Articolo apparso sul numero 2 di BIKE (allegato a Forbes Italia di ottobre) in edicola fino a dicembre 2020.
Che cosa si può fare con i dati per gestire e migliorare la mobilità in una città? Molto. E infatti Intel ha valutato bene la startup israeliana Moovit in quella che è l’acquisizione dell’anno nel mondo della smart mobility: quasi un miliardo di dollari. Samuel Sed Piazza, romano, 36 anni, è stato tra i primi dipendenti di Moovit fuori da Israele, dove è stata fondata nel 2012. Oggi è director of partnerships Emea & Apac, quindi dall’Europa all’Africa, fino all’Asia e al Pacifico. Moovit è nata per portare sugli smartphone gli orari degli autobus pubblici. Oggi è una piattaforma mondiale per la mobilità intelligente, basata su informazioni in tempo reale che arrivano dagli utenti dei servizi di trasporto ma anche da altre fonti. Da settembre, ad esempio, con l’app è possibile conoscere anche l’affollamento degli autobus in tempo reale.
Perché Intel, colosso americano del microchip, ha valutato Moovit quasi un miliardo di dollari?
Per i numeri di Moovit e l’enorme mole di dati che riesce a campionare quotidianamente. Moovit oggi non è solo un’app, è un ecosistema che fornisce informazioni sulla mobilità in oltre 100 Paesi, in 45 lingue e ha superato la barriera degli 800 milioni di utenti che generano dati in più di 3200 città nel mondo. Arriviamo a quasi sei miliardi di dati anonimi al giorno e queste informazioni sono oro. Se Intel si è interessata a Moovit, è perché il 70% di questi dati sono dati proprietari ed esclusivi: Moovit ha una community al suo interno che produce dati che vanno ad aggiungersi a quelli in open source delle amministrazioni pubbliche.
Che cosa si può fare con questi dati?
Molte cose. I dati possono migliorare l’informazione sulla mobilità e la visione che le amministrazioni locali e le aziende di trasporto pubblico hanno del servizio e della città. Se utilizzati bene, permettono di aumentare l’efficienza in modo ‘leggero’. Per aumentare la qualità del servizio pubblico sarebbe importante poter lavorare sull’infrastruttura, ma questa è un’opzione che ha tempi lunghi e costi alti. L’informazione invece si può ottenere facilmente e velocemente.
Quali sono le città che meglio utilizzano i dati per la mobilità?
C’è il modello Tallinn, in Estonia, dove dal 2018 i trasporti pubblici sono praticamente gratuiti, ma è una città relativamente piccola. Poi c’è Londra che dal 2008 ha deciso di offrire tutte le informazioni sulla mobilità in open data per migliorare la qualità del servizio e abilitarne di nuovi.
E in Italia?
Mi piace portare l’esempio di Palermo, dove non si avevano informazioni in tempo reale sulla posizione degli autobus. Moovit, che si è sempre mossa con una logica di collaborazione con le amministrazioni locali e le aziende di trasporto pubblico, ha fornito una sua soluzione che prevede in ogni mezzo un device Android che comunica con la centrale e con le fermate successive. Così l’azienda ha sotto controllo la sua flotta di mezzi e i passeggeri conoscono gli orari di arrivo dei mezzi. Se non sto più ad aspettare 20 minuti alla fermata, ho una diversa e migliore percezione del servizio. Per una città come Palermo è stata una piccola rivoluzione.
Perché questi dati interessano tanto a Intel?
Negli ultimi cinque anni la mobilità è cambiata più che negli ultimi 100. Portare le informazioni dalla fermata dell’autobus allo smartphone è stata solo la prima fase. La seconda è stata la condivisione dei mezzi, la sharing mobility. La terza è la mobilità come servizio, cioè integrare i diversi livelli necessari per spostarsi da un luogo all’altro, auto, treni, taxi, bici in un’unica piattaforma. La quarta fase sarà la guida autonoma. E Intel sta lavorando proprio su questo. Ha appena ottenuto l’ok del governo tedesco per cominciare i test su strada. E per le auto senza pilota i dati saranno più importanti del carburante.
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