“Vissi d’arte, vissi d’amore”. Così inizia una delle arie più celebri al mondo. La canta Tosca, eroina dell’omonima opera di Giacomo Puccini. Il lucchese più internazionale che vi sia, uomo che – appunto – visse di musica, così come vivono d’arte gli scultori che da sempre convergono a Pietrasanta, da Michelangelo in giù. La cittadina sospesa tra il Tirreno e le vette Apuane detiene infatti il primato del centro con la più alta concentrazione di gallerie d’arte in Italia, una ogni 40 metri, che si sommano con i 50 laboratori artistici per la lavorazione del marmo e del bronzo. E di fatto uno dei pilastri dell’economia di Lucca è proprio il lapideo, con 308 imprese e 391 unità produttive, seppure non sia il segmento artistico a incidere in modo significativo sul giro d’affari di un settore che va dall’estrazione alla lavorazione di pietre e marmi.
Il comparto che più di tutti contribuisce al Pil di Lucca è la nautica. Fra cantieristica, riparazione e manutenzione conta 534 imprese e 648 localizzazioni, e il più elevato numero di unità produttive rappresentando il 12,7% dell’intero comparto manifatturiero. Segue la carta e cartotecnica, con 152 imprese e 286 localizzazioni. Imprese con una dimensione occupazionale elevata (42,4 addetti per impresa contro gli 8,2 medi del comparto manifatturiero lucchese) poiché i processi produttivi industriali di settore chiedono dimensioni importanti – ragion per cui le imprese artigiane nel cartario sono pari al 22,4% del totale, percentuale che sale nella nautica (46,6%) e ancor di più nel lapideo (65,6%).
Secondo le analisi della Camera di Commercio Toscana Nord-Ovest, nei primi sei mesi del 2023 l’export dalla provincia di Lucca ha superato i 2,6 miliardi di euro, il secondo miglior risultato storico. Al picco nella cantieristica di Viareggio, che ha registrato un aumento del 16%, fa da contraltare la frenata per il cartario (-5,9%) a causa del calo delle vendite verso la Spagna (-32,8%) non del tutto compensato dal +27,1% di export verso la Polonia. Il colosso della provincia è il Gruppo Azimut-Benett: con 1,2 miliardi di euro di fatturato è il gigante della nautica italiana per valore di vendite e primo produttore mondiale di megayacht, dunque oltre i 24 metri.
La nautica
L’exploit di Viareggio e della sua cantieristica rispecchia i dati nazionali di un settore che nel 2022 ha totalizzato, e festeggiato, un fatturato da 7 miliardi, 3,3 dei quali indirizzati all’export, segmento determinante dell’economia del mare che nel suo complesso in Italia genera 52,4 miliardi di valore aggiunto.
Numeri senza pari e precedenti e ai quali contribuisce massicciamente Viareggio, con un distretto che occupa circa 7.000 addetti, ha ilsuo apice nel gruppo Azimut Benetti, quindi aziende come Next Yacht Group, Overmarine, Codecasa, Rossinavi. Anche Sanlorenzo ha sede ad Ameglia, però mantiene in Darsena un’ampia produzione. Attorno a queste realtà dai pesi massimi gravitano strutture produttive e di servizio funzionali al diporto. Si va dal settore tessile agli arredi, dalla produzione e installazione di macchine e apparecchiature ai prodotti in metallo, dalla meccanica alla strumentazione, passano per innovazione, design e ingegnerizzazione dei prodotti.
Il settore lapideo
L’Italia brilla tra i leader mondiali nell’estrazione e nella lavorazione della pietra naturale, alle spalle della Cina che, con Turchia e India, esprime più del 50% della produzione globale. Va però sottolineato che con oltre i tre quinti del valore totale esportato dai Paesi dell’Unione Europea, l’Italia conferma la propria leadership in ambito tecnologico, con riferimento sia all’estrazione che alla lavorazione dei materiali lapidei. Curiosità: in testa ai più grandi consumatori di marmo spicca la piccola Svizzera, seguita da Arabia Saudita, Corea del Sud, Belgio e Portogallo.
La filiera italiana del lapideo conta più di 11.000 aziende, delle quali 317 nel Lucchese (quasi la metà del Distretto Apuo-Versiliese), con più di 55mila addetti (dei quali 1.744 nella provincia di Lucca, 325 nell’estrattivo e 1.419 nella trasformazione). Comparto tra le eccellenze della Toscana, ha cuore nel comprensorio Apuo-Versiliese, tra le province di Massa Carrara, Lucca e La Spezia, mentre capolavori assoluti come la Pietà di Michelangelo ne costituiscono la vetrina.
I comuni del lucchese interessati più di tutti al lapideo sono, in ordine, quelli di Vagli Sotto, dove un lavoratore su due si occupa di lapideo, Minucciano (28,4% della popolazione impiegata nel lapideo), Stazzema (18% della popolazione impiegata nel lapideo), Seravezza (15% della popolazione impiegata nel lapideo), Campogriano e Pietrasanta (rispettivamente 10% e 8% della popolazione impiegata nel lapideo). Si tratta per lo più di piccole imprese con meno di dieci dipendenti che assieme, così le stime della locale Confindustria, nell’ultimo anno pre-crisi (2019) hanno generato 540 milioni di fatturato e oltre 150 milioni di valore aggiunto. Riesce a toccare i 16 milioni di fatturato la Gbc Marmi di Minucciano: si scende invece a 6,5 milioni con la Marmi Minucciano, a 3,5 con la Trambisera di Seravezza, fino alla terna di Pietrasanta Tirrenia Marmi, Bacci Marmi e Tarabella Marmi.
Lucca capitale della carta
Lucca è poi la culla del più importante distretto cartario d’Europa sebbene, a fronte dei brillanti risultati del 2022, abbia subito un rallentamento con un valore delle esportazioni sceso a 1,1 miliardi di euro (-5,9%). A cascata anche il segmento delle macchine per l’industria cartaria ha conosciuto un calo dell’export, attestatosi a 415,6 milioni di euro.
La presenza copiosa di acqua ha fatto sì che qui l’arte di fabbricar carta si sviluppasse anzitempo. Proprio negli anni in cui Dante, il gran Toscano, lavorava alla sua Divina Commedia errando di corte in corte, a Lucca nel 1307 veniva creata la Corporazione dei Cartolai, impegnati a produrre carta pergamena con il vello degli animali. Bisogna però aspettare la metà del Cinquecento per assistere alla nascita della prima vera cartiera di Lucca.
Il nome chiave è quello dello stampatore Vincenzo Busdraghi che dovette includere nella società Alessandro Buonvisi, esponente della più importante famiglia locale e soprattutto disposto a finanziare l’impresa. Per circa un secolo questa rimane l’unica cartiera nel territorio lucchese, se ne contano invece otto sul finire dei Seicento e tutte con la stessa struttura a tripartita: il pianterreno per la vasca, dove lavare gli stracci, e i magli di legno, per triturarli; al primo piano vengono preparati gli stracci, poi fatti asciugare all’ultimo.
Nel 1834 il farmacista Stefano Franchi inventa la carta-paglia per imballaggio: alla base un composto di paglia, calcina e acqua. All’alba del Novecento le 106 cartiere di Lucca, artigianali e a conduzione familiare, producono anzitutto carta paglia: ben 65.000 quintali l’anno. Dal 1970 questo genere viene sostituito dal tissue e dal cartone ondulato. Ad archiviare una lunga epoca ci pensa la legge acqua-friendly del 1976. Oggi il distretto cartario si estende su un’area di circa 750 chilometri quadrati fra le province di Lucca e Pistoia, e comprende una dozzina di comuni (Capannori, Porcari, Altopascio, Pescia, Villa Basilica, Borgo a Mozzano, Fabbriche di Vallico, Gallicano, Castelnuovo Garfagnana, Barga, Coreglia Antelminelli, Bagni di Lucca).
Il Distretto ha il controllo di circa l’80% della produzione nazionale di carta tissue e un valore prossimo al 40% della produzione di cartone ondulato nazionale. Si conferma la capitale mondiale del tissue ed europea per la carta ad uso industriale. Proprio il cartario vede un’alta concentrazione di aziende di grandi dimensioni. C’è comunque un mondo di Pmi, realtà fra i 40 e i 50 milioni di fatturato (come Centralcarta, Cartirera di Pratolungo e Cartiera della Basilica) ma anche fra i 20 e i 30 milioni (come Industria Cartaria Fenili, Cartiera Ponte d’Oro, Cartiera San Rocco e Cartonificio Sandreschi).
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