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Cos’hanno in comune aziende come Ferrero, BMW e Lamborghini

(GettyImages)

Un’azienda che agli occhi di un potenziale candidato risulta più attrattiva delle altre lo è sicuramente per quello che offre, per i benefit che dà ai suoi dipendenti, per le azioni di welfare, ma anche per tutto quello che fa per evidenziare, sia internamente che esternamente, la qualità del “brand” come luogo di lavoro e non solo. Attraendo in questo modo sì i lavoratori ma anche consumatori attenti che, in un’ottica di value proposition (ossia di proposta di valori fatta al mercato), tengono particolarmente in considerazione ciò che c’è dietro a un prodotto o a un servizio e non solo quel che appare esteriormente.

 

L’importanza dell’employer branding per le aziende

Che pertanto ai primi posti, per l’Italia, della Randstad Employer Brand Research 2019, ci siano aziende come Ferrero, BMW e Automobili Lamborghini forse non stupisce molto visto che si tratta anche di marchi “ben voluti”. Eppure, in un mercato competitivo come quello attuale l’employer branding è da considerare come parte attiva della strategia di marketing visto che, come sottolinea l’a.d. di Randstad Marco Ceresa, “è fondamentale per superare l’emergenza della scarsità delle competenze”.

E quali sono le aziende che in Italia non solo rendono migliore il luogo di lavoro, ma sono anche in grado di comunicare tali attività in modo di far parte dei desiderata di chi è alla ricerca di un lavoro?

 

Le aziende dove gli Italiani vorrebbero lavorare: Ferrero, BMW e Lamborghini

Stando alla ricerca, che in Italia è stata condotta su 7700 persone di età compresa tra i 18 e i 65 anni (non solo lavoratori, ma anche studenti e non occupati), nel nostro Paese l’azienda dove tutti vorrebbero lavorare è Ferrero, che ha avuto il 78,5% di preferenze. Un risultato significativo, tanto più che le aziende selezionate, a differenza di quanto avviene per altre classifiche simili, non si sono candidate per la ricerca.

Un risultato che ha visto primeggiare l’azienda di Alba anche all’interno del Randstad Globe, premio che viene conferito a quelle aziende che sulla base della ricerca sono risultate più attrattive per ciascun fattore oggetto dell’indagine. Nel caso dell’impresa piemontese: sicurezza del posto di lavoro, atmosfera di lavoro piacevole, buona reputazione, CSR (Responsabilità sociale d’impresa) e worklife balance, ossia la capacità di sapere favorire l’equilibrio tra vita professionale e vita privata. Un riconoscimento che, come ha commentato Alessandro d’Este, presidente e amministratore delegato di Ferrero Commerciale Italia “va attribuito principalmente alle nostre persone, che quotidianamente si impegnano a preservare la reputazione della nostra azienda, sia come datore di lavoro, che come organizzazione socialmente affidabile e riconosciuta in Italia e nel mondo, sapendo coniugare la forza della tradizione Ferrero con la capacità di essere innovativi e contestualmente moderni”.

Al secondo posto BMW, con il 73,2% delle preferenze degli intervistati e al terzo Automobili Lamborghini, indicata come azienda ideale dal 72,6% degli intervistati. Un secondo posto che per BMW si deve al fatto di avere puntato su “mercato del lavoro, innovazione, formazione, diversità, inclusione, coinvolgimento, motivazione e benessere dei collaboratori”, commenta Marco Bergossi, HR Director di BMW Italia S.p.A. E poi: “Flessibilità dell’orario e del luogo di lavoro, uffici con attrezzature confortevoli e tecnologie innovative, percorsi di carriera personalizzati, job rotation, corsi di formazione sulla digital transformation, l’innovazione e la leadership in contesti di volatilità e incertezza, attività di responsabilità sociale”.

L’azienda fondata nel 1963 da Ferruccio Lamborghini e adesso di proprietà di Audi, ha anche ottenuto il primato nel Randstad Globe nella retribuzione/benefit e nell’uso delle tecnologie di ultima generazione.

A seguire, nella classifica di Randstad delle aziende più attrattive in  Italia: Thales Alenia Space, Feltrinelli, Maserati, Mondadori, RAI, Avio Aero e Coca-Cola HBC Italia.

 

Cosa cercano gli Italiani: in primo luogo l’equilibrio tra vita privata e lavoro

Ciò che emerge dalla ricerca Randstad Employer Brand è anche una fotografia nitida di cosa gli italiani ricercano nei luoghi di lavoro. Per la maggioranza degli intervistati, un datore di lavoro deve in primis favorire l’equilibrio tra vita professionale e privata.

Altri fattori indicativi riguardano poi l’essere in un posto di lavoro piacevole (52%), avere una buona retribuzione e benefits (47%). E a seguire: sicurezza del posto di lavoro (46%) e opportunità di carriera (37%). Questo a grandi linee, ma ci sono differenze in base all’età, dimostrazione palese che il mondo del lavoro è ancora una volta destinato a cambiare.

Chi ha tra i 18 e i 24 anni adesso, rispetto a chi li aveva 20 anni fa, punta non tanto su stipendio e posto fisso quanto sull’atmosfera piacevole, i Millennials – dai 25 ai 34 – guardano alle occasioni di carriera mentre chi supera i 35 e resta sotto i 54 guarda alla vicinanza del luogo di lavoro. Gli over 55, infine, per un retaggio culturale o magari per via della maggiore esperienza, puntano sulla solidità finanziaria dell’azienda.

I settori e i tipi di aziende più ambiti

Quanto a settori e tipologie di impresa particolarmente ambiti, il fascino dei media vince ancora, insieme all’automotive, alle società attive nei prodotti di largo consumo, al farmaceutico e all’elettronica.

 

Come cercano (e trovano) lavoro gli Italiani

E gli Italiani come cercano l’agognato lavoro? Nei modi più disparati: prevale Infojobs, seguito dalle agenzie di lavoro e portali come Monster. Solo dopo ci sono i siti delle aziende, le conoscenze personali, Google e infine social media come LinkedIn e Facebook. Poco efficaci, per chi ha trovato già un lavoro, risultano i servizi per il pubblico impiego (chissà che il Navigator non cambi la percezione), recruiter e fiere.

Infine, per le aziende da non trascurare la reputazione: ben l’88% degli aspiranti candidati la verifica online, in particolare i più giovani.

Occorre dunque puntare non solo sull’employer branding, ma anche sulla corporate reputation che passa anche e soprattutto dai social media. Attenzione dunque anche agli #epicfail, quegli scivoloni che se non rovinano la fiducia in un’azienda, in qualche modo la rendono meno attrattiva.

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