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Roberto Prioreschi, Bain & Company
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Una nuova recessione è alle porte? Cosa dice il barometro di Bain & Company Italia

Articolo tratto dal numero di Forbes di febbraio 2020. Abbonati

“I segnali che arrivano dall’economia mondiale fanno immaginare una nuova possibile recessione. Non sarà drammatica come quella del 2008, ma è il momento di prepararsi da ora per non arrivare impreparati”. Roberto Prioreschi, managing director di Bain & Company Italia, fa leva sull’esperienza accumulata a livello internazionale per mandare un messaggio senza filtri agli imprenditori del nostro paese. Che non è allarmistico, ma piuttosto caratterizzato da un sano realismo che parte dalla consapevolezza dei punti di forza che caratterizzano l’economia italiana per individuare le possibili strade per affrontare la recessione. Di certo, c’è che la crisi non appare dietro l’angolo. “L’economia continua a crescere in molte aree del pianeta, anche se perde progressivamente forza rispetto al 2019 e soprattutto al 2018”, spiega il numero uno in Italia del colosso della consulenza. In questo scenario, mentre gli Stati Uniti continuano a crescere a ritmo spedito, “l’Europa è caratterizzata da un deteriorarsi dei fondamentali in Germania, storica locomotiva dell’area, e dall’incapacità di trovare unità d’intenti a livello politico”, sottolinea.

Un po’ a sorpresa rispetto al sentire prevalente tra gli analisti, Prioreschi non vede l’Italia in una posizione di fondo nell’eurozona. “È vero che cresciamo poco, ma le particolarità del nostro sistema produttivo, caratterizzato da un dominio di piccole e medie imprese, offre la possibilità di reagire con una certa flessibilità alle difficoltà”. Questo almeno nel breve perché, se lo scenario di fondo dovesse complicarsi ulteriormente, secondo quello che è l’outlook di base che caratterizza Bain, sarebbe difficile resistere a lungo. I mercati sono per loro natura ciclici, ricorda ancora, e diversi analisti prevedevano un’economia con il passo di gambero già all’inizio del 2019, anche se poi le previsioni si sono modificate rapidamente, complice il cambio di rotta delle banche centrali, tornate a un atteggiamento ultra accomodante che ha portato benefici soprattutto ai mercati finanziari. E quella italiana, rimasta indietro negli anni precedenti, è stata tra le migliori Borse a livello mondiale (la seconda in Europa dopo la Grecia). Ci sono spazi per evitare il ciclo negativo? “Detto che siamo calati nelle dinamiche internazionali, a livello italiano quello che manca è soprattutto un progetto di politica industriale capace di guardare al di là di 12/24 mesi. Vale dal punto di vista delle infrastrutture, così come dell’assetto bancario e dell’energia, solo per citare alcuni ambiti”.

Se questa è la cornice di fondo, su cosa sono chiamati a concentrarsi gli imprenditori? “Come consulenti ci stiamo concentrando su due filoni”, spiega Prioreschi. “Il primo è stringere i bulloni della macchina operativa per anticipare gli effetti crisi”. Il che, spiega, non significa guardare solo ai costi del personale, ma soprattutto agire sul fronte del performance improvement. “In concreto significa rivedere in chiave dinamica e innovativa alcuni processi chiave in una logica di efficacia e di efficienza sull’output del prodotto o servizio finale al cliente”. Il secondo filone riguarda la digital transformation, “che non deve essere un fine, bensì un mezzo per migliorare la propria attività di business puntando a una crescita del valore. Insomma, la priorità è creare valore (maggiore efficienza) e arrivare meglio ai miei clienti (maggiore efficacia)”.

Infine uno sguardo alle strategie aziendali. “Nell’anno da poco iniziato abbiamo in programma tra 50 e 70 assunzioni, di cui almeno il 50% donne”, sottolinea. “Inoltre a breve presenteremo un innovation hub a Milano, nel quale gli imprenditori potranno toccare con mano quello che facciamo nella digital transformation. Tanti parlano di questo argomento, noi facciamo vedere concretamente quello che facciamo e con quali risultati”. Bain Italia ha anche il coordinamento del mercato turco e di quello greco. “Due paesi ad alto potenziale”, li definisce il manager. “In particolare la Turchia, con 86 milioni di abitanti, di cui 15 milioni concentrati a Istanbul, è il posto in cui essere oggi per le potenzialità inespresse. Anche la Grecia è un mercato di grande interesse, complice la scelta di dotarsi di una seria politica industriale per puntare a una crescita sostenibile”. Luci e ombre del mercato, dunque, da affrontare senza timori.

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