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Perché Nestlé ha venduto i dolci americani a Ferrero

Dolci Nestlé in un supermercato

In Nestlé sono impazziti? A giudicare dagli squilli di tromba per la “conquista” da parte di Ferrero del business dolciario negli Usa del gigante svizzero, sembrerebbe quasi di sì. Al di là del comprensibile orgoglio nazionale per uno degli esempi di sana imprenditoria familiare capace di ritagliarsi un posto di primo piano nel mondo, non si può però parlare di conquista.

Nestlé si è forse fatta soffiare un business fondamentale? Come sempre, quando si raggiunge un accordo, gli interessi delle due parti vengono a convergere, ma Nestlè non ha certo bisogno di fare cassa. Allora perché ha venduto? Esistono opportunità che il gruppo giudica più interessanti? La risposta si ritrova in una comunicazione ufficiale dell’azienda apparsa anche sul suo sito internet globale: quanto incassato da Ferrero servirà per “investire e innovare in una serie di categorie merceologiche dove vediamo un solido futuro di crescita e dove manteniamo una posizione di leadership”.

Se da un lato quindi Ferrero si concentra sul suo business più classico, dall’altro Nestlé estende il suo raggio d’azione in settori quali l’alimentazione e la cura degli animali, l’acqua in bottiglia, il caffè, i cibi surgelati e gli alimenti per l’infanzia, dove già opera con marchi come Purina, Nestlè Pure Life, Coffee-Mate e Gerber and Stouffer’s. Insomma, Nestlé punta sui prodotti salutisti, che incontrano un sempre maggiore favore presso i consumatori e che sono di norma caratterizzati da margini superiori.
Nella sua comunicazione Nestlè specifica anche che dalla transazione con Ferrero restano esclusi i prodotti da forno del brand Toll House, definito un “marchio strategico che la società continuerà a sviluppare”.

Per Nestlè le attività cedute ieri (marchi come Butterfinger, Crunch, BabyRuth, 100Grand, Raisinets, Chunky, OhHenry! and SnoCaps, SweeTarts, LaffyTaffy, Nerds, FunDip, PixyStix, Gobstopper, BottleCaps, Spree and Runts) rappresentano solo circa il 3% delle vendite negli Stati Uniti, che si aggirano sui 26,7 miliardi di franchi.

 

 

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