di Federico Piccaluga, General Counsel Duferco Participations Holding SA
Negli ultimi anni, in particolare nell’ultimo lustro, si è assistito alla comparsa di una serie di concetti legati alla responsabilità sociale d’impresa (Corporate Social Responsibility).
Una maggior aspettativa esterna ed interna in termini di sostenibilità ha “costretto” molte aziende a ripensare le proprie strategie e la definizione di obiettivi che tengano conto anche di aspetti di sostenibilità è diventata la prassi.
Ad oggi, la quasi totalità delle grandi aziende dichiara di prestare attenzione alla propria responsabilità sociale.
Un importante studio condotto nel 2019 su un campione di 194 aziende quotate (“Seize the change 2019” condotto daEY) fa luce sulla situazione italiana, caratterizzata in termini di sostenibilità da un ritardo rispetto al virtuoso scenario europeo, ma che sta anch’essa vivendo un processo di trasformazione.
Luci e ombre raccontano la realtà che emerge da tale studio: se da un lato infatti il 96% delle aziende del campione considerato rendiconta integralmente le emissioni dirette e indirette di gas serra e circa i 2/3 definisce obiettivi e impegni legati ai cambiamenti climatici, dall’altro solo 1/3 di esse definisce un piano di sostenibilità di medio-lungo periodo.
Una trasformazione è innegabilmente in atto anche in Italia e nei prossimi anni la sostenibilità sarà sempre di più un tema di dibattito nel mondo dell’impresa, la velocità e la forza di questo cambiamento dipendono però da due fattori principali: la regolamentazione e la volontà delle aziende stesse di abbracciare a pieno il cambio di paradigma.
Possiamo identificare tre principali direttrici che hanno portato all’introduzione di quella che possiamo definire: “la macro-area della sostenibilità” all’interno delle aziende:
- Regolamentazione: negli ultimi anni c’è stata un’ondata di regolamentazione internazionale e nazionale in tema CSR ed è prevista un’ulteriore in arrivo.
- Pressione da parte di tutti gli stakeholders: consumatori, banche, fornitori e dipendenti in primis.
- Comprensione del ruolo della sostenibilità come leva strategica sul lungo periodo.
L’identificazione di una figura o un dipartimento all’interno dell’azienda che si occupi di sostenibilità è emersa come una delle difficoltà principali riscontrata.
I problemi più evidenti sono dovuti da un lato alla mancanza di competenze specifiche, dall’altro al rischio di affrontare il tema con un approccio troppo market-oriented, con una prospettiva di breve periodo volta solamente ad acquisire la fama di “azienda sostenibile”, piuttosto che ad integrare effettivamente la responsabilità sociale nei processi aziendali.
Si nota però come in molte aziende i boards abbiano deciso di “puntare” sul General Counsel (GC) e sul dipartimento legale, come figura a cui delegare la gestione della sostenibilità.
Il ruolo del GC negli ultimi anni ha sperimentato una graduale espansione delle funzioni all’interno dell’azienda, come è stato ripreso più volte anche da questa rivista sia nella versione italiana nell’articolo: “General Counsel, un evento a Milano con Deloitte per saperne di più (Gennaio 2020)”, sia nella versione americana: “General Counsel: Guardian and Conscience of The Company (Agosto 2017)”. In questo contesto è stato valorizzato lo sguardo generale del GC su tutti i processi aziendali, non solo sulle questioni meramente legali.
In primo luogo quindi, anche grazie a questa visione olistica sull’azienda propria del General Counsel ed al fatto che il suo ruolo di consigliere include già considerazioni etiche e morali, il GC è qualificato per essere il riferimento del board per quanto riguarda la CSR.
L’ufficio legale, con il General Counsel in particolare modo, si può considerare come il garante che assicura che la ricerca di un profitto nel breve periodo non comprometta la sostenibilità nel lungo periodo, sotto tutti i punti di vista.
Altri aspetti che hanno portato ad un maggior affidamento delle pratiche di CSR in azienda al GC riguardano gli aspetti puramente normativi della sostenibilità: in primo luogo la compliance rispetto all’ampia regolamentazione delle istituzioni internazionali e nazionali in tema di sostenibilità che ha avuto luogo negli ultimi anni e che è in prevista nei prossimi. La regolamentazione in materia ambientale, sociale, di governance e di rendicontazione degli aspetti di CSR può essere molto complessa ed il coinvolgimento del dipartimento legale è in ogni caso imprescindibile nella maggior parte dei casi. Dal momento che però la sostenibilità non può limitarsi alla mera compliance, lo sforzo richiesto al General Counsel a cui viene affidata la gestione della sostenibilità in azienda è più ampio ed è necessaria l’acquisizione di competenze specifiche.
Il posizionamento all’interno dell’azienda è un altro elemento che certamente ha contribuito alla presa in carico della sostenibilità da parte dei GCs.
La sostenibilità è un elemento trasversale all’azienda, che deve necessariamente coinvolgere tutti. Un esempio classico è quello della trasparenza e della disclosure delle performance e pratiche di sostenibilità che tradizionalmente coinvolge il dipartimento della comunicazione. Il documento prodotto viene infatti usato dalle aziende anche come strumento di engagement con tutti gli stakeholders e, se correttamente veicolato, può costituire un importante elemento di rafforzamento della “brand reputation”.
La forma tipica con la quale avviene questa disclosure è quella del bilancio sociale o report di sostenibilità, di cui l’ordinamento italiano attraverso il D.lgs 254/2016 ha introdotto l’obbligo di rendicontazione per gli Enti di Interesse Pubblico con più di 500 dipendenti. Il legislatore italiano recepiva in questo modo la Direttiva 2014/94 UE.
La pubblicazione su base volontaria del report di sostenibilità è però un fenomeno in continua crescita e ci si attende che questo trend continui anche nei prossimi anni. Molte società, anche di limitate dimensioni, hanno preso consapevolezza dell’accresciuta rilevanza dello strumento del bilancio sociale in termini di immagine e posizionamento.
Come è facilmente intuibile la pubblicazione di questo documento richiede un grande sforzo interno dell’azienda ed coinvolgimento di tutti i dipartimenti è una conseguenza dell’ampiezza di questa tipologia di report e una garanzia rispetto al fatto che la cultura della sostenibilità si diffonda davvero a tutti i livelli. Il General Counsel a cui viene affidata la gestione della sostenibilità in azienda deve dunque svolgere anche un ruolo di coordinamento per la pubblicazione di questo documento, che permetta un’efficace raccolta di informazioni dai vari dipartimenti o dalle subsidiaries nel caso in cui si trattasse di un gruppo, come nella mia esperienza con il gruppo Duferco.
Appare chiaro come la sostenibilità rappresenterà per il futuro, ancora più di oggi, un elemento strategico per le aziende, le quali si dovranno confrontare con un mercato fatto di nuove esigenze da parte dei consumatori e normative più stringenti per quanto riguarda il rispetto dei diritti dei lavoratori, delle comunità locali, dell’ambiente ed in tema di governance.
L’acquisizione di competenze specifiche da parte del General Counsel che assume la gestione della sostenibilità all’interno dell’azienda sarà dunque un passaggio fondamentale che segnerà un cambiamento ed un ampliamento nella professione.
Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .
Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .