Lemonade è una insurtech americana quotata alla Borsa di New York dal primo luglio 2020. Fondata nel 2015 a New York da Daniel Schreiber, Shai Wininger (cofondatore di Fiverr) e Ty Sagalow, offre assicurazioni il cui funzionamento è basato su intelligenza artificiale ed economia comportamentale. Sostituendo i broker e la burocrazia con bot e apprendimento automatico, promette zero scartoffie e risposte istantanee. Tra gli investitori in Lemonade ci sono Sequoia Capital, Aleph, SoftBank Group, General Catalyst, Allianz, GV, OurCrowd e Thrive Capital. La insurtech è attiva negli Stati Uniti, in Germania, Francia e Olanda e offre assicurazioni ramo danni e responsabilità civile, con abbonamenti mensili a partire da due o quattro euro, che possono essere cancellati in qualsiasi momento. In veste di B-Corp (società benefit) certificata dal 2016, la società dona i premi inutilizzati a organizzazioni no-profit selezionate dalla sua community nell’ambito del suo programma annuale di giveback. Lemonade ha la missione di “trasformare le assicurazioni da un male necessario a un bene sociale”. Ha chiuso il 2020 con ricavi per 94 milioni di dollari e asset per 828 milioni. Conta circa un milione di clienti, di cui il 70% under 35.

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Personaggi ed interpreti

Dopo la laurea in legge, Daniel Schreiber ha cofondato Alchemedia. Dal 2003 al 2007 è stato vice-president marketing e business development di Msystems, poi acquistata da SanDisk, dove è stato senior vice president del corporate marketing e poi dell’area mobile network operators. Dal 2011 al 2015 Schreiber è stato presidente di Powermat, poi ha cofondato Lemonade.

Il punto forte

Lemonade permette di gestire le richieste di rimborso direttamente dalla sua app, tramite il bottone Claim. A quel punto il suo sistema di Intelligenza artificiale li esamina in automatico sulla base dei suoi algoritmi anti-frode. Se la richiesta è approvata dall’Ai (il 30% del totale), il rimborso erogato in pochi secondi. A differenza delle altre compagnie assicurative, la società insurtech americana preleva commissioni fisse dal premio, usa il resto per pagare le richieste di rimborso e restituisce con il giveback i premi inutilizzati a organizzazioni no-profit. Non guadagna nulla dal ritardare o negare i rimborsi.

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