Probabilmente non scalderà il cuore dei tifosi come l’acquisto di un top player, ma la decisione di Inter e Milan di mettersi assieme per costruire un nuovo stadio al posto dello storico Meazza potrà portare benefici enormi ai due club milanesi, consentendo loro di lanciare un serio guanto di sfida allo strapotere economico della Juventus.
La novità
Dopo un lungo susseguirsi di rumors e smentite, i due club meneghini per bocca del presidente rossonero Paolo Scaroni e dell’ad nerazzurro Alessandro Antonello, hanno annunciato che costruiranno “un nuovo San Siro accanto al vecchio, nella stessa area della concessione. Il vecchio verrà buttato giù e al suo posto ci saranno nuove costruzioni”. I due top manager hanno auspicato che il nuovo impianto possa ospitare la cerimonia d’inaugurazione delle Olimpiadi invernali del 2026 per le quali Milano è candidata con Cortina, anche se su questo punto il sindaco Giuseppe Sala (il Meazza è di proprietà del Comune) ha frenato sui tempi. Su questo si vedrà, intanto è stato fatto un passo in avanti mettendo in conto un investimento da circa 600-700 milioni di euro, con tempi di costruzione intorno ai tre anni.
Il progetto
In attesa dei dettagli, che al momento non sono stati forniti, restiamo alle ipotesi circolate nelle scorse settimane. I tecnici ingaggiati dalle due società avrebbero messo a punto un progetto da 60mila posti (in linea con i dettami Uefa per ospitare le finali delle competizioni europee, inferiore agli 80mila posti del Mezza), con la previsione di un piano sotto il livello stradale per minimizzare l’impatto visivo sul quartiere. Il nuovo impianto sarà ubicato vicino al vecchio stadio, per cui potrà continuare a essere indicato come San Siro (dal nome del quartiere) e ospiterà anche spazi commerciali, con un ingresso distinto per i due club.
Ragioni di business e non solo
Dietro questa scelta, che nel tempo ha superato l’ipotesi alternativa della ristrutturazione, c’è la consapevolezza che il Meazza – che pure resta uno degli stadi più belli della Penisola – non è in grado di rispondere all’evoluzione dello scenario competitivo. Gli spazi di crescita in termini di fatturato sono enormi laddove gli impianti affiancano all’ospitalità delle partite di calcio un ventaglio di opportunità 365 giorni all’anno. Un concetto di polivalenza che riguarda non solo la possibilità di espandere le attività commerciali, ma anche di integrare la struttura con le esigenze del territorio circostante.
Non è un caso se negli ultimi dieci anni in tutto il mondo sono stati avviati (e in due casi su tre già completati) 495 nuovi stadi, di cui 240 legati al calcio.
Cosa cambia per Milan e Inter
L’avvio dello stadio di proprietà è stato alla base della rinascita della Juventus dopo lo scandalo Calciopoli, che ha portato alla retrocessione del club bianconero in Serie B. Nel 2010-2011, l’ultima stagione disputata allo Stadio Olimpico, la Juventus ha incassato dal botteghino poco più di 10 milioni di euro, ma al primo anno del nuovo impianto gli incassi erano già saliti a 33 milioni e nel 2014/15 il dato era salito a 51 milioni. Il bilancio 2017/18 ha visto entrate per 56 milioni, dunque un dato superiore di cinque volte rispetto a quello di partenza, ma con un trend di crescita che va rallentando sensibilmente.
Inter e Milan partono da circa 40 milioni a testa, ma hanno ampio spazio per superare nettamente il risultato dei bianconeri sia perché il nuovo impianto sarà di 60mila posti contro i 41mila di quello torinese (già oggi i due club milanesi sono al top in Italia per media di spettatori paganti a partita), sia perché con uno stadio di proprietà potranno accelerare sulla redditività per spettatore, oggi zavorrata dai costi di locazione corrisposti al Comune e dalla già citata scarsa efficienza del Meazza. Con l’avvio di attività commerciali intorno all’impianto, potranno inoltrare arrivare nuove risorse che i due club andrebbero poi a spartirsi equamente.
Per fare qualche esempio internazionale, ogni anno il Barcellona incassa dallo stadio circa 160 milioni di euro e il Real Madrid arriva a 145 milioni. Milan e Inter invece, come detto, non arrivano a 40 milioni a testa, pur avendo la città un appeal in termini di attrattività non inferiore ai due grandi centri iberici.
Riuscire anche solo a dimezzare il gap nel giro di un triennio vorrebbe dire avere a disposizione non meno di 60 milioni aggiuntivi che entrano in cassa ogni anno. Senza considerare l’impatto in termini di merchandising e sfruttamento dei diritti legati al nuovo impianto.
Uefa meno rigida sul Ffp
E non finisce qui: nell’era del Fair Play Finanziario, i costi sostenuti per le infrastrutture rientrano nel capitolo delle spese virtuose e vengono scorporati dal bilancio esaminato dall’Uefa. Anzi, quest’ultima guarda di buon occhio agli investimenti che irrobustiscono la dotazione patrimoniale delle società di calcio, mostrandosi meno severa in caso di sforamento di altri parametri finanziari. Senza dimenticare che anche le banche, quando si trovano di fronte alla richiesta di un finanziamento (ad esempio finalizzato all’acquisto di un nuovo calciatore), sono più propense a concederlo dietro la presentazione di una garanzia solida come quella immobiliare.
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