SpaceEconomy

Le ambizioni cosmiche di Thales Alenia Space

Un rendering della nuova stazione cislunare.

Articolo tratto dal numero di aprile 2019 di Forbes Italia. Abbonati.

Per gli appassionati è semplicemente La Cupola. È quella, con sei aperture laterali più una orientata sul nadir, dalle cui finestre centinaia di astronauti sono rimasti abbagliati alla vista del nostro Pianeta. Da qui si affacciano gli ospiti della Stazione spaziale internazionale per manovrarne il braccio robotico, per controllare l’attracco dei veicoli e per ammirare, nel poco tempo libero, la meraviglia fragile della Terra.

La Cupola guarda oltre il cielo. Per questo è la metafora migliore per raccontare la società che l’ha costruita: Thales Alenia Space, eccellenza dello spazio con competenze e attività su tutta la filiera, un ricavo di 2,6 miliardi di euro nel 2017 e 7.980 dipendenti impiegati nelle 14 sedi in giro per il mondo. Compreso lo stabilimento di Torino, uno dei quattro italiani, dove La Cupola è cresciuta pezzo dopo pezzo.

Come la sua finestra spaziale, Thales Alenia Space è un connettore: di aziende e paesi diversi – è una joint venture della francese Thales (al 67%) e di Leonardo (33%) -, ma soprattutto di competenze multidisciplinari, capaci di rispondere all’intera catena del valore chiamata space economy, dalla manifattura alle applicazioni. Dulcis in fundo, proprio come La Cupola, Thales Alenia Space osserva gli orizzonti del nostro Pianeta, sia in senso letterale, visto che la società punta a diventare il più importante produttore di piccole costellazioni satellitari, sia in senso figurato: “Vogliamo contribuire all’espansione delle frontiere della conoscenza”, conferma Donato Amoroso, amministratore delegato di Thales Alenia Space Italia e vicepresidente del gruppo. Sono parole meno astratte di quanto sembrino: “Contribuiremo”, continua, “alle capacità e alle opportunità delle operazioni in prossimità della Luna, aprendo la strada alle future missioni umane nello spazio profondo e su Marte. Abbiamo già firmato contratti con l’Agenzia spaziale europea (Esa) per lo studio di due elementi della Lunar orbital platform-gateway, la nuova infrastruttura cislunare”.

Satellite in costruzione in un laboratorio di Thales Alenia Space.

Prospettive che potrebbero sembrare remote se non implicassero tappe intermedie già compiute, o prossime alla realizzazione, in quasi ogni ambito della space industry: oggi le vendite di Thales Alenia Space riguardano le telecomunicazioni per il 43%, l’osservazione della Terra, la scienza, la navigazione, le infrastrutture orbitali e l’equipaggiamento per il restante 57%. Se il recente passato annovera, tra gli altri, lo sviluppo di Iridium next, una costellazione di telecomunicazione già operativa e completa di 81 satelliti, o quello di satelliti radar per l’osservazione del nostro Pianeta come Cosmo-SkyMed e BlackSky, i prossimi mesi porteranno alla nascita del più avanzato sistema al mondo per il monitoraggio dell’ambiente terrestre e del near space, collocato tra i 23 km e i 100 km di distanza dalla superficie terrestre (tramite la partecipata NorthStar Earth and Space), alla seconda generazione di Cosmo-SkyMed, con un lancio previsto a fine 2019, e al battesimo di Euclid, un progetto dell’Esa per lo studio dell’energia e della materia oscura, nel cui ambito Thales Alenia Space sta realizzando il satellite da lanciare nel 2022.

Donato Amoros, amministratore delegato di Thales Alenia Space Italia.

Il gruppo è anche prime contractor del programma ExoMars, frutto della cooperazione tra l’Agenzia spaziale europea e quella russa (Roscosmos), con il contributo dell’Agenzia spaziale italiana (Asi). La seconda fase della missione, nel 2020, porterà su Marte un rover (veicolo di esplorazione) dotato di strumenti per perforare e analizzare il suolo. “Credo che la nostra qualità più importante sia il dinamismo”, sottolinea Amoroso, “è questa caratteristica ad aver portato all’apertura di nuovi mercati e all’acquisizione di nuovi clienti in Russia, America e Sud Est Asiatico, in particolare in Cina e Corea. Proprio il contratto per supportare le industrie aerospaziali coreane nello sviluppo di una costellazione di quattro satelliti radar per l’osservazione terrestre sottolinea la nostra esperienza nella fornitura di satelliti all’avanguardia. Soprattutto rappresenta un’opportunità di cooperazione cruciale tra Italia e Corea, conferma la nuova tendenza del business spaziale e la nostra intenzione di diventare il maggior produttore di piccole costellazioni di satelliti caratterizzati da tempi di rivisita ridotti”. Non molto più avanti, ci sono la Luna e Marte. “Lo sviluppo di un avamposto in prossimità della Luna è previsto dal 2020. I contratti siglati a settembre 2018 con Esa ci affidano lo studio di due moduli, l’International Habitat e l’Esprit. È la conferma del nostro ruolo chiave nell’entusiasmante avventura di rendere il sogno dell’esplorazione spaziale realtà”.

Una realtà, quella mossa dalle ambizioni cosmiche, che oggi vale 383,5 miliardi di dollari a livello globale, cifra che secondo Morgan Stanley triplicherà entro 20 anni. “Uno studio effettuato dall’Asi ha evidenziato dal 2005 un incremento dell’economia dello spazio del 6,7% annuo, il doppio rispetto al tasso di crescita dell’economia mondiale. Ogni euro investito nelle attività spaziali ne produce 11 di ritorno economico sul territorio. Questo perché lo spazio, oggi, è parte della nostra quotidianità, è l’orizzonte che permetterà di costruire una vita migliore e sostenibile qui, sulla Terra”. Quella fragile meraviglia su cui La Cupola si affaccia.

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