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Chi sono Goldstein e Bhatia, i due superfan milionari dell’NBA

di Francesco Nasato

Il concetto di tifo nella NBA è diverso da quello a cui siamo abituati, soprattutto nel calcio. Niente ultras, niente striscioni, niente spostamenti di massa in trasferta, niente cori, tamburi o bandiere. Anche all’interno della lega sportiva più globale e spettacolare del mondo, in cui agonismo e intrattenimento si sfiorano di continuo, non mancano però personaggi che del loro tifo e passione per il basket hanno fatto un segno distintivo.

Su tutti due nomi che con percorsi diversi sono arrivati allo status di “superfan”: James,
detto Jimmy, Goldstein e Nav Bhatia, dall’India al Canada partendo con zero dollari nelle tasche e una laurea in ingegneria.

Jimmy Goldstein è un’icona della NBA senza aver mai giocato un singolo minuto nel corso della sua vita da professionista. 80 anni il prossimo 5 gennaio, moda, architettura e donne come interessi oltre al basket, se gli si chiede come sia diventato multimilionario si limita a dire “ho fatto alcuni investimenti che mi sono andati particolarmente bene”. Profilo basso che sparisce completamente ogni volta che si presenta in un’arena NBA: tutti si fermano da lui anche solo per un rapido saluto, mentre Jimmy sfoggia cappelli larghi, pantaloni a zampa d’elefante, scarpe lunghe a punta, gilet, camicie e magliette sgargianti, in un mix improbabile se non fossimo negli Stati Uniti e non stessimo parlando di Jimmy Goldstein. Originario del Wisconsin e di Milwaukee, ha scelto come sua residenza una meravigliosa villa sulle colline di Bel Air, la Sheats–Goldstein Residence, pensata dall’architetto John Lautner, allievo di Frank Lloyd Wright, comparsa anche in film come “Il grande Lebowski” e “Charlie’s Angels”. Senza fare distinzione tra Clippers e Lakers, anche se pubblicamente ha dichiarato di non essere un fan dei gialloviola, è presenza fissa a bordo campo allo Staples Center grazie a un abbonamento annuale dai costi sostenibili per pochi, tra cui lui, con la regia americana sempre pronta a inquadrarlo durante un timeout o una pausa della partita. L’amore per il basket di Goldstein arriva però oltre: soprattutto in periodo di playoff cerca di non perdersi nemmeno una sfida, passando così da una parte all’altra degli Stati Uniti senza che età o acciacchi fisici possano impedirgli di assistere allo spettacolo da una posizione assolutamente privilegiata, a pochi metri dalle panchine di quei campioni che se possono gli diventano amici senza esitare. Il conto totale arriva a circa 100 partite dal vivo ogni stagione. L’investitura definitiva di superfan per Jimmy arriva nel 2010, quando l’allora commissioner della NBA David Stern dichiara: “È il nostro più grande investitore in biglietti NBA nel mondo e il tifoso che
si veste nella maniera più unica”.

Nav Bhatia è molto più normale nel suo modo di vestire e ha un unico amore sotto canestro: i Toronto Raptors. Come lui, anche la squadra fresca vincitrice del titolo NBA ha dovuto farsi accettare da una città, Toronto, e da uno stato, il Canada, in cui lo sport di riferimento è l’hockey. I Raptors sbarcano in città nel 1995, lui invece è già in Canada dal 1984, quando arriva dall’India con indosso il tipico turbante dei Sikh. Pochi soldi in tasca, ma una grande voglia di emergere, realizzando così il classico sogno americano. A dire dello stesso Bhatia, nonostante la laurea in ingegneria, servono oltre 300 colloqui di lavoro prima che un concessionario d’auto si decida a dargli un’opportunità. Da qui in poi la scalata è irresistibile, vende macchine come nessuno, viene promosso nei quadri dirigenziali prima di decidere di diventare il proprietario di quel posto che aveva creduto in lui. Intanto dalla prima partita giocata dai Raptors in casa del 1995 è presenza fissa a bordocampo. Non importa se si tratti della più inutile gara di pre-season o di fine stagione regolare, primo turno di playoff o NBA Finals. Nav c’è sempre e nel frattempo le sue fortune imprenditoriali lo hanno portato a diventare il principale venditore d’auto indiano di tutto il Canada, in grado di spendere ogni anno più di 300mila dollari per i biglietti delle gare in casa dei Raptors, con sei posti garantiti a bordocampo. Rigorosamente con canotta della squadra e turbante in testa. Una fedeltà così incrollabile da renderlo il super fan numero uno dei Raptors, quasi più popolare del rapper Drake, anche lui grande tifoso di Toronto, anche se le sue presenze non sono paragonabili a quelli di Bhatia. Il 14 giugno scorso, quando i Raptors hanno vinto il titolo NBA per la prima volta nella storia, era naturalmente presente a bordo campo e intervistato ha dichiarato di sentirsi “in cima al mondo” mentre orgoglioso indossava la maglietta celebrativa sotto all’immancabile turbante.

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