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Come Marco Alverà ha aiutato Snam a diventare una delle aziende dove si lavora meglio

Articolo apparso sul numero di gennaio 2020 di Forbes. Abbonati

Coraggio ne ha da vendere. Nel 2002 ha fatto il giro del mondo in barca a vela. Nel 2016 ha sciato alla base del K2. Ma non è un solitario. Anzi, è molto social, ma proprio tanto. Infatti Marco Alverà, 44 anni, amministratore delegato di Snam dal 2016, è considerato uno dei ceo italiani più influenti sui social media con una solida presenza su Linkedin e Instagram. La “sua” Snam è nella classifica stilata da Forbes, la World’s Best Employers 2019, che ha individuato le 500 aziende globali quotate dove si lavora meglio, facendo votare i dipendenti. Forbes Italia lo ha intervistato.

Che effetto fa trovarsi tra le società al mondo dove si lavora meglio?

È una delle soddisfazioni più grandi della mia vita professionale. Essere considerati un buon posto in cui lavorare dalle persone di Snam e di altre aziende che ci guardano dall’esterno è un traguardo che vuol dire anche attenzione a 360 gradi a tutti gli stakeholder, partendo proprio dai dipendenti. L’orgoglio e la felicità di lavorare per la propria azienda sono un grande privilegio. E per un’azienda la più grande aspirazione è essere attrattiva. Questo risultato è merito di tutti i colleghi e un premio al nostro lavoro e ai nostri valori.

Come siete arrivati a questo traguardo?

Consideriamo la transizione energetica una grande opportunità per l’Europa e per Snam. Per noi significa crescere a ritmi sostenuti, investire molto in innovazione e promuovere la sostenibilità ambientale e sociale nei territori in cui operiamo. Questo aumenta molto il nostro appeal come azienda. Decisiva è stata anche l’evoluzione culturale, organizzativa e del modo di lavorare di Snam degli ultimi quattro anni. Abbiamo semplificato l’organizzazione, riducendo i livelli gerarchici da otto a sei e le “caselle” del 50%, per avvicinare le persone al business. Abbiamo creato sempre più team interfunzionali e di progetto per promuovere l’imprenditorialità di tutti i colleghi. Abbiamo puntato sulla formazione e sullo sviluppo delle persone. Abbiamo fatto leva sui punti di forza che da 80 anni, dai tempi di Enrico Mattei, sono nel dna di Snam, dal senso di appartenenza alle competenze tecniche, definendo i nostri quattro valori guida insieme a tutte le nostre persone: connettiamo per costruire opportunità, promuoviamo la sicurezza, diamo forma al futuro, sosteniamo il mondo che cambia. Valori che promuoviamo all’interno e all’esterno dell’organizzazione grazie alle nostre persone, che sono gli “ambasciatori” del nostro brand e della nostra cultura.

Quanto hanno contribuito i temi della sostenibilità?

L’impegno nella transizione energetica è un nostro fattore distintivo. Nel piano industriale al 2023 abbiamo previsto oltre 1,4 miliardi di euro di investimenti nell’innovazione (progetto SnamTec), sia per limitare l’impatto ambientale delle nostre attività (-40% di emissioni di metano al 2025 e -40% di emissioni di CO2 equivalente al 2030) sia per contribuire agli obiettivi climatici globali attraverso i nostri nuovi business dell’efficienza energetica, della mobilità sostenibile, del biometano e dell’idrogeno. Non parliamo solo di sostenibilità ambientale quanto, più in generale, di fattori ambientali, sociali e di governance (Esg), che sono pienamente integrati nella strategia e nella gestione dell’azienda. A proposito di Esg, nel 2019 siamo stati il primo consiglio di amministrazione di una società quotata italiana a introdurre un comitato consiliare dedicato esclusivamente a questi temi.

Larry Fink, il ceo di BlackRock, ha recentemente parlato di purpose, ossia dell’importanza del rapporto tra scopo e profitto in un’azienda.  Lei cosa pensa a questo proposito?

Il purpose, la ragion d’essere delle aziende, è fondamentale per raggiungere risultati positivi nel lungo termine e avere successo in periodi di forte discontinuità tecnologica. Mi fa piacere che le lettere di Larry Fink abbiano portato questo tema al centro del dibattito sul futuro delle imprese. Noi ci crediamo e abbiamo iniziato a lavorarci circa quattro anni fa. Ci siamo guardati dentro e abbiamo identificato il nostro purpose, come suggeriva Aristotele, incrociando i nostri talenti e ciò di cui il mondo ha bisogno. Da qui nasce “Energia per ispirare il mondo”, che riassume la nostra ambizione di essere tra i protagonisti della transizione energetica a livello italiano e internazionale. Oggi più che mai le aziende non devono pensare solo ai risultati di breve termine bensì tenere conto degli interessi di tutti i propri stakeholder. Solo così è possibile creare connessioni virtuose, rafforzare la propria licenza a operare e creare valore sostenibile nel lungo periodo.

I vostri ritmi di crescita agevolano o ostacolano questi processi?

L’evoluzione dell’azienda si accompagna a quella del business. Il nostro utile per azione è cresciuto del 32% negli ultimi tre anni e il dividendo aumenta del 5% l’anno. Ciò dimostra che è possibile conciliare i buoni risultati con gli obiettivi di lungo periodo e l’attenzione a tutti gli stakeholder.

Quanto è importante in Snam lo smart working e come viene attuato?

Ci piacciono le iniziative che favoriscono un migliore bilanciamento tra lavoro e qualità della vita. Oltre mille persone di Snam lavorano un giorno alla settimana da casa o da remoto. In alcune aree aziendali abbiamo avviato un test su due giorni. Lo smart working ha aumentato l’engagement delle persone e favorito nuove modalità di comunicazione e di collaborazione con ripercussioni positive sulla produttività aziendale.

Avete assunto molti giovani. Come riuscite ad essere attrattivi?

La nostra capacità di essere più attrattivi per le nuove generazioni è il risultato dell’evoluzione dell’azienda e del nostro modo di lavorare. L’attenzione a tecnologia e innovazione, al purpose, a un corretto bilanciamento tra lavoro e vita privata, ai temi della diversità e della sostenibilità, al welfare e alla fairness rappresentano un forte fattore d’attrazione. Ma non c’è solo questo. I giovani che lavorano con noi sentono di poter realmente contribuire alla crescita e allo sviluppo dell’azienda e a un futuro più sostenibile con il loro lavoro e le loro idee. Un esempio è la piattaforma di Open Innovation “Snam Up”, grazie alla quale abbiamo lanciato una call for ideas premiando il progetto migliore con un percorso di accelerazione presso un innovation hub.

Dica la verità. Se fosse un laureato ventenne vorrebbe lavorare in Snam?

Sì. Lavoro nell’energia da vent’anni e ritengo che questo sia il periodo migliore per iniziare una carriera in questo settore. La transizione energetica sta radicalmente trasformando il nostro mondo: è una sfida complessa ma anche entusiasmante. Un esempio è la rivoluzione dell’idrogeno, nella quale noi crediamo molto. Negli ultimi due anni i curricula che riceviamo attraverso Linkedin sono aumentati da quattro a 60mila l’anno. Si tratta prevalentemente di giovani che ci scrivono anche perché vogliono dare un contributo a un mondo più sostenibile.

Qual è il ruolo dello Snam Institute?

Abbiamo dato vita allo Snam Institute perché la formazione continua e lo sviluppo del talento sono fondamentali. L’Institute ha come obiettivo rafforzare e tramandare di generazione in generazione il know-how distintivo di Snam, affiancando nuove competenze per affrontare il futuro. Dal 2016 al 2018 Snam Institute ha erogato oltre 275mila ore di training ai dipendenti, dagli ambiti tecnici a quelli manageriali.

Quali sono i vantaggi principali per i dipendenti del vostro welfare aziendale?

Il sistema di welfare in Snam è strettamente connesso con i nostri valori ed è pensato per andare incontro alle diverse esigenze delle persone. Siamo orgogliosi soprattutto di ciò che facciamo per le famiglie e la genitorialità, dai percorsi di formazione per neo-mamme e neo-papà, ai contributi per l’asilo nido, ai campus estivi, ai corsi di coding e robotica fino alle borse di studio per i figli. I nostri colleghi, inoltre, hanno a disposizione una formula di flexible benefits che consente loro di destinare una percentuale variabile del premio di partecipazione a specifici servizi in aree come famiglia, istruzione, conciliazione vita-lavoro, tempo libero, pensione e salute. Il welfare è un’altra componente essenziale in grado di rendere speciale un luogo di lavoro. Credo molto in un’azienda che possa consentire a ciascun collega di esprimere il suo massimo potenziale.

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Nell’energia italiana da 20 anni

Marco Alverà, 44 anni, è amministratore delegato di Snam dal 2016. Ha maturato un’esperienza di 20 anni nelle più importanti aziende energetiche italiane. Dopo la laurea in economia e filosofia alla London school of economics e un’esperienza in Goldman Sachs a Londra, ha lavorato in Enel, Wind ed Eni. È presidente dell’associazione GasNaturally, amministratore non esecutivo di S&P Global e membro del Consiglio generale della Fondazione Cini di Venezia. Ha scritto con Mondadori il libro Generation H sulle prospettive dell’idrogeno. Ha creato a Milano, insieme a suo fratello Giorgio e ai suoi cugini, la Fondazione Kenta, in memoria di Kenta Alverà scrittrice, storica dell’arte e attivista per i diritti delle donne. La Fondazione opera come piattaforma per la promozione e lo studio del rapporto tra etica e tecnologia, per promuovere arti e ricerca scientifica, e per contrastare la povertà educativa. È visiting fellow dell’Università di Oxford. Nel 2017 è stato protagonista di un Ted Talk sulla fairness in azienda che ha avuto 2,5 milioni di visualizzazioni sul web.

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