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L’ambasciatore del dialogo: il manager italiano che ha costruito il team europeo di Zte

“Nella vita non mi sono mai accontentato di svolgere un compitino, ma ho sempre cercato di fare qualcosa in più di quello che mi veniva richiesto. Perché l’innovazione e il successo non si ottengono senza sacrificarsi. Bisogna provare ad alzare l’asticella”. È forse grazie a questo spirito che il manager italiano Alessio De Sio, chief institutional and communication officer di Zte Italia e da poco anche di Zte Europe Region, è riuscito a ottenere un mandato importantissimo: costruire l’immagine e la struttura europea di una delle maggiori aziende di telecomunicazioni al mondo, che nel 2020 ha ottenuto un fatturato globale di 13,3 miliardi di euro. 

Nei prossimi anni, infatti, la trasformazione del 5G arriverà a cambiare il nostro modo di vivere. Un’evoluzione tecnologica talmente importante, da finire spesso citata nelle cronache dello scenario geopolitico mondiale. E Zte, colosso infrastrutturale cinese, sarà una delle aziende protagoniste di questa rivoluzione tecnologica. 

L’azienda, guidata in Italia e in Europa Occidentale dall’amministratore delegato Hu Kun, intende costruire un ponte di dialogo e collaborazione tra la Cina e l’Europa. Per fare questo ha scelto De Sio, non a caso primo non cinese a essere stato insignito da Zte stessa del premio Best Branding Person a livello mondiale. 

“È un incarico che ho assunto da poche settimane con grande entusiasmo”, racconta De Sio, “ho lavorato tutto il mese di agosto per creare la squadra europea. Creeremo una struttura a Bruxelles, là dove stanno le istituzioni europee e il Parlamento perché è lì che avvieremo un percorso di dialogo e trasparenza con l’Europa. È un incarico stimolante e che arriva dopo quattri anni in cui abbiamo seminato e raccolto risultati importanti con il nostro team in Italia”.

Già dal 2017, De Sio è il volto italiano di Zte nel nostro Paese. La sua è stata una carriera ricca di esperienze, a partire dagli inizi come giornalista alla redazione del quotidiano Il Tempo. Nel 2001 si è poi aperta una parentesi politica, essendo stato eletto come sindaco di Civitavecchia che è anche la sua città di provenienza. Dopodiché, dal 2005, è ritornato nel mondo della comunicazione ricoprendo incarichi di spicco in aziende come Eni, Finmeccanica (oggi Leonardo) e Ansaldo-Breda, azienda del ramo ferroviario acquisita nel 2015 dalla giapponese Hitachi. 

Tutto questo fino a quando è arrivata la chiamata di Zte. “Una giornata di agosto di quattro anni fa mi è arrivata la telefonata da un numero che non conoscevo”, ricorda, “ero in ferie e quindi non ho risposto. Poi questo numero ha continuato a cercarmi con insistenza e alla fine ho scoperto che era Zte, la quale voleva allestire in Italia un dipartimento di relazioni pubbliche e istituzionali e intendeva fare un colloquio con me. Ho accettato la loro proposta perché avevo voglia di una sfida nuova e perché mi è stata data la possibilità di mettere in piedi un team da zero”. 

Negli ultimi anni Zte ha fatto diversi investimenti in Italia. Tra cui la creazione nel 2018 del primo centro di ricerca e innovazione sul 5G in Italia, lo Zirc, in collaborazione con l’Università dell’Aquila. Da quel centro, che ha sede nel capoluogo abruzzese colpito fortemente dal sisma del 2009, Zte studia potenziali casi di utilizzo per la diffusione del nuovo standard di connessione superveloce per dispositivi mobili. Tra cui un innovativo sistema che agisce per limitare le conseguenze più distruttive dei terremoti. 

E un primo assaggio di quello che potrebbe permettere la tecnologia 5G è arrivato con Homix Smart Modem, un dispositivo appena lanciato sul mercato che Zte distribuisce in collaborazione Unidata ed Enel X. Attraverso un’unica app, con Homix è possibile per esempio controllare connessione internet, gestire l’illuminazione, la temperatura e i consumi della casa. “È un prodotto innovativo che apre il mercato dell’Internet of things domestico. Per noi si tratta di un grande step per capire come questa tecnologia può migliorare la qualità della nostra vita e permetterci di fare tante attività nuove”. 

Del resto, il momento sembra essere arrivato se si pensa che, secondo i risultati della ricerca dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano, nel 2020 in Italia il mercato dell’Iot si è attestato a 6 miliardi di euro, di cui 505 milioni di euro rappresentati dalla smart home, anche grazie agli effetti di Ecobonus e Bonus domotica, che hanno spinto le vendite di caldaie, termostati e climatizzatori smart. Ed è solo l’inizio, perché l’ormai imminente arrivo del 5G potrebbe migliorare l’interoperabilità tra i differenti dispositivi Iot che possono essere integrati in un ambiente domestico, contribuendo a un’ulteriore ottimizzazione dell’esperienza smart-home.

Zte, tuttavia, è una multinazionale attiva anche sul mercato degli smartphone. E anche in questo campo ha appena lanciato un nuovo modello di cellulare pronto per accogliere l’evoluzione della connessione superveloce: l’Axon 30 5G, il primo cellulare sul mercato ad avere uno schermo completamente liscio e una fotocamera anteriore sotto al display. 

Il manager italiano parla delle innovazioni di prodotto e dell’incarico che gli è stato affidato con molto entusiasmo. E se Zte ha dimostrato con i fatti l’apprezzamento per il suo lavoro, anche a lui evidentemente la cultura dell’innovazione cinese gli è entrata nella pelle. “Nel rappresentare un’azienda come Zte”, racconta, “mi è capitato di incontrare stakeholder che hanno qualche pregiudizio. Però credo di essere riuscito a dimostrare loro che questi pregiudizi non hanno ragione di essere. Quella per cui lavoro è un’azienda estremamente trasparente, che si prende cura dei propri dipendenti sotto tutti i punti di vista. Ogni volta che ho chiesto di poter assumere più persone, mi è stato concesso. Quando mi è stato affidato l’incarico di comporre la squadra in Europa, mi hanno lasciato carta bianca. Questo significa avere fiducia nelle proprie persone. E questo vale per tutti in azienda: da noi i badge servono solo per entrare, non registriamo l’orario di entrata e di uscita nemmeno per l’ultimo assunto. C’è grande rispetto per l’individuo e il lavoro si valuta solo per i risultati raggiunti”. 

De Sio racconta poi di avere nel suo team colleghi italiani che hanno perfezionato e ampliato i loro studi in Cina. “Il mondo sta cambiando anche in questo”, dice, “fino a 20 anni fa l’obiettivo per una famiglia media era far studiare l’inglese ai figli, oggi si sente sempre più spesso di giovani che fanno esperienze in Cina. Con il tempo credo che questo scambio tra Europa e Cina crescerà e penso che i colleghi cinesi vogliano farlo nel modo più aperto e trasparente possibile verso la nostra cultura”.

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