I loro nuovi uffici sono innovativi, giovani e contemporanei, con stanze dinamiche e creative, perfino con una palestra, mentre nella sala d’ingresso si viene accolti da un juke-box con immagini dei supereroi Avengers, un biliardo e si scorge una piccola cucina. Chiedono di non fare fotografie, per rispettare una certa privacy, mentre mi accolgono insieme ai loro soci d’affari. Anthony e Joe Russo, conosciuti anche come “i Russo brothers” (i “fratelli Russo”), sono grandi registi e produttori. Hanno prodotto anche molti blockbuster dei Marvel Studios, che hanno fatto milioni al botteghino, come “Captain America: The Winter Soldier”, “Captain America: Civil War”, “Avengers: Infinity War” e il recente campione d’incassi a livello mondiale “Avengers: Endgame”, ma sono anche da sempre grandi imprenditori e visionari, sia nel modo di gestire i loro affari che la loro carriera. Di recente hanno deciso di investire per ristrutturare un intero isolato di una porzione del Fashion District di Los Angeles, a Downtown, per creare la nuova sede della loro compagnia AGBO, insieme al gruppo City Market South, con partner Todd Makurath, come amministratore delegato (ha lo stesso ruolo in Anthem & Song, in cui collabora per realizzare anche film in lingua cinese), e Mike Larocca, produttore di New York che crede in progetti innovativi. Joe ha deciso, inoltre, allo stesso tempo, di puntare nel business della gastronomia, aprendo il ristorante Simone, sempre a Downtown, all’Art Districts. Anthony e Joe sono cresciuti a Cleveland, in Ohio, prima di trasferirsi a Los Angeles per lavorare nel mondo del cinema. Fieri della loro origine italiana, sono figli di Patricia e Basil Russo, un avvocato e un giudice.
Siete cresciuti nella tradizione italiana?
Joe Russo: Veniamo da una grande famiglia italiana e la maggior parte di tutto il nostro lavoro penso sia collegata alla tradizione italiana. Cerchiamo di prenderci cura dei nostri attori e collaboratori, della gente che lavora con noi, per cui avvertiamo una forte responsabilità. Vogliamo che mangino bene, che possano sviluppare al meglio la loro creatività e talento, che si sentano a loro agio. Credo che questo nostro desiderio di supportare un progetto più grande, che possa anche aiutare gli altri, venga proprio dalla nostra generosità italiana.
Anthony Russo: Sono d’accordo pienamente su tutto quello che dice Joe. La nostra storia è quella di una famiglia di immigrati. Abbiamo apprezzato come i nostri nonni e genitori ci hanno raccontato delle loro storie, di come siano venuti dalla povertà in Italia e ce l’abbiano fatta in America, di come abbiano scoperto opportunità qui. Quando lo senti raccontare in famiglia, diventa ancora di più una motivazione vincente che ti spinge avanti, ti dà la forza per osare e rischiare.
Come vi siete avvicinati al mondo del cinema?
Anthony Russo: Fin da bambini ci siamo appassionati di cinema, come di fumetti. Ma non avevamo pianificato di divenire registi. Guardavamo film di tutti i tipi, anche quelli del neorealismo italiano, o le pellicole francesi di Truffaut. Per cui mi sono trasferito a Los Angeles, perché volevo lavorare in questo ambiente. Sono un romantico e sono stato da sempre molto affascinato dai divi della vecchia Hollywood. Anche se il presente è altrettanto interessante, perché tutta Los Angeles è in pieno boom in molti settori, oltre quello del cinema: da quello gastronomico a quello tecnologico, fino all’immobiliare, al finanziario, o a quello della moda. In certe aree è ancora un po’ pericoloso, ma la città sta cambiando molto velocemente. Los Angeles è al momento, di certo, un posto dove investire.
Joe Russo: Avevamo sentito che il regista Robert Rodriguez aveva realizzato un film d’azione, “El Mariachi”, per soli 7.000 dollari, ottenendo un successo commerciale pari a 2 milioni di dollari. Lo aveva presentato al Sundance Film Festival (fondato da Robert Redford, n.d.r.). Puntammo su questo. E cominciammo a leggere tutto sull’argomento, su come produrre film di successo, come scriverli e dirigerli.
Cosa successe poi?
Joe Russo: Dopo aver finito l’università (la Case Western University, Joe è laureato in recitazione, Anthony in legge, n.d.r.), producemmo il nostro primo film: “Pieces”, nel 1997. Non avevamo soldi, ma ci finanziammo con il debito scolastico e le carte di credito.
Anthony Russo: Fummo talmente fortunati che il famoso regista Steven Soderbergh vide questo nostro primo film allo Slamdance Film Festival (è il festival alternativo al Sundance Film Festival, che si svolge sempre a gennaio, e comprende opere ancora più indipendenti, sperimentali, alternative, n.d.r.). Si offrì di finanziare il nostro successivo film con il suo socio, l’attore George Clooney. Era “Welcome to Collinwood” con nel cast lo stesso Clooney! Da allora ci notarono e chiamarono. Ci trasferimmo a Hollywood e Soderbergh fu il nostro mentore, anche lui si giostrava tra film indipendenti e grandi produzioni. Ci insegnò come muoverci nell’ambiente.
Perché avete fondato AGBO? Volete creare un’altra sorta di Marvel Studios?
Anthony Russo: Vogliamo mettere insieme un team di artisti e creativi, attori, registi, grafici, illustratori, designer, da tutto il mondo, anche dall’Italia quindi. Basta che abbiano buone idee e talento! Vogliamo che possano lavorare insieme in un ambiente sicuro, libero, aperto, collaborativo, dove si possano sentire a loro agio. Di certo vogliamo realizzare prodotti indipendenti, ma perfino blockbuster e produzioni per la TV. E’ un progetto molto ambizioso.
Joe Russo: Il nostro intento è fondare una sorta di collettiva di artisti. Mi ha sempre entusiasmato lavorare in un team creativo e sono convinto che in questo, nell’ottima collaborazione di gruppo, stia anche il segreto del successo.
Perché avete scelto il City Market South, un’area ancora in sviluppo della città?
Anthony Russo: Ci piaceva che avessero in programma di creare una piazza, dove tutti si potessero incontrare, con ristoranti dai tavoli all’aperto e diversi locali, come spazi per gallerie d’arte e artisti, oltre che negozi. Eravamo interessati al concetto di contribuire a rivitalizzare un quartiere, ma allo stesso tempo di sostenere lo sviluppo di una comunità. A Los Angeles, dove molto spesso si vive in grandi case dietro alti cancelli, manca ancora questo concetto. E, in fondo, è anche tipico della tradizione italiana!
Joe Russo: Questa è la zona più vibrante di tutta Los Angeles. Ogni giorno vi spuntano nuovi alberghi, ristoranti e locali. Per questo abbiamo pensato che fosse il posto ideale per sviluppare un progetto vasto come questo. L’Arts District, che è attiguo al Fashion District, sta inoltre sviluppando già una sua comunità di artisti, creativi, imprenditori, menti dell’alta tecnologia, musicisti, e, addirittura, chef.
Joe, per questo ha deciso di aprire un ristorante pure in questa zona?
Joe Russo: Trovo che a Los Angeles ci sia un vero Rinascimento gastronomico, con il lancio di nuovi ristoranti dalla gastronomia incredibile, fantasiosa, eclettica, sperimentale. Penso che questo sia uno dei posti dove si mangia meglio in America! E lo dico, dopo aver viaggiato per anni in tutto il mondo col mio lavoro. Mi sono lasciato ispirare da locali come Rossoblu, che si trova proprio sotto i nostri uffici e di cui mi sono innamorato non appena l’ho visto.
Non temeva di avventurarsi in un business che non conosceva ancora bene?
Joe Russo: Molti amici mi dicevano di lasciar perdere, perché so che non si tratta di un affare semplice, ma io ho voluto crederci (all’apertura c’erano tanti suoi amici famosi, come Scarlett Johansson, Don Cheadle, Chris Evans, Marisa Tomei, n.d.r.).
Cosa vi ispira di più nel vostro lavoro?
Joe Russo: Per me direi forse viaggiare: una cosa che mi dà sempre ispirazione. Vedere posti, luoghi diversi, confrontarmi con diverse culture.
Anthony Russo: A Los Angeles, in particolare, mi piace potermi relazionare con persone da tutto il mondo. Qui la gente viaggia molto per lavoro, a cominciare proprio dal settore del cinema. Ma non solo. C’è ancora chi vi approda con il sogno americano nel cuore, in fondo come hanno fatto i nostri antenati. Mi sento al meglio quando sono circondato da tanta energia: spirito imprenditoriale, voglia di scoprire qualcosa di nuovo o avventurarsi in un’impresa e rischiare.
Dato che siete i creatori dei blockbuster di maggior successo, e incasso, dei Marvel Studios, chi è il vostro eroe dei fumetti preferito?
Anthony Russo: L’Uomo Ragno.
Joe Russo: Batman, perché ha anche un lato oscuro.
Qual è secondo voi il segreto per raggiungere il successo?
Joe Russo: Lavorare con passione e non mollare mai.
Anthony Russo: Scegliere qualcosa che si ama. La passione per me è di certo fondamentale, nel senso che deve piacere quello che si fa. Ma bisogna, allo stesso modo, cercare di creare qualcosa che piaccia alla gente. Per sfondare, è indispensabile trovare un mercato in grado di seguirti. Per questo motivo ho sempre creduto nel potere delle buone storie.
Cosa mirate a fare in futuro?
Joe Russo: Crediamo che sia importante dare, dopo aver ricevuto tanto ed essere stati molto fortunati. Per questo, per noi, è ora tanto importante supportare altri artisti.
Anthony Russo: Raccontare storie è pure un modo di condividere con gli altri. Vogliamo sviluppare qualcosa che sia più indipendente, amiamo il nostro percorso come il mondo Marvel, ma ora vorremmo costituire la “nostra casa”, per avere più potere decisionale. Desideriamo rendere possibili altri progetti a parte i nostri, trovare nuove vie nel sistema.
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