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DotPigeon: dalla pubblicità all’arte passando per Instagram

Trump con simbolo Nike
Courtesy DotPigeon

Avvicinare le nuove generazioni all’arte. Questo è l’obiettivo che condividono Marcello Polito e Nicolò Stabile, due giovanissimi imprenditori non ancora trentenni che, seguendo la propria passione, hanno da poco aperto a Milano e Capri la Plan X Art Gallery

I due, dopo aver portato in Italia CbHoyo, uno dei dieci artisti emergenti più interessanti secondo Artnet, sono pronti, adesso, a “portare in scena” DotPigeon, il visual artist italiano che con le sue creazioni è diventato una vera e propria star di Instagram. “Ci rivolgiamo principalmente alle nuove generazioni – dicono i due galleristi – perché i giovani sono una risorsa preziosa per il mercato e il loro desiderio di creatività va incentivato presentando opere che parlano il loro linguaggio e in grado di essere alla loro portata in termini di capacità di acquisto”. 

DotPigeon, al secolo Stefano Fraone, 30 anni e art director pubblicitario, ha iniziato a esplorare il mondo artistico spinto dalla passione e dalla voglia di raccontare attraverso immagini una visione dell’epoca che viviamo. Partendo dalla celebre piattaforma social, che rappresenta di fatto quello che i muri della metropolitana hanno rappresentato negli anni 80 per Keith Haring e per altri artisti che adesso fanno parte delle grandi collezioni di musei e privati, l’artista dà vita ad opere capaci di catalizzare l’attenzione del pubblico ma anche delle aziende più innovative nel cercare il dialogo con i millennial – tra cui Swatch che ha scelto la sua arte per raccontare una delle ultime collezioni.

gamba in ketchup
Courtesy DotPigeon

Con la sua creatività, mescolata con un attento occhio critico sui temi di attualità e una profonda conoscenza del marketing, DotPigeon è riuscito rapidamente a entrare nei radar dell’arte contemporanea. Un esempio del suo genio creativo è la sua Barbie con la cellulite che dalla sua pagina Instagram è rimbalzata sui media italiani e internazionali. Noi di Forbes l’abbiamo incontrato mentre, insieme a Polito e Stabile, sta preparando Twisted, la sua prima mostra – in duo con l’artista brasiliano Abidiel Vicente – che inaugurerà a Milano il prossimo 10 novembre. 

Barbie con cellulite
Barbie con cellulite (Courtesy DotPigeon)

Perché hai scelto di chiamarti DotPigeon?

Il piccione, pigeon in inglese, è un animale urbano capace di adattarsi a qualsiasi condizione, quindi rappresenta il mio spirito temerario. 

Dalla pubblicità all’arte. Quali sono stati i primi approcci a questa nuova dimensione?

Ho iniziato per me stesso, pur essendo molto soddisfatto della mia professione di creativo pubblicitario, sentivo il bisogno di evadere e di fare qualcosa che andasse oltre il lavoro. Per me l’arte rappresenta, quindi, uno sfogo per la mia creatività e la mia passione. 

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Su Instagram è stato successo fin da subito? 

No, All’inizio mi sono dedicato alla glitch art (l’arte dell’errore) ma è stata una strada che non “bucava”. Ho, quindi, cercato e trovato una forma di espressione semplice che a livello estetico risultasse immediata, diretta e popolare. Imboccato questo cammino, con il fulmine bacon ad esempio, le creazioni sono diventati virali nel giro di qualche ora e sono approdate su blog pop e testate giornalistiche. 

fulmine bacon
Fulmine bacon (Courtesy DotPigeon)

Instagram è davvero uno strumento che dà la possibilità ad un creativo di diventare artista attraverso il dialogo con le nuove generazioni?

Sicuramente sì. Questo social rappresenta la perfetta democratizzazione del mondo dell’arte e dà veramente a tutti la possibilità di poterci provare. Instagram oggi rappresenta ciò che una volta rappresentavano i francobolli con opere celebri: aiuta la libera circolazione e la fruibilità dell’arte. 

Cosa serve per rendersi visibile nell’oceano dei social?

In primis è essenziale conoscere lo strumento e intercettare i trend che sviluppano maggiore interazione essendo attenti al contempo a proporre qualcosa di originale e con una tratto distintivo. Infine, bisogna abituare il pubblico a conoscerti in modo graduale. 

Dal like di Instagram alle pareti di una galleria: come è avvenuto il primo approccio con il mercato dell’arte?

Naturalmente tramite i social. All’inizio ho pensato quasi fosse uno scherzo. Ho accettato subito l’invito di Polito e Stabile dopo aver capito che condividiamo il desiderio di rendere maggiormente fruibile l’arte e di costruire insieme un percorso. Così ci siamo messi a lavorare sulla scelta di quali dei miei soggetti proporre per la prima volta su carta dando loro una vita che li mette al riparo dalla fugacità tipica del web. 

capezzolo lego
(Courtesy DotPigeon)

La tentazione di percorrere la strada dell’influencer marketing c’è stata?

No, vengo dal mondo della pubblicità e continuo a lavorare in tale campo quindi non l’ho mai considerata come opzione perché non voglio confondere la mia professione con la mia passione. L’arte è fatta di assoluta libertà creativa, il marketing non sempre. 

C’è chi sostiene che grazie al web sia oggi possibile per un artista disintermiediare le gallerie. È vero?

No. È essenziale per un artista affidarsi a chi professionalmente si occupa di arte. Pur essendo una persona molto digitale credo profondamente nelle competenze tipiche del mondo analogico.

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