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Bairati (AIRI): Così il Paese può creare potenziale per le sue iniziative più brillanti

Andrea Bairati, presidente AIRI
Andrea Bairati, presidente AIRI (Courtesy AIRI)

Aspettando il V Convegno IAG – Giornata dell’innovazione AIRI 

Intervista ad Andrea Bairati, presidente dell’Associazione Italiana per la Ricerca Industriale (AIRI) 

 

 

AIRI ha scelto di dedicare la giornata dell’innovazione di quest’anno al tema delle startup, il 16 ottobre, con il convegno organizzato insieme a Italian Angels for Growth. Perché?

Perché dobbiamo farlo, è d’interesse generale porre attenzione a questo tema.  Come nella demografia un calo della natalità si riflette sulle generazioni successive, così in economia un calo del tasso di creazione d’impresa rappresenta, per un paese, una perdita di ricchezza non recuperabile. Meno ne nascono, meno ricchezza si creerà. Se poi quelle nate, magari da buone idee e con buone prospettive, non crescono, meno opportunità si coglieranno di creare nuovo valore.  Oggi le imprese vivono mediamente di meno. In Italia in circa un secolo, la vita attesa delle società di capitali è scesa da 60 a 12 anni. La competizione è più dura e ampia, la digitalizzazione accorcia i tempi di vita del prodotto. Sono le nuove imprese ad alto valore aggiunto che migliorano la produttività generale e sostituiscono unità operative marginali con altre nuove ad alto valore.

In Italia le condizioni per alimentare l’economia con nuove imprese ci sono tutte. Abbiamo competenze, inventiva, ingegneria, un po’ finanza di avvio e sviluppo c’è, gli apporti accademici e della ricerca non mancano, in quasi tutti i campi di attività economica.  Come in molti altri casi abbiamo tutto o quasi tutto, ma scarichiamo poca potenza.

Dobbiamo migliorare servizi non sempre qualificati e poco connessi, la cultura manageriale è insufficiente, occorre stimolare l’attenzione e la sensibilità delle grandi imprese verso le debuttanti, dove giocano un ruolo chiave anche le associazioni di business angel come Italian Angels for Growth. Sono ostacoli superabili con una diversa collaborazione tra accademia, finanza e impresa. Altrimenti un giacimento di competenze e iniziative anche brillanti rischia di restare un potenziale inespresso.

L’Italia è un Paese per l’imprenditorialità ma non high-tech, secondo il 360Entrepreneurial Index, l’indice calcolato dall’osservatorio Digital360 del Politecnico di Milano, ampiamente sotto la media UE e lontano da UK, Francia e Germania. Dal vostro osservatorio della ricerca industriale come si supera questa situazione?

Abbiamo davanti qualche anno di investimenti molto importanti. Lo sforzo e il cambio di passo dell’Europa su questo sono stati determinanti. Non possiamo sprecare l’occasione e le risorse, perché gli investimenti dovranno necessariamente fare leva e generare crescita robusta. Ora la questione di cui dobbiamo avere chiaro il significato è che la competizione globale è centrata sulla tecnologia e sull’industria. Noi siamo la seconda manifattura europea e abbiamo primati e posizionamenti eccellenti in alcune filiere e nicchie. Ma per gareggiare alla pari dobbiamo potenziare gli investimenti in ricerca industriale e selezionare le tecnologie su cui la gara la possiamo realisticamente fare e su cui dobbiamo concentrare le risorse che riceveremo. Su questo AIRI è un osservatorio qualificato con il suo rapporto biennale sulle Tecnologie prioritarie e mette a disposizione le sue competenze.

Startup e nuove imprese sono un asset e possono dare un contributo molto importante, cioè sostituire parti di economia a bassa crescita con nuovi prodotti ad alto valore tecnologico, creando lavoro di qualità. Tutto ciò avverrà se sosterremo i progetti sfidanti, a rischio, ad alta intensità di conoscenza e che possono crescere robustamente. Questi devono avere la precedenza sulle tante micro-iniziative di servizi a basso rischio ma a scarso valore aggiunto.

In particolare, quale può essere il contributo delle start up industriali e tecnologiche alla crescita della nostra economia?

La creazione di nuova impresa industriale è una grande ricchezza del paese, un polmone per il futuro, una risposta alla domanda di opportunità che ci chiedono i giovani di qualità. Tuttavia, negli ultimi venticinque anni l’impatto generazionale sul PIL si è ridimensionato. Le leve di nuove imprese che cercano l’esordio in campi industriali, high tech o brain intensive, dove la concorrenza è forte e il rischio più elevato sono ridotte. Quasi l’80% del totale sono micro-iniziative digitali e di servizi.

Una parte delle risorse di NEXT Generation deve essere dedicata all’innovazione del valore industriale e tecnologico italiano esistente e di quello di nuova generazione, investendo robustamente in ricerca industriale. Da quante idee e iniziative bollono nella pentola delle imprese high tech dipende il futuro del Paese. Dalla pentola dello sviluppo dove si cucinano le startup, le debuttanti, devono saltar fuori le campionesse tecnologiche del futuro, pena restare imprese che rischiano poco ma restano piccole, timide e protette. L’obiettivo è far crescere la cultura del rischio, lo spirito imprenditoriale dell’industria, la cultura manageriale dei team. Per questo abbiamo bisogno di facility e infrastrutture tecnologiche al servizio delle nuove iniziative che fanno fatica a reperire risorse tecniche di servizio. Fondamentali in questo panorama anche i business angel che sostengono finanziariamente progetti innovativi investendo i propri capitali, ma allo stesso tempo, grazie al mix di expertise, supportano i founder delle startup nella definizione del business model in tutti i suoi aspetti. Abbiamo bisogno poi, delle grandi imprese italiane che possono fare innovazione comprando startup e delle università che possono dare un apporto essenziale, perché uno dei nodi da sciogliere è infatti la formazione dei team imprenditoriali, spesso con un’impronta culturale prevalentemente teorica e accademica, non sempre adeguata e sufficiente al mercato. Per questo AIRI pensa a una scuola italiana per startupper che formi i management team con la visione dell’industria, della tecnologia, della finanza e del mercato, più che dell’accademia. Perché spesso buone o ottime idee falliscono per team managerialmente inadeguati.

 

Un evento per conoscere di più

Dell’ecosistema startup e del ruolo strategico degli angel investors si parlerà nel corso del V Convegno IAG, organizzato con l’Associazione Italiana per la Ricerca Industriale, che dedica a questo tema la sua giornata nazionale dell’innovazione, in collaborazione con Piccola Industria Confindustria e sponsorizzato da KPMG, che si svolgerà il 16 ottobre 2020, in partnership con Forbes.

Numerosi gli ospiti che si confronteranno nelle due tavole rotonde accomunate dal titolo “L’ecosistema startup, un asset strategico per il rilancio economico”:

  • Gaetano Manfredi, Ministro dell’Università e della Ricerca
  • Andrea Bairati, Presidente Associazione Italiana per la Ricerca Industriale (AIRI)
  • Francesca Bria, Presidente CDP Venture Capital SGR- Fondo Nazionale Innovazione
  • Anna Gatti, CdA Intesa Sanpaolo (ISP), Fiera Milano, Lastminute Group, WiZink Bank
  • Antonio Leone, Presidente Italian Angels for Growth
  • Diva Moriani, Vicepresidente INTEKGroup SpA e KME Ag, CdA Assicurazioni Generali e Moncler
  • Luigi Nicolais, Founder e Presidente di Materias
  • Carlo Robiglio, Presidente Piccola Industria Confindustria
  • Elena Zambon, Presidente Zambon e ideatrice OpenZone

 

Per maggiori informazioni sull’ Associazione Italiana per la Ricerca Industriale (AIRI)

Per iscriversi all’evento è sufficiente collegarsi al seguente link https://convegnoiagairi.com/

Per scoprire come entrare a far parte della community di Italian Angels for Growth[email protected]

 

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