio nativo della California. Essendo di Santa Barbara, mi sono sentito davvero a casa qui, fin da quando sono arrivato la prima volta e ho notato i tetti di tegole spagnole, proprio come avevo visto più volte nella mia città. Mi sono fatto ispirare quindi dalla storia e dalla meravigliosa generosità di prodotti che posso trovare direttamente nei mercati degli agricoltori locali, che sono il sogno di ogni chef. Ho mirato all’alta cucina tradizionale, ma voglio presentarla in un modo nuovo e più accessibile, con un focus sugli ingredienti della stagionalità.
Qual è il segreto del suo successo?
Cerco gli ingredienti migliori che possiamo trovare e lascio che sia la freschezza dei nostri piatti a parlare per noi: questa è la chiave di tutto! Io e tutto il mio team facciamo poi del nostro meglio per presentare gli ingredienti in modo elegante, raffinato, ma, soprattutto, senza pretese. Mi piace lasciarmi stregare dagli abbinamenti di sapori e piatti classici e reinterpretarli. La cucina californiana è, per definizione, una tecnica del vecchio mondo applicata ad alcuni dei migliori ingredienti locali che si possono trovare.
E, quanto conta allora per lei la presentazione?
Mi piace pensare che la mia cucina rispecchi molto la mia formazione, che affonda le sue radici nella cucina classica francese, ma che è anche espressione delle libertà che ci si può prendere una volta comprese correttamente alcune tecniche e filosofie di base. Mi piace così pensare di creare cibo che sia visivamente accattivante, ma, alla fine, una volta assaggiato, semplice e persino familiare.
Come ha sottolineato, punta poi, prima di tutto, sulla freschezza dei prodotti californiani…
Certo, mi piace lavorare con prodotti freschi locali. Ho ottimi rapporti con diversi agricoltori, con cui lavoro direttamente. Questo mi permette di sapere cosa entra e cosa esce dalla cucina, di modo da poter pianificare i menù di conseguenza. I pomodori, per esempio, sono uno dei miei ingredienti preferiti per la loro versatilità. La California ne ha in abbondanza durante l’estate, che si possono servire crudi, cotti e in svariati modi. Il mio tipo di pomodoro preferito è il Sungold per le sue dimensioni e il delizioso sapore simile a una caramella.
Quali piatti predilige preparare?
Uno dei piatti di spicco che è diventato un’offerta distintiva del nostro ristorante è il Tuna Crudo, costituito da tonno crudo, avocado, ravanello, ponzu, wasabi fresco e shiso. Personalmente sono molto orgoglioso di questa creazione, perché riflette tutta la mia carriera. Questo significa che posso indicare i componenti del piatto e raccontar la storia di come quella tecnica o ricetta è diventata parte del mio repertorio. Sebbene i sapori e gli ingredienti siano di uso comune, è la preparazione delicata e la sua presentazione che risaltano.
Sta preparando qualcosa di speciale per gli Oscars?
Non solo io, ma tutto il nostro talentuoso team di pasticcieri prepara sempre straordinari servizi a tema Oscar per i nostri ospiti. Ci piace farli sentire parte del glamour e della magia di questa meravigliosa stagione dei premi, che coinvolge tutta la città. È un momento davvero speciale, da non mancare, a L.A.
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