I sistemi Mct, multi cable transit, sono componenti essenziali per l’attraversamento di cavi e tubi per impianti elettrici e idraulici in progetti industriali e navali in cui il contenimento di agenti quali gas, acqua, fuoco o l’innesco di esplosioni sia cruciale.
Oggi, in questo settore, WallMax è un player riconosciuto dai maggiori operatori e l’unica alternativa al leader del settore dei sistemi Mct a diametro variabile. Forbes ha intervistato Massimo Cortili, fondatore e attuale ceo della società, che ha raccontato il percorso professionale che l’ha portato a fondare WallMax, le caratteristiche dei sistemi sviluppati, fino alla controversia che ha visto contrapposta la sua società alla svedese Roxtec.
WallMax è stata fondata nel 2011. Qual è stato il suo percorso professionale e come è nata l’idea di aprire la società?
Sono partito con una carriera tipicamente manageriale: Bocconi, Accademia della Guardia di Finanza, consulenza strategica (Accenture), PhD in economia internazionale e professore a contratto (Insubria e poi Ca’ Foscari). Nel 1997, dopo la mia prima esperienza in consulenza, sono passato a lavorare nell’azienda di mio suocero, tipica Pmi lombarda, che sviluppava prodotti per la telefonia mobile. Quell’esperienza mi ha permesso di scoprire il mondo delle piccole e medie imprese, in cui ogni persona ha un nome e quello che fai, nel bene e nel male, ha un reale impatto sulla tua realtà. Ho fatto di tutto e mi sono divertito un sacco: ho guidato i furgoni, montato i prodotti, inserito il primo sistema Erp, assunto i primi dipendenti laureati e/o multilingua, avviato e condotto le filiali in Germania e India, girato il mondo per mettere in piedi la rete di distribuzione, sono passato da una formazione “specialistica” a un’attività imprenditoriale: si fa quello che c’è bisogno di fare. In azienda producevamo già passanti (Mct) di qualità, ma i clienti chiedevano sempre un diametro variabile nel blocco di gomma. Così ho scoperto che una società svedese aveva depositato un brevetto di Mct a diametro variabile nel 1990, che era quindi scaduto nel 2010. A fine 2010 ho lasciato l’azienda di famiglia e nel 2011 ho costituito WallMax, iniziando autonomamente a sviluppare questo prodotto. Un anno dopo ho costituito la WallMax India, sfruttando le precedenti esperienze di successo nel Paese.
WallMax è un’azienda leader nella produzione di sistemi cable transit. Che caratteristiche hanno i suoi prodotti?
Sicurezza, affidabilità ed eccellenza sono solo alcune delle qualità che caratterizzano i sistemi brevettati Mct multicolor che l’azienda vende in tutto il mondo. I principali e inattesi ostacoli incontrati sono stati due: il livello di complessità delle certificazioni e la modalità produttiva per realizzare gli strati di gomma sfogliabili (in modo da adattare il blocco al diametro esterno del cavo/tubo). Alla fine, con un enorme dispendio di tempo e risorse, siamo riusciti a realizzare il prodotto che volevamo. Poi, ogni Paese ha le sue certificazioni e le sue regole. Tuttavia, anche una volta ottenute le principali certificazioni, il ciclo di vendita resta decisamente lungo, perché sono prodotti che normalmente rientrano nelle specifiche tecniche del cliente, che deve quindi adeguarle in caso di introduzione di un nuovo fornitore.
Quali sono gli ambiti di applicazione più importanti?
Le soluzioni WallMax vengono utilizzate in modo intensivo nel mercato navale, ferroviario, Oil&Gas, energia, telecomunicazioni e infrastrutture, grazie alla capacità di funzionare in aree dove la possibilità di incidenti è elevata. Tutto questo richiede un controllo rigoroso dei materiali per resistere a una grande varietà di minacce, come incendi, infiltrazioni d’acqua o gas o anche l’aggressione dei roditori. Ogni prodotto è realizzato secondo gli standard più elevati e sottoposto a una serie di test per la compliance alle normative di settore e per dare fiducia a chi opera in ambienti difficili.
Parliamo della controversia che ha visto WallMax contrapposta alla società svedese Roxtec. Un caso che ricorda da vicino quelli di Google e Booking, colossi finiti di recente nel mirino dell’Antitrust. Negli ultimi tempi molti economisti hanno espresso dubbi sull’adeguatezza della normativa vigente. Secondo lei esiste un gap normativo? Se sì, come è possibile colmarlo?
Un fattore che proprio non avevo preso in considerazione è stato lo scoglio – per quasi un decennio apparentemente insormontabile – dato dalla necessità di difendermi dal closest competitor, che evidentemente non gradiva il mio tentativo di movimentare un mercato sino ad allora monopolizzato. Nel solo triennio 2015-2018, ossia dai primi tentativi di ingresso sul mercato Mct, contro WallMax, talvolta unitamente ai suoi distributori, sono stati avviati dal competitor non meno di sei procedimenti giudiziali, in sei paesi e tre continenti. Questo ci ha costretti a devolvere la gran parte delle nostre risorse a difenderci contro le accuse più disparate: violazione di marchi e altri segni distintivi, appropriazione di informazioni riservate e segreti aziendali, illecito utilizzo di know-how altrui, concorrenza sleale, e, infine, falsificazione di certificazioni, tanto per citarne alcune poi dimostratesi infondate. Da tali contenziosi, a cascata, sono scaturiti ulteriori procedimenti, anche cautelari, nei confronti di WallMax e addirittura – in sede penale – dei propri dipendenti. Quella che all’inizio avevo percepito come una semplice reazione, seppur aggressiva, del concorrente e leader del settore, è evoluta in una vera e propria riedizione di Davide contro Golia, conclusasi – al netto dei contenziosi ancora in corso – con la decisione emessa dall’Agcm il 3 agosto 2023. All’esito di indagini che hanno coinvolto anche l’omologa autorità svedese e un lungo procedimento istruttorio, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha riconosciuto che WallMax è stata vittima di una consapevole e complessa strategia escludente “di particolare gravità” e “tutt’oggi in corso”, che ha avuto come obiettivo (mancato) la fuoriuscita dal mercato di WallMax e che, fino al 2023, ha avuto come effetto quello di rallentarne la crescita. A fronte di una sanzione di oltre 15 milioni di euro, irrogata dall’Agcm al nostro competitor sin dalla prima pronuncia, l’attuale normativa non prevede alcun automatismo risarcitorio per il soggetto danneggiato dall’abuso. Sul punto sarebbe opportuna una riflessione per assicurare un’efficace ed effettiva tutela degli imprenditori deboli, vittime di questa tipologia di abusi: ricordiamo che in Italia le Pmi, secondo i dati Confindustria 2021, sono la stragrande maggioranza delle aziende italiane. Glioccupati in questo tipo di aziende sono circa il 76,5% del totale. La loro tutela deve considerarsi un interesse nazionale.
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