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La designer milanese che ha esaltato il lato pop del gioiello

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Bea Bongiasca nella sua boutique monomarca

Milanese doc, ha appena aperto la sua prima boutique in Brera. Uno spazio tutto rosa per provare e vivere il tocco pop delle sue creazioni preziose, che hanno conquistato anche l’America

Con i suoi gioielli a tinte pop ha svecchiato le classiche “sciure” milanesi. Beatrice Bongiasca, milanese doc anche lei, classe 1990, si è laureata con lode in Jewellery Design alla Central Saint Martins di Londra, e nel 2014 ha fondato il suo brand Bea Bongiasca. “Ci è voluto un anno di lavoro intenso prima di presentare ufficialmente la prima collezione No Rice, No Life”, racconta. Magra, bionda, ha studiato all’estero, vive in Brera e ha fondato un brand di gioielli: Bea ha tutte le caratteristiche della perfetta Milanese imbellita, ma con un plus: uno stile tutto suo, molto più colorato e non convenzionale, che dà voce ai suoi numerosi viaggi.

Nonostante nel 2017 fosse già stata inserita proprio da Forbes nella seconda classifica annuale dei “30 Under 30 Europe” per le categorie Arts & Dorm Room Founders, Bea rimane con i piedi per terra, conscia del suo successo internazionale, ma desiderosa di fare le cose bene, con i giusti tempi e la cura adeguata a un progetto che è un vero e proprio gioiello.

Divertendosi e facendo divertire con le sue creazioni, intrise di Oriente e Occidente, ha conquistato il mercato americano duplicando il fatturato, e ha aperto la sua prima boutique monomarca in via Solferino 25 a Milano. Un traguardo importante, dopo il successo del Pop-Up Store a La Rinascente, in una location legata ai suoi ricordi di infanzia. Bea in Brera ci è cresciuta, e il rosa, il colore scelto per gli interni della boutique, è lo stesso della sua camera da letto, entrambi disegnati da Massimiliano Locatelli dello studio Locatelli &Partners. Al suo primo negozio ha dedicato un anello inedito, in edizione limitata: è il best seller della collezione You’re So Vine, rivisitato per l’occasione con un fiore viola in ametista che riprende le cementine tipiche della pavimentazione dello store.

Gli interni della boutique monomarca di Bea Bongiasca

Sei passata dall’online al negozio fisico, una dinamica inversa rispetto a quello che succedeva una volta…
“Aprire il negozio è sempre stato il mio obiettivo, e infatti non ho avuto tempo di realizzare che finalmente è successo. Non mi sono ancora posta un nuovo traguardo, voglio prima curare bene i dettagli qui, poi vedremo”.

La boutique di Bea Bongiasca in via Solferino a Milano

Quanto è importante Instagram per avere successo?
“Ho un profilo Instagram che seguo al meglio, ma non devo la mia carriera professionale a questo social network. Non ha avuto la funzione di passaparola, è arrivato dopo. Credo che i follower rappresentino la seconda fase di un brand: solo quando si è già conosciuti, allora anche le interazioni aumentano”.

Qual è il fil rouge che unisce la creazione dei tuoi gioielli?
“E’ senza dubbio il colore, l’essere pop. Con i miei gioielli voglio trasmettere divertimento e leggerezza. Mi piace l’idea di svecchiare i classici, aggiungendo un tocco di allegria”.

Qual è il valore aggiunto dei tuoi gioielli?
Il fatto di usare solo oro 9 carati è una scelta. Sono un marchio giovane, ci sarà sicuramente tempo per l’oro 18 carati. Il valore dei miei gioielli è tutto nel design”.

Qual è la ragazza tipo che indossa gioielli Bea Bongiasca?
“Sono trasversali, non hanno una fascia di età specifica. Il colore riesce a mettere d’accordo gusti e stili. Le mie clienti sono tutte persone cui piace la leggerezza, che si riconoscono in uno stile pop, e non eccessivamente serioso. E poi i gioielli sono molto più liberi della moda, si può giocare e osare, sono l’accessorio audace capace di smorzare un intero look”.

Com’è lo stile della Milanese doc?
“Credo che lo stile della perfetta ragazza milanese si è evoluto. È meno classico, meno da sciura. Ci sono più stili che convivono, più designer, più mix di brand alti e bassi”.

 

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