Leader

Rapper, imprenditore e collezionista. Fedez ci ha raccontato la sua passione per la street art

Fedez sul red carpet del Festival cinematografico di Venezia (Tristan Fewings/Getty Images)

L’arte contemporanea – e la street art in particolare – oltre al pubblico ormai consolidato di appassionati, collezionisti e istituzioni museali, oggi ne attira anche uno nuovo, più giovane.

Gran parte del merito di questo interesse è da attribuirsi alle sinergie che alcuni artisti hanno saputo creare con la fashion industry, moltiplicando così le occasioni di incontro tra i giovani e l’arte.

Si pensi per esempio alle collezioni realizzate da Kaws e Murakami per Uniqlo, o alle collaborazioni di MrBrainwash con Dolce&Gabbana, a quella di Alec Mononopoly con Tag Heur e di Jeremyville con Lacoste.

Alcuni artisti, invece, come Shepard Fairey – noto ai più come Obey – hanno optato per la creazione di un proprio brand.

Le case dei nuovi collezionisti sono scrigni di street e urban art e di art toy; i nomi più in voga sono Kaws, Ron English e Murakami, ma anche anche i Be@rbrik prodotti dalla giapponese MedicomToy e i personaggi di Playmobil.

Noi di Forbes abbiamo incontrato la popstar Fedez per parlare della sua collezione e della sua passione per l’arte.

Come nasce la tua passione per l’arte?

Ho fatto studi artistici, quindi la passione per l’arte l’ho sempre avuta e coltivata. Terminati gli studi questo legame si è ulteriormente rafforzato quando ho avuto modo di lavorare come archivista alla Fondazione Pomodoro. Un ricordo particolare che conservo di quel periodo è la mostra di Jannis Kounellis (Atto Unico, Fondazione Arnaldo Pomodoro 24.09.2006 – 11.02.2007 ndr)

Arte contemporanea o anche arte classica?

Apprezzo ogni tipo di arte e amo andare alla scoperta dei capolavori presenti nel nostro paese. Quando vado a Roma, ad esempio, spesso insieme alla mia famiglia mi piace percorrere degli itinerari artistici per vedere da vicino i grandi capolavori presenti nella città eterna. Sicuramente, comunque, i miei interessi mi portano ad essere più vicino all’arte contemporanea e in particolare alla street art.

Come sei arrivato a collezionare street art?

La mia passione per l’arte è trasversale. Ho iniziato ad acquistare e collezionare i vinyl toys di Ron English e Jeremyville molti anni fa. Negli anni successivi si sono aggiunti anche quelli di Kaws e le opere di Takashi Murakami e Mr Brainwash.

Cosa ne pensi della relazione tra street art e streetwear?

Penso che i loro due pubblici si influenzino a vicenda. Quello che trovo particolarmente bello è che grazie a questa influenza, si pensi ad Obey per esempio, si democratizza l’arte dando così veramente a tutti la possibilità di avvicinarcisi. Questo è un concetto per me molto importante, credo che sia giusto dare a tutti la possibilità di fruire dell’arte, di qualunque tipo essa sia.

Il fenomeno della street art riscuote molto successo negli Stati Uniti, pensi che possa ulteriormente espandersi anche in Europa?

Sicuramente negli Stati Uniti sono molto più bravi a celebrarla. Detto questo anche in Europa abbiamo grandi talenti: basta dire che presumibilmente Banksy è inglese e poi in Italia abbiamo Blu, che a mio giudizio, per tecnica e messaggi delle sue opere, è certamente tra gli street artist più bravi. Solo che non gode di grande popolarità perché ha preferito, a differenza di altri, rimanere dietro le quinte.

Come decidi di acquistare una opera d’arte?

Mi faccio guidare dal mio gusto. Non mi interessa l’arte come investimento, compro ciò che mi piace.

Come nasce il tuo rapporto con Mr.Brainwash?

L’ho scoperto guardando il documentario che ha fatto con Banksy (Exit Through the Gift Shop, 2010) Il lungometraggio mi ha affascinato perché di fatto racconta come si scardina il mercato dell’arte: in un momento in cui è crescente la domanda di street art Mr.Brainwash trova il modo di accontentarla.

In quel periodo stavo registrando uno dei mei album – il primo fatto con una major – e ho deciso di intitolarlo con il suo nome perché in quel momento della mia vita mi trovavo a condividere un obiettivo molto simile al suo: accontentare il pubblico.

Come è proseguito più tardi il rapporto con questo artista?

Anni dopo ho avuto la fortuna di incontrarlo negli Stati Uniti e ha anche realizzato una opera dedicata a noi – una gioconda in cui è raffigurato mio figlio. L’ho trovato una persona di eccezionale positività e questo è per me un grande valore. Di lui, inoltre, mi affascina il fatto che negli anni ha continuato a non seguire la logica del mercato dell’arte.

C’è un’opera che ti piacerebbe avere?

Una delle grandi sculture dissected di Kaws.

Geloso dei tuoi art toy?

Non sono legato agli oggetti in generale, quindi nessuna gelosia e lascio pure che mio figlio ci giochi tranquillamente.

Sei anche socio di una galleria d’arte, la Hive Tattoo Art Gallery

La galleria unisce l’arte contemporanea all’arte dei tatuaggi e vede tra i soci la mia storica ex fidanzata. Ho accettato di diventarne socio nell’intento di farne – e di essere io stesso – un aggregatore di arti diverse; sono ben felice se posso supportare artisti emergenti a farsi conoscere.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .

Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .