Articolo a cura di Valentino Confalone, country president di Novartis Italia
Ogni anno il 4 febbraio ci invita a riflettere sull’impatto dei tumori, malattie che più o meno direttamente hanno toccato tutti noi, e sulle possibili strategie per contrastarli. I recenti dati dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro rivelano il costante aumento dei casi in tutto il mondo, con una previsione di oltre 35 milioni di nuove diagnosi entro il 2050, in crescita del 77% rispetto al 2022. Di fronte a questi numeri allarma dunque come meno di 4 Paesi su 10 abbiano finanziato i cosiddetti “health benefit packages” (Hbp) per la gestione dei tumori come parte dei loro servizi sanitari di base.
È quindi chiara la necessità di colmare le disparità esistenti, come anche ci invita a fare la campagna ‘Close the Care Gap’ della Union for International Cancer Control (UICC). Obiettivo ambizioso, ma che è possibile raggiungere attraverso la collaborazione attiva di tutti gli attori del Sistema Salute per diffondere programmi efficaci di prevenzione e di screening, ed un accesso equo ed omogeno all’innovazione scientifica.
La crescita dei casi di tumore sembra essere maggiore nei Paesi meno sviluppati con un incremento del 142% nel numero dei nuovi casi ma non va meglio nemmeno in Italia: negli ultimi 3 anni si è infatti registrato un aumento di ben 18.400 diagnosi, raggiungendo – nel 2023 – quota 395mila. Ad incidere su questo incremento concorrono anche alcuni fattori di rischio su cui è possibile intervenire come quelli legati agli stili di vita non corretti o all’inquinamento atmosferico. E se oggi non ci sono dubbi sul ruolo cruciale della prevenzione – si stima che ogni anno nel mondo potrebbero essere salvate ben 3,7 milioni di vite – la realtà ci mostra che su questo tema è possibile fare molto di più, anche in Italia.
Con il 40% di tutti i casi di tumore che può essere evitato intervenendo su alcuni comportamenti scorretti, come fumo, obesità e mancanza di attività fisica, emerge con forza il ruolo fondamentale della prevenzione primaria così come l’importanza di ampi programmi per la diagnosi precoce e di screening. Infatti, secondo gli ultimi dati disponibili per il nostro Paese (2021) solo il 41,3% delle donne del Sud e delle Isole si è sottoposta a mammografia contro il 64,7% delle residenti al Nord; una differenza molto forte che si ritrova anche nelle cifre degli screening colon-rettali e della cervice uterina.
È dunque un bene che il Piano Oncologico Nazionale 2023-2027 punti proprio a favorire la diffusione comportamenti sani in tutta la popolazione e ad aumentare le possibilità per tutti i cittadini in tutta Italia di accedere a programmi di screening. In questo senso è vitale il contributo della comunità scientifica e delle associazioni pazienti con cui le aziende del farma hanno il dovere di collaborare per offrire ulteriori opportunità di informazione e di monitoraggio.
Negli ultimi anni, le iniziative di prevenzione e di screening precoce insieme ai progressi della ricerca scientifica hanno permesso di raggiungere traguardi impensabili prima, sia in termini diagnostici, sia terapeutici. Nel nostro Paese, ciò ha contributo alla diminuzione delle morti per tumore con un calo – nel periodo 2007-2019 – del 14,4% tra gli uomini e del 6,1% tra le donne. Eppure, sappiamo che ancora oggi permangono forti disparità nell’accesso ai progressi della ricerca con l’istruzione, il reddito e la provenienza che incidono pesantemente. L’Organizzazione Mondiale della Sanità e la Banca Mondiale hanno infatti denunciato come metà della popolazione mondiale non abbia accesso all’intera gamma di servizi sanitari essenziali. La stessa esperienza italiana mostra chiaramente le differenze regionali nei processi di accesso alle terapie che porta ogni anno oltre 750 mila italiani a spostarsi nelle regioni più virtuose per potersi curare adeguatamente.
Basti pensare che il tempo medio di accesso per le terapie sul territorio è di oltre 9 mesi, con alcune Regioni dove i tempi sono più rapidi ed altre in cui i tempi sono più elevati. Superare le disuguaglianze in materia di sanità deve essere oggi più che mai una priorità ed in ciò è fondamentale la sinergia tra istituzioni nazionali e locali e mondo delle imprese. Proprio in questo senso si inseriscono le partnership che portiamo avanti con le Regioni italiane che puntano a migliorare i percorsi di cura nel loro complesso. Esempio recente è il Protocollo di Intesa siglato con la Regione Abruzzo per supportare l’implementazione del Piano Oncologico Regionale, favorendo dunque una miglior presa in carico dei pazienti.
La prevenzione e i programmi di screening sono in grado di cambiare il destino delle persone; mentre l’innovazione scientifica può scardinare i paradigmi attuali di malattie impattanti come i tumori. Per farlo devono però essere accessibili al più ampio numero di persone in modo tempestivo, equo, dovunque esse siano e la chiave risiede nelle partnership strategiche tra tutti gli attori del Sistema: insieme possiamo colmare i divari esistenti e reimmaginare davvero una salute più equa e accessibile per tutti, in una società dove nessuno rimane indietro.
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