Arrivati a questo punto, dopo una giornata intera in cui i giornali hanno infilzato il suo cv sfrondandolo delle cose non vere o esagerate, non è chiaro se Giuseppe Conte sarà il prossimo presidente del Consiglio. A iniziare è stato il New York Times a mettere in dubbio il suo “perfezionamento” alla New York University, affermando di non avere traccia della presenza di Conte nei suoi archivi. E poi sono arrivati tutti gli altri, mostrando senza pietà una lunga sequela di errori ed esagerazioni. Conte scrive di essere stato designato a far parte del Social Justice Group, un collettivo di docenti di diritto istituito presso l’Unione Europea, ma l’Ue non ha organi che si chiamano in questo modo (ha scovato il Post); da Pittsburgh, dalla Sorbona, da Malta e da Vienna sono arrivate smentite rispetto alla frequenza di altrettanti corsi di specializzazione (pubblicate da il Messaggero e Repubblica); infine, come se non bastasse, neppure l’affermazione secondo cui avrebbe aperto nel 2002 un nuovo studio legale con il professor Alpa trova riscontri (il Foglio).
Tutte le voci del curriculum di cui sopra non sono inventate di sana pianta. Probabilmente Conte ha frequentato a titolo personale queste università per qualche giorno nei periodi estivi, come dimostrerebbe una mail passata all’Adnkronos in cui chiede al responsabile della biblioteca le password per il wifi (“richiesta subito accordata”), ma di certo non si tratta di quello che il cv del giurista lascia intendere. Perché sul sito dell’Università di Firenze, dove è professore ordinario, la prima riga del curriculum di Conte parla proprio di queste vacanze-studio, che come detto ufficialmente non risultano alle università interessate: “Ha approfondito i suoi studi alla Yale University, alla New York University, al Girton College (Cambridge), alla Duquesne University, a Parigi, a Vienna”.
Luigi Di Maio e Matteo Salvini, i leader della coalizione pentaleghista che ha indicato il nome del giurista pugliese, non fanno passi indietro: “Conte è l’indicazione che abbiamo dato”, hanno fatto sapere entrambi. Ma il clamore sulla figura di Conte potrebbe cambiare le cose e spingere verso una figura prettamente politica. Anche perché, oltre al premier, il Colle mostra diverse perplessità su altri ministeri chiave rispetto al quadro vigente di relazioni e impegni internazionali, come quello dell’Economia e quello degli Esteri. Naturalmente il pallino ora è nelle mani del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che dovrà decidere se sia il caso di incaricare una personalità pressoché sconosciuta, senza una legittimazione politica e sotto tutela di una “comitato” partitocratico parallelo al governo, oltre che con una reputazione nazionale e internazionale appannata dalle vicende del curriculum.
Ma c’è un motivo per cui il profilo di Conte sarebbe adatto a questo governo e riguarda sempre il suo curriculum, per un’esperienza professionale che non è stata riportata nei cv ufficiali: è la difesa del cosiddetto metodo Stamina (una delle pagine più buie del rapporto tra scienza, istituzioni e società nella storia recente). Come ha ricordato il manifesto, Conte è stato l’avvocato di una delle famiglie che hanno ottenuto dai magistrati il proseguimento del trattamento di Davide Vannoni, l’ideatore e propugnatore della cura alternativa (poi condannato).
A proposito della pseudocura contro le malattie neurodegenerative, senza alcun valore scientifico e inventata da un comunicatore di massa, l’avvocato Conte diceva che una sua interruzione avrebbe “sottratto la speranza di una migliore qualità della vita”. Per ironia della sorte “Vogliamo migliorare la qualità della vita degli italiani” è proprio lo slogan con cui Luigi Di Maio si è presentato in campagna elettorale e ha presentato il “contratto” con la Lega. E in effetti le soluzioni proposte da Di Maio e Salvini – dalla richiesta alla Bce di cancellare il debito pubblico a quella dalla Commissione di non conteggiare nel deficit la spesa per investimenti, dall’emissione dei minibot alla vendita delle caserme ai cittadini, dall’Ilva green all’espulsione di 500mila immigrati irregolari – per “migliorare la qualità della vita” ricordano molto l’approccio illusorio di Davide Vannoni. Se il programma è quello di un “governo Stamina” è giusto che a rappresentarlo e difenderlo sia chi già conosce il caso.
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