Da piccola bottega artigianale a marchio internazionale. Piazza Vittoria, a Napoli, racconta una bella storia di famiglia, alla sua quarta generazione: dal 1914, per oltre cento anni, E. Marinella è diventata il simbolo della tradizione sartoriale e del made in Italy nel mondo. Oggi l’eleganza dei suoi accessori viaggia tra Inghilterra, Stati Uniti e Giappone così come sul web. Lana e seta prendono la forma di papillon, foulard, cravatte di classe e dall’inconfondibile stile britannico, confezionati con fogli di cellophane biodegradabili che hanno la caratteristica di avere un fiorellino bianco: è il simbolo delle fantasie di casa Marinella, a sigillo tra la storica produzione e l’attenzione verso l’ambiente. Disegnare e progettare prodotti sempre più sostenibili, scegliere colorazioni e stoffe che rispettano processi green e innovativi è la sfida della nuova era del brand con un obiettivo ben preciso: garantire l’eccellenza dei prodotti e l’artigianalità.

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Personaggi ed interpreti

Alessandro Marinella, insieme a papà Maurizio, conduce lo storico marchio napoletano delle cravatte indossate dai grandi presidenti e dai reali, da Sergio Mattarella a Carlo d’Inghilterra. La sua linea imprenditoriale parla il linguaggio del digitale, dell’innovazione e della sostenibilità: “Il nostro impegno è anche quello di strutturare una produzione responsabile. La sfida è globale, e per le città il contributo delle aziende è fondamentale”.

Il punto forte

La collaborazione come chiave per raggiungere obiettivi importanti. Un primo esempio è il progetto Orange Fiber con cui la maison ha presentato al G20 di Matera la prima linea biodegradibile: cravatte, pochettes e foulards realizzati con fibra d’arancia. Ed è sempre grazie al rapporto coi partner che l’azienda riesce a valorizzare in un packaging ecologico un prodotto tanto innovativo. Si aggiungono la cura nelle procedure di stampa della seta, con particolare attenzione alle colorazioni vegetali e alla riduzione degli scarti, l’impegno per lo sviluppo del territorio e il desiderio di creare a Napoli una università degli antichi mestieri.

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