Li Ka-shing
Leader

Storia di Li-Ka Shing, il Warren Buffett di Hong Kong partito come venditore

Li Ka-shing (Dario Cantatore/Getty Images)

Nel giorno in cui, all’età di 89 anni, Li Ka-shing ha annunciato il suo ritiro dalle scene imprenditoriali e del business da lui dominate con discrezione per quasi 70 anni, il New York Times ha ricordato che qualcuno nel corso del tempo ha soprannominato quest’uomo, nato in Cina alla fine degli anni ’20, Superman. Dando un’occhiata al patrimonio oggi di Mr. Li, stimato da Forbes in oltre 28 miliardi di dollari, verrebbe la tentazione di pensare a un personaggio circondato da lusso e piaceri di ogni genere. Quell’associazione al supereroe forse più famoso che ci sia non è però dovuta a una vita da miliardario fatta di eccessi ed esagerazione, ma ad un acume imprenditoriale e a una capacità di creare business attraverso le avversità da uomo fuori dal comune.

Gli articoli e le testimonianze che ripercorrono e ricostruiscono la lunga e per certi versi tortuosa storia di vita personale di Li Ka-shing concordano tutti su un punto: lo stile di vita sobrio e misurato se comparato alle possibilità economiche di una figura imprenditoriale in grado di amalgamare in un unico gigantesco colosso, la Cheung Kong Holdings, tanti rami imprenditoriali diversi e in apparenza distanti tra loro. Le nuove possibilità sono però sempre state una presenza nella vita di Li Ka-shing, nato a Chaozhou, nella provincia del Guangdong in Cina, il 29 luglio 1928, da una famiglia modesta. Il padre, figura chiave di questa storia, era un insegnante e dirigeva una scuola elementare locale. Gli anni in cui Li cresce non sono semplici, ricchi di tensioni a livello politico anche in Asia, così come in Europa. In questo senso il 1940 rappresenta sicuramente una data esemplificativa, con la poderosa avanzata nazista in Europa grazie alla “blitzkrieg”, la “guerra lampo” e l’invasione giapponese della Cina, non meno violenta e crudele di quella tedesca. La famiglia di Li decide che è il caso di fuggire e sceglie di rifugiarsi a Hong Kong, dove il padre riesce a trovare un nuovo impiego all’interno di una fabbrica di orologi.

Riadattarsi non è semplice e proprio mentre la famiglia cerca di ricostruire una propria accettabile normalità, il padre di Li si ammala di tubercolosi e nel 1943 deve arrendersi alla malattia. L’adolescente di casa si trova così costretto ad abbandonare gli studi per cercare un lavoro che gli permetta di sostenere le finanze famigliari e trova impiego in una società di commercio di materie plastiche come venditore di cinturini generici e cinturini per orologi in plastica. Ben presto Li si trova di fronte alla fatica, quella vera: spesso lavora fino a 16 ore al giorno, dimostrando però delle innate doti da abile venditore. L’esperienza accumulata sul campo nel settore delle materie plastiche lo induce così, all’età di 22 anni, a provare a mettersi in proprio. Con 6.500 dollari di risparmi e prestiti da parte di alcuni parenti nasce la prima azienda direttamente controllata da Li, la Cheung Kong Industries.

Un conto è gestire una propria realtà imprenditoriale, un altro limitarsi a cercare di vendere prodotti senza alcun ruolo a livello dirigenziale. La trasformazione di Li lo induce a provare a capire meglio come si possa provare a gestire un’azienda. Così, oltre all’esperienza quotidiana, il neo imprenditore prova a rubare qualche segreto del mestiere: come racconta il New York Times, acquista e legge avidamente i numeri del mensile americano di settore “Modern Plastics”. L’azienda comincia la sua attività produttiva occupandosi di fiori artificiali, esportati poi negli Stati Uniti, e già durante gli anni ’50 la crescita è costante, con Li che inizia a guardarsi intorno alla ricerca di opportunità favorevoli per provare a espandere la propria attività. L’occasione gli capita tra le mani quando nel 1958 decide di acquistare la sua prima fabbrica. Un passaggio essenziale, perché gli interessi negli affari di Li si spostano rapidamente dalle materie plastiche agli investimenti nel settore immobiliare.

Un’idea che subisce un’accelerazione forte da una serie di eventi in apparenza in contrasto con i concetti di sviluppo e crescita. Il 1967 è infatti un anno particolare per Hong Kong, scossa da una sequenza di scioperi e manifestazioni che rendono incandescente la situazione e inducono molti ad andarsene. Non Li che anzi insiste nelle sue acquisizioni di terreni ed edifici tanto da arrivare, come ricorda il New York Times, a possedere più proprietà a Hong Kong di qualsiasi altra entità, escluso il governo britannico. Nel 1971 la società cambia nome e diventa la Cheung Kong Holdings, mentre nel 1972 arriva la quotazione alla Borsa di Hong Kong. Oggi quella piccola fabbrica legata alla plastica è diventata un enorme conglomerato che al suo interno racchiude interessi multipli e variegati, a cui Li ha aggiunto una poderosa attività filantropica.

Anche per Li la pandemia legata al coronavirus ha inevitabilmente portato a una riduzione di affari e profitti. Con tutto quello attraverso cui è passato, però, Superman probabilmente troverà ancora una volta una soluzione a questa inaspettata quanto impegnativa kryptonite sanitaria, con inevitabili ricadute economiche e finanziarie.

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