Angelini Industries
Business

Come funziona l’academy di Angelini Industries in collaborazione con la business school della Bocconi

Articolo tratto dal numero di dicembre 2023 di Forbes Italia. Abbonati!

Innovazione, sostenibilità e formazione delle persone, da considerare come un investimento per guardare al futuro e a una crescita consapevole. Fondato oltre 100 anni fa, il gruppo Angelini Industries si è evoluto in una realtà multibusiness che spazia nei settori salute, largo consumo e tecnologia industriale. Ha circa 5.800 dipendenti e opera in 21 paesi, con 12 siti produttivi e ricavi complessivi che nel 2022 hanno superato per la prima volta i 2 miliardi di euro.

Ricerca e sviluppo sono il pilastro su cui Angelini poggia, come testimoniano gli 82 milioni di euro investiti nel 2022, pari al 4% dei ricavi. L’intento è crescere ancora sul fronte dell’innovazione. Tanto che il gruppo ha annunciato un impegno fino a 600 milioni di euro, tra investimenti e risorse dedicate, per lo sviluppo della divisione technologies nei prossimi cinque anni, puntando a raddoppiare il fatturato nel campo della tecnologia industriale, che oggi è di 200 milioni di euro.

Un altro punto di forza di Angelini è la scelta di scommettere sullo sviluppo professionale del personale, guardando a una formazione di eccellenza unita all’esperienza in azienda. È nato a questo scopo Angelini Industries Future Leaders Program, un programma di talent scouting, mix di formazione teorica ed esperienza sul lavoro, destinato a futuri manager, promosso dal gruppo attraverso la sua Angelini Academy. Progettato in partnership con Sda Bocconi – School of management, con la partecipazione delle opco di Angelini Industries, giunto alla terza edizione, è in partenza a gennaio 2024.

Il percorso, di 12 mesi, è rivolto a giovani laureati in materie Stem o economiche con un’esperienza lavorativa tra i tre e i cinque anni. Alla fine del programma, i candidati che avranno dimostrato capacità di leadership saranno pronti a ricoprire le posizioni manageriali assegnate in Angelini Industries. Abbiamo parlato di formazione con Sergio Marullo di Condojanni, ceo del gruppo.

Quando si parla di sviluppo, di solito lo si accosta alla ricerca, non alla formazione di nuove figure professionali. Eppure non sono due aspetti collegati?

Sono due aspetti che devono procedere di pari passo, seguendo alcuni principi cardine. A cominciare dall’innovazione, che non deve mai essere fine a se stessa. Bisogna stabilire quali processi si intendono innovare e con quali obiettivi. A quel punto è essenziale dotarsi di personale formato per quell’obiettivo, perché l’innovazione genera un cambiamento che va gestito coinvolgendo persone, anche esterne, capaci di creare una cultura differente, da inserire al fianco delle figure già in azienda. Terzo fattore essenziale è investire in formazione, anche attraverso strumenti come la nostra academy, nata per lo sviluppo e la formazione del management, ma che ora si rivolge a una platea di oltre un migliaio di persone.

La vostra è una realtà che abbraccia il settore healthcare e quello tecnologico. Esiste un punto di congiunzione?

La diversificazione ha radici storiche. In passato abbiamo effettuato investimenti in tecnologia industriale. Più di recente, avremmo potuto decidere di concentrarci solo sul settore healthcare, invece abbiamo deciso di continuare a investire in questa direzione, convinti che nelle tecnologie industriali l’Italia esprima una leadership a livello mondiale, con conseguenti forti opportunità di crescita, in particolare nel mercato americano, ma non solo. Oggi healthcare e tecnologia restano comunque settori distinti, senza contaminazioni. In futuro si vedrà.

Quali sono i limiti del fare impresa nel nostro Paese?

In un mercato globale, le dimensioni sono fondamentali per competere e probabilmente è questo l’aspetto in cui in Italia non siamo bravi. Forse manca la cultura della dimensione d’impresa, così come la capacità di fare sistema per perseguire obiettivi comuni.

Nel prossimo futuro vede lo sviluppo di nuovi mercati?

Parlando di pharma, vogliamo acquisire un ruolo sempre più importante e un mercato sempre più vasto nell’area della salute del cervello, che è un ambito variegato, in cui si spazia dall’epilessia ai disturbi del sonno. Siamo anche impegnati sul fronte culturale nel combattere lo stigma che purtroppo spesso accompagna questi disturbi e che impedisce di affrontarli con la consapevolezza e la serenità di patologie di altro tipo. Per quanto riguarda la tecnologia industriale, robotica e automazione sono le nostre nuove frontiere.

Che scenari sta aprendo il fondo di venture capital che Angelini Industries ha lanciato un anno fa?

Vista la nostra dimensione, che ancora ci penalizza nella competizione con le big pharma, soprattutto americane, abbiamo adottato una strategia di sviluppo diversa, che passa attraverso la creazione di Angelini Ventures. Il fondo ha una dotazione importante e ha come focus la digital health e il biotech. Gestito da un team dislocato vicino agli snodi nevralgici dell’innovazione a livello mondiale – da Singapore a Boston, fino a Londra – Angelini Ventures opera a livello globale seguendo i trend più innovativi nel campo della salute, come la scoperta di nuove molecole e l’invenzione di nuovi dispositivi. Con questa operazione guardiamo ai modelli di cura del futuro, investendo e supportando le startup che aspirano a offrire soluzioni d’avanguardia dal punto di vista scientifico e tecnologico.

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