Ci siamo, la crisi di governo, più volte minacciata o invocata (dipende dalle parti), è ufficiale. In previsione di possibili nuove elezioni, tra dichiarazioni al vetriolo e appelli alle folle, i leader dei partiti si preparano a scendere in campo affilando tutte le armi in loro possesso per diffondere le proprie idee e convincere con maggior forza di sempre: giornali, programmi televisivi, incontri in piazza, ogni strumento di comunicazione è buono per far giungere il messaggio agli elettori. Ma c’è un canale che in questi ultimissimi anni si è conquistato un posto di tutto rispetto tra gli strateghi della comunicazione politica: i social media.
Social-politica, una parabola discendente
Stravolgendo il paradigma che voleva una classe politica chiusa nei palazzi del potere a discutere e decidere del nostro futuro, i social media hanno aperto una via di dialogo diretta tra votanti e governanti. Una vera rivoluzione, a volte accolta con entusiasmo, a volte vista come un’aberrazione della dialettica politica. Ma, in un mondo in continua evoluzione, dove la comunicazione fluida si modella sulla base di contenitori sempre diversi, per quanto tempo ancora politica e social media andranno a braccetto? Forse, ancora non per molto.
A poco più di un anno dalle elezioni Usa 2020, un sondaggio realizzato dal Pew Research Center ha rilevato che il 46% degli utenti social degli Stati Uniti si sente “logorato” dalla politica su queste piattaforme. Si tratta di un aumento di ben il 9% rispetto al 2016.
Prossime elezioni politiche: la partita si gioca anche sui social media, ma forse ancora per poco
Nella prima metà del mese di giugno di quest’anno, La Pew ha interrogato ben 4.200 adulti statunitensi su come percepissero i feed riguardanti la politica sulla propria bacheca e la risposta non è stata proprio positiva. Verso questa tipologia di post, il popolo dei social ha manifestato atteggiamenti ambivalenti: mentre circa quattro su dieci degli utenti affermano di non sentirsi fortemente coinvolti nell’imbattersi in queste discussioni, una percentuale molto più piccola (il 15%) afferma di avere piacere nel vedere molti post politici sui social media.
Inoltre, la ricerca ha rilevato che le persone che usano i social media sono anche oggi più propense rispetto al passato a descrivere il discorso politico su queste piattaforme in termini negativi. Circa i due terzi degli utenti (68%) ora affermano di trovare “stressante e frustrante” parlare di politica sui social media con persone con cui non sono d’accordo, rispetto al 59% nel 2016. Al contrario, il 27% degli utenti oggi afferma di trovare queste interazioni “interessanti e informative”, rispetto al 35% tre anni prima.
Insomma, pare che la liaison tra politica e social network stia vivendo una parabola discendente. Da un lato questo metterà al riparo le nostre menti da tuttologi, fanatici, maleducati e promotori della filosofia “chi urla di più la vince”, ma potrebbe anche renderci meno propensi a impegnarci politicamente. Era bello poter pensare ad una politica realmente partecipata, ma forse non siamo all’altezza di gestirla. Certo, se elezioni politiche ci saranno a breve nel nostro paese possiamo star sicuri che la partita si giocherà anche sui social media, ma nel prossimo futuro tutto potrebbe cambiare con la stessa velocità di un reset.
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