Da prestatori, a finanziatori. E da beneficiari, a prenditori. La metamorfosi linguistica che Banca d’Italia ha rilevato nel mercato dei prestiti, dà la misura della rivoluzione imposta dal social lending. Nel Belpaese i prestiti in rete tra privati hanno superato i 100 milioni di euro l’anno. L’Italia si conferma al momento il Paese con il maggiore tasso di crescita in Europa dei finanziamenti richiesti e concessi online. E sono ormai migliaia le famiglie e le piccole imprese finanziate direttamente da una moltitudine di investitori. Il meccanismo è quello inaugurato dalla sharing economy. Le piattaforme incrociano la domanda e l’offerta di prestiti, riunendo prestatori e beneficiari sotto lo stesso tetto. I finanziatori investono somme che arrivano nelle tasche dei prenditori e ottengono interessi al di sopra della media. Mentre famiglie e imprese guadagnano l’accesso a linee di credito negate dalle banche e solitamente a tassi d’interesse più bassi.
“In altri paesi il P2P lending costituisce già un’alternativa ai canali di finanziamento tradizionali. Le piccole e piccolissime imprese incontrano ancora difficoltà di accesso al credito e il social lending può aiutare le imprese a diversificare le proprie fonti di finanziamento. Facendo incontrare direttamente domanda e offerta di fondi, le piattaforme abbassano i costi d’intermediazione. Grazie alla digitalizzazione dei processi, inoltre, è possibile comprimere le spese d’istruttoria e velocizzare le procedure di erogazione”, spiega a Forbes Marcello Bofondi, titolare della divisione Analisi macroprudenziale in Banca d’Italia e autore del paper di Via Nazionale sul social lending.
L’istituto ha pubblicato qualche mese fa un documento che rileva opportunità e rischi dei prestiti tra privati in rete. Secondo Bankitalia i fattori che hanno contribuito alla crescita dei prestiti tra privati negli Stati Uniti e nel Regno Unito sono “la contrazione dell’offerta di credito da parte delle banche” e “i tassi d’interesse pagati da chi ottiene prestiti, mediamente più bassi rispetto a quelli corrisposti sui finanziamenti con carta di credito, senza una maggiore rischiosità”. I benefici dell’offerta di prestiti tra privati riguarderebbero poi famiglie e imprese. “La diffusione del P2P Lending può contribuire alla riduzione del costo dell’intermediazione finanziaria, consentire una maggiore diversificazione del portafoglio di famiglie e investitori istituzionali, migliorare le condizioni finanziarie delle famiglie e delle PMI aumentando l’offerta di credito a loro diretta”, scrive Banca d’Italia.
Al capitolo dei rischi Bankitalia dedica grossomodo una paginetta, derubricandoli ad eventualità “al momento estremamente bassa”. Tuttavia la principale criticità del sistema potrebbe avere conseguenze non trascurabili soprattutto sugli investitori. Rileva Bankitalia: “Vi è il rischio che finanziando soggetti non meritevoli di ricevere un prestito, emerga un’inefficiente allocazione del risparmio. Le piattaforme, non assumendo rischio di credito, potrebbero infatti non avere i giusti incentivi a selezionare in modo accurato i debitori”. Più trascurabili invece le incomprensioni dei contratti, sebbene rilevate, da parte dei debitori, oltre ai malfunzionamenti delle piattaforme online. “La principale criticità del P2P lending è l’attendibilità dei modelli statistici utilizzati per valutare l’affidabilità dei debitori. Se dovessero rivelarsi inaccurati, le perdite per gli investitori potrebbero essere notevoli. È fondamentale che i finanziatori siano opportunamente informati e consapevoli dei rischi che stanno assumendo. In Italia tuttavia non esiste una regolamentazione specifica per il P2P lending, così come non ci sono disposizioni armonizzate a livello europeo. La Banca d’Italia nel 2016 ha fornito chiarimenti in merito ai limiti da rispettare affinché l’esercizio dell’attività di P2P lending si svolga coerentemente con le norme vigenti. Lo scorso mese di marzo la Commissione europea ha pubblicato una proposta legislativa che prevede, tra l’altro, precise indicazioni riguardo alle informazioni che debbono essere fornite agli investitori”, ragiona Marcello Bofondi.
Ciononostante gli italiani guardano con interesse sempre maggiore ai prestiti tra privati. Nei primi nove mesi del 2017 le 8 piattaforme sondate da P2P Lending Italia hanno erogato 105,96 milioni di nuovi prestiti, una cifra superiore del 66% rispetto ai 64 milioni erogati nell’intero 2016. I volumi di nuovi prestiti erogati nel trimestre appena trascorso si sono attestati a 39,21 milioni di euro. La crescita dell’erogato rispetto al terzo trimestre del 2016 è stata pari a +136%. Complessivamente le 8 piattaforme attive in Italia e parte del campione di P2P Lending Italia hanno erogato dall’inizio della loro attività 200.4 milioni di euro, con una crescita trimestre-su-trimestre del 24% e anno-su-anno del +222%. A beneficiarne, finora, circa 15 mila imprese, per poco meno di 150 mila euro di finanziamento medio mensile. Un valore quasi quadruplicato rispetto ai 38,848 euro di prestito medio nel terzo trimestre 2016, sottolinea P2P Lending Italia.
Sulle piattaforme di prestiti tra privati, tuttavia, pende un provvedimento approvato nell’ultima Legge di Bilancio. Secondo un emendamento che riguarda le piattaforme di P2P lending, i proventi che emergono da prestiti erogati online da soggetti finanziari autorizzati da Bankitalia non sfuggiranno alla tassazione del 26% a titolo di ritenuta come redditi di capitali. Un’evoluzione del mercato dei prestiti che di conseguenza potrebbe riguardare anche prestatori e beneficiari.
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