Articolo tratto dal numero di febbraio 2019 di Forbes Italia.
Di Marco Castori
Hanno appena compiuto sessant’anni, e con i loro 50 milioni di fumetti venduti o con i cartoni trasmessi in oltre 100 paesi sono un autentico fenomeno pop mondiale, in grado di generare fatturato per milioni di euro anche a più di mezzo secolo di distanza dalla loro prima apparizione: eppure il business dei Puffi – i celebri ometti blu ideati nel 1958 dal fumettista belga Pierre Culliford, detto Peyo – non riguarda soltanto i tre film ad essi dedicati o i quattro parchi a tema realizzati dalla Russia al Bahrein (incluso quello itinerante attualmente a Bruxelles, dove una delle nove sfere dell’Atomium è stata decorata con l’immagine di un puffo). Ma anche un merchandising del tutto peculiare. Si tratta del mercato del collezionismo, che porta le statuine di Grande Puffo, Puffetta o Gargamella a raggiungere quotazioni da capogiro.
“Si parte dai pezzi più comuni e magari non in perfette condizioni, che valgono pochi centesimi – spiega Davide Volontà, 33 anni, di Moncalieri (Torino), detentore del Guinness World Record grazie a una collezione di ottomila pezzi e oggi considerato il maggior esperto mondiale del mercato – e si arriva a migliaia di euro per prototipi, oggetti in tiratura limitata e resine, come nel caso del personaggio di Grossbouf, realizzato nel 2011 in soli 100 esemplari. Il prezzo di lancio era di € 750 euro, oggi la quotazione si aggira sui € 3.000”. La serie degli otto Puffi olimpici distribuita nel 1983 con gli ovetti Kinder e commercializzata sul mercato tedesco vale invece 2.600 euro.
“I Puffi più rari”, aggiunge Barbara Bieshaar, esperta del portale Catawiki, “sono Grande Puffo e Puffetta che pregano, mentre i Puffi pasquali fanno registrare un’impennata di richieste soprattutto in quel periodo dell’anno”. Nonostante gli omini blu si contendano le attenzioni degli appassionati con altri soggetti (Tintin, gli Snorky, Lucky Luke, Asterix, ecc…) i più collezionati restano loro, e i classici oggetti in gomma – i più diffusi sono della ditta Schleich – sono gli unici a essere prodotti in tiratura limitata, mentre le rimanenti “memorabilia” (peluche, figurine, gadget o fumetti) sono molto meno ricercate. “I criteri fondamentali che determinano quotazioni elevate”, osserva Volontà, autore della guida ufficiale che censisce migliaia di pezzi, “sono la rarità e lo stato di conservazione del prodotto. I mercati di riferimento sono i più disparati, dai giovani studenti a insospettabili imprenditori o politici: chi acquista a cifre elevate è sempre spinto principalmente dalla passione, infatti è difficile che un collezionista venda la sua raccolta. Oggi la rete è il luogo virtuale dove si svolgono le maggiori transazioni, mentre ormai fiere e mercatini non offrono più nulla di interessante agli appassionati”.
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