Ascolta “La nuova Milano ai fondi esteri” su Spreaker.
Ci sono luoghi che racchiudono tutta l’anima di una città, che si collegano immediatamente al suo stesso carattere.
Per Milano uno di questi luoghi è senza dubbio la Torre Velasca, componente immancabile dello skyline della città, parte dell’immaginario collettivo meneghino, ma soprattutto simbolo di un periodo particolarmente felice per la città, quello del miracolo economico, quando a Milano iniziava l’era delle costruzioni verticali dalle scelte ingegneristiche e architettoniche ardite. Un po’ quanto accaduto negli ultimi 10 anni, durante i quali le archistar hanno ridisegnato la città ancora una volta verso l’alto, rafforzando il ruolo di traino a livello nazionale di quella che era chiamata la “Capitale morale” del Paese. In pochi anni sono sorti i nuovi edifici più alti d’Italia: l’Unicredit Tower, le torri di Allianz e Generali, senza contare quello che è stato definito il grattacielo più bello del mondo: il Bosco verticale.
E non è un caso forse che proprio in questa fase sia tornato l’interesse anche per le prime (in ordine di edificazione) torri milanesi.
In attesa dell’ultimazione dei lavori di ammodernamento della Torre Galfa (già a buon punto) da parte di Unipol, torna a far parlare di sé anche la Velasca, attualmente di proprietà dello stesso gruppo assicurativo. L’iconica costruzione meneghina è parte di Urban Up, progetto di rilancio immobiliare del gruppo Unipol che ne ha assunto la proprietà nel 2012 (in precedenza, nel 2002, Allianz l’aveva venduta ai Ligresti), volto a valorizzare alcuni tra i più importanti edifici del patrimonio architettonico italiano, e destinati a una clientela di fascia alta.
Negli scorsi giorni si è svolta la gara per l’assegnazione della Torre, a cui avrebbero partecipato tra i quattro e i cinque gruppi.
Il Sole24Ore ha scritto che in pole position vi sarebbe un’offerta da 150 milioni di euro promossa dagli americani di Hines, mentre sulla stampa svizzera sono rimbalzati gli echi della presenza in gara dell’elvetica Artisia. Della partita, secondo indiscrezioni filtrate sulla stampa, sarebbero anche l’americana Blackstone e sarebbe in corsa anche la britannica IAM Capital, sempre molto attiva sul mercato residenziale milanese.
Solo gli ultimi di una lunga serie tra coloro interessati a comprare la Torre: in passato ci avevano provato anche il fondo Orion e Zhang Jindong, patron cinese dell’Inter.
Insomma, almeno sul fronte immobiliare, Milano sembra essere tornata “da bere”.
Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .
Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .