Business

Giada Zhang, la guerriera under 30 del food asiatico in Italia

Articolo tratto dal numero di marzo di Forbes Italia. Abbonati. 

Si dice che gli occhi siano lo specchio dell’anima. Quelli orientali di Giada, imprenditrice classe 1995, insieme al suo cognome, Zhang, raccontano molto di più: di una origine straniera e delle difficoltà vissute da una bambina (primogenita di una coppia di emigrati dalla Cina) nel farsi accettare e integrarsi con i compagni di scuola – “ero l’unica con gli occhi a mandorla e mi prendevano di mira per la mia pronuncia scorretta”, ricorda. Ma sono occhi che, allo stesso tempo, brillano della matura consapevolezza di chi pensa che la “diversità” rappresenti un motivo di ricchezza, “non solo per me stessa ma anche per le persone che mi circondano”.

Nata e cresciuta a Cremona, laureata con il massimo dei voti in international economics and management presso la Bocconi di Milano, Giada parla cinque lingue e ha già avuto diverse esperienze lavorative in Gran Bretagna, Usa e Asia. Il suo bagaglio culturale si è rivelato una risorsa in più rispetto ai suoi coetanei. “Penso di essere quasi una privilegiata”, dice, “perché spetta anche a me creare un ponte tra la Cina e l’Italia, portando valore aggiunto ai cinesi che vengono a contatto con l’Italia e agli italiani che vogliono conoscere meglio il meraviglioso mondo cinese”. La doppia cultura è alla base del business che porta avanti da qualche anno come amministratore delegato della Mulan Group, la prima azienda ad aver portato piatti pronti orientali made in Italy (cioè realizzati con materie prime italiane) nelle maggiori catene di supermercati in 15 regioni. Una realtà che sforna due milioni di piatti all’anno di involtini primavera, pollo alle mandorle, spaghetti di soia con verdure, solo per citare alcune tra le pietanze più amate. Piatti, sia freschi sia surgelati, confezionati in un nuovo impianto industriale di quattromila metri quadrati alle porte di Cremona, che permetterà di aumentare di cinque volte la produzione.

C’è una parola che, più di ogni altra, Giada ama citare nel raccontare la sua storia: dizionario, primo gradino che le ha consentito di crescere e salire sempre più in alto. Non un simbolo a caso. Provenendo da una famiglia in cui si parlava sempre in cinese, da piccola la lingua italiana ha rappresentato per lei un ostacolo non da poco. Ma ciò non è stato sufficiente a fermarla. “I compagni potevano farsi aiutare dai genitori, ma io no. Che colpa avevano i miei, che peraltro lavoravano duramente per potermi garantire un futuro migliore?”. Arrendersi non era un termine presente nel suo vocabolario. Ha studiato con fatica fino a che non ha preso il primo 10 in italiano (e in latino).

C’è molta tenacia nella vita di Giada. Già a otto anni, era abituata a sacrificare ogni momento libero. Di giorno aiutava mamma e papà nel ristorante e di notte studiava per inseguire i propri sogni. “I miei genitori mi dicevano sempre che per raggiungere grandi obiettivi nella vita avrei dovuto impegnarmi più duramente rispetto a tutti gli altri”. E così ha fatto. Non è un caso che l’azienda prenda il nome dall’eroina Mulan, protagonista guerriera dell’omonimo film d’animazione della Disney, che Giada vide all’età di quattro anni rimanendone subito ammaliata. “Per me è da sempre un simbolo d’indipendenza e di forza. Si salva da sola senza l’aiuto di alcun principe e rivendica con fierezza il suo diritto a essere trattata al pari di un uomo, anche nel bel mezzo di una guerra”.

Lo stesso fervore che Giada ha messo nel lavoro. L’avventura di Mulan Group, che ormai esiste da dieci anni, è partita dal ristorante di papà Ge Zhang e mamma Ge JianZhen, che agli inizi del 2000 riscuoteva parecchio consenso tra i clienti. Decisero così di chiedere all’Iper se fossero interessati ad avere cibo asiatico. “C’era un caporeparto appena promosso che voleva portare innovazione. Rispose: proviamoci. Con il primo ordine ci schierammo tutti: io e le mie sorelle Ambra ed Elisa a sgusciare gamberi, mia madre e mio padre in cucina”. Piano piano anche gli altri supermercati vennero a sapere della novità: vedevano che c’era la fila di gente che voleva assaggiare i cibi orientali, e si fecero avanti per avere i loro prodotti. “Il ristorante era una certezza ma i miei hanno preferito impegnarsi nell’azienda, hanno rischiato e sono andati avanti come imprenditori. Io li ho aiutati in questa impresa”. Sono stati anni complicati. Giada era quella in famiglia che sapeva meglio l’italiano: “Mi portavano spesso con loro dall’avvocato e dal notaio. Affrontavo la burocrazia e poi gliela spiegavo”.

Oggi quell’azienda, passata nelle mani di Giada, da un prodotto puramente B2B da grande distribuzione, è diventata una realtà omnichannel. Dalla Gdo, all’Horeca, il catering, il retail e non per ultimo il B2C. L’obiettivo per l’imminente futuro è quello di espandersi in tutta Europa, puntando a paesi come Austria, Francia e Germania. In ballo c’è anche il lancio dell’e-commerce, per permettere a chiunque di poter apprezzare la tradizione asiatica direttamente a casa propria. E quegli occhi a mandorla guardano sempre più in là: “Restituire alla mia comunità è un valore importante per me. Così come, nel mio piccolo, poter contribuire all’economia italiana portando cibo autentico orientale nelle tavole di tutti gli italiani”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .

Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .