La crisi in corso ha fatto emergere diversi ambiti sui quali è necessario intervenire rapidamente per far fronte all’emergenza sanitaria nel nostro Paese. Tra tutti, salute & benessere e mobilità, secondo un’indagine esclusiva di Deloitte presentata nel corso dell’Innovation Summit 2020, sono quelli che più necessitano dell’elemento della sostenibilità umana e di essere ripensati in ottica antropocentrica.
“La pandemia sta affliggendo il mondo ormai da mesi e il settore salute & benessere è al centro di questo tsunami, dichiara Valeria Brambilla, life sciences & health care industry leader di Deloitte. “In poco tempo sono arrivati dei cambiamenti così radicali da portare alla necessità di ridefinire l’attuale sistema, utilizzando l’innovazione per rispondere a nuovi bisogni e nuove sfide: abbiamo dovuto ripensare i meccanismi di accesso e fruizione delle cure, sperimentare la telemedicina e inventare nuove tipologie di prodotti e servizi”.
Non è un caso, quindi, se dall’indagine di Deloitte emerge che il 43% degli italiani (rispetto al 30% della media estera, rivela Valeria Brambilla) vorrebbe che la ricerca e l’innovazione nei prossimi cinque anni anni si concentrassero sullo sviluppo di un’assistenza più veloce ed efficace, anche per abbassare i tempi d’attesa, reputati troppo lunghi dal 38% degli italiani (rispetto a una media del 26% in Europa).
Ma non è tutto. Come dichiara Brambilla dai dati emersi dalla ricerca di Deloitte, “c’è anche la necessità di ideare nuove forme di cura e trattamento, lavorando in logica collaborativa tra pubblico e privato e capitalizzando il know- how disponibile a livello di Paese”. Due italiani su tre (il 67%), infatti, sarebbero disponibili ad acquistare prodotti e servizi da operatori ‘non tradizionali’. Inoltre, i dati dello studio mostrano che il 72% degli italiani ritiene sia necessario aumentare l’accessibilità delle cure e il 65% utilizzerebbe app di diagnosi e monitoraggio della salute.
Deloitte: l’impatto del Covid-19 sulla mobilità
E se il tema salute & benessere è molto dibattuto, non è da meno quello della mobilità, uno dei settori maggiormente colpiti a causa delle limitazioni sugli spostamenti per arginare la diffusione del Covid-19. “Quello sulla mobilità è un impatto non solo economico, ma anche emotivo, dichiara Luigi Onorato, senior partner di Monitor Deloitte. “La paura di ammalarsi o di veder ammalati i propri cari ha modificato comportamenti e abitudini di mobilità. E il risultato di questi mesi è stata una ‘accelerazione mirata’ di alcuni dei modelli che si stavano affermando già prima della pandemia”.
Se nello scenario pre-Covid, racconta Onorato, “stavano emergendo nuove tecnologie e soluzioni, come il car sharing, la guida autonoma e le auto connesse – in un contesto in cui anche le nostre abitudini stavano cambiando, con una maggior propensione all’utilizzo che non alla proprietà dei mezzi e una crescente capacità digitale – la pandemia ha sconvolto i piani di tutti e ha imposto come priorità la gestione del distanziamento sociale sui trasporti”.
Un aspetto quest’ultimo, secondo quanto emerge dalla ricerca condotta da Deloitte, assolutamente prioritario per il 65% degli intervistati. Ci sono, poi, evidenzia Onorato, altre quattro direttrici d’azione da seguire, per cominciare a costruire la mobilità post-Covid:
- effettuare interventi sulle infrastrutture, come vorrebbero 8 intervistati su 10;
- rivedere gli interventi sulle infrastrutture in un’ottica di intermodalità tra le diverse soluzioni di trasporto;
- far sì che la regolamentazione metta ordine e ci tuteli in qualità di utenti delle soluzioni di mobilità, permettendo uno sviluppo sicuro ma anche funzionale all’organizzazione delle nostre città;
- valorizzare i dati. “Secondo la nostra ricerca, infatti, conclude Luigi Oronato, “1 cittadino su 2 è aperto al ripensamento delle città in ottica di smart city, con soluzioni avanzate di mobilità abilitate dall’uso dei dati”.
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