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Perché l’accordo M5S-Pd potrebbe sopravvivere a un no di Rousseau

(Imagoeconomica)

Ascolta “E se Rousseau dice no al Pd?” su Spreaker.

Sulla piattaforma Rousseau è in arrivo il quesito per la ratificazione da parte degli iscritti al Movimento 5 Stelle dell’accordo per la formazione di un governo con il Pd.

Si tratta dell’ultimo scoglio, a meno di nuove inattese marce indietro delle due parti, per la formazione del cosiddetto Conte Bis.

Naturale dunque che si guardi all’esito della consultazione con apprensione da una parte e con interesse dall’altra. Mai come questa volta la piattaforma Rousseau può infatti avere un ruolo centrale nel determinare le sorti del futuro politico del Movimento e del Paese.

Soprattutto se il risultato del voto dovesse essere negativo, cosa che imporrebbe ai parlamentari M5S l’obbligo, almeno morale, di archiviare qualsiasi accordo. In quel caso – si dice da più parti – al Quirinale non resterebbe che indicare la strada del voto.

Ma non è detto che debba essere proprio così.

Il primo ad accorgersene è stato David Allegranti su Il Foglio di ieri: l’articolo 4 dello Statuto del Movimento 5 Stelle, così come presente in rete, indica alla lettera d) un’importante ulteriore scenario.

Se è vero infatti che “le decisioni rimesse agli iscritti s’intendono approvate qualunque sia il numero di partecipanti al voto”, l’articolo aggiunge che “entro cinque giorni, decorrenti dal giorno della pubblicazione dei risultati sul sito dell’Associazione, il Garante o il Capo Politico possono chiedere la ripetizione della consultazione, che in tal caso s’intenderà confermata solo qualora abbia partecipato alla votazione almeno la maggioranza assoluta degli iscritti ammessi al voto”.

Fuori dal gergo statutario, significa che Beppe Grillo (il Garante) o Luigi Di Maio (il Capo Politico) potrebbero anche chiedere una nuova consultazione se il risultato della prima non dovesse essere quello sperato. E in quel caso il risultato non avrebbe valore se non andasse al voto il 50% + 1 dei possibili votanti.

Un comma comunque da rispolverare con cautela da parte dei vertici del Movimento. Che in caso di ripetizione del voto rischierebbero di inimicarsi una parte della base, quella da sempre più attenta al tema della democrazia diretta e che valuterebbe quindi una nuova chiamata su Rousseau come una intollerabile ingerenza nel loro giudizio.

Una strada non priva di asperità quindi, ma comunque percorribile qualora ve ne fosse la volontà politica.

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