Questo articolo di Adam Brown è apparso su Forbes.com.
Nel 2018 Brian Acton, il miliardario cofondatore di Whatsapp, ha compiuto parecchie azioni dalle pesanti conseguenze. Aveva lasciato Facebook da pochi mesi quando, nel marzo di quell’anno, rese pubblico il suo risentimento verso la società con un tweet pieno di rabbia: “È giunto il momento. #deleteFacebook”. Lo scrisse proprio nel momento in cui l’azienda di Mark Zuckerberg, che aveva acquistato la sua app, veniva travolta dallo scandalo per le sue pratiche di condivisione dei dati e per essere un focolaio di disinformazione di destra. Più o meno nello stesso periodo, Acton faceva confluire 50 milioni di dollari in un’organizzazione no-profit, la Signal Foundation, di cui si nominava presidente esecutivo. L’obiettivo fondamentale del gruppo: finanziare una app nata tre anni prima, chiamata Signal, che permetteva agli utenti di scambiarsi messaggi crittografati end-to-end.
Signal offriva una comunicazione semplice e assicurava il totale anonimato. Con il nuovo finanziamento, non avrebbe avuto bisogno di piegarsi a interessi commerciali e vendere pubblicità, un aspetto di Facebook che Acton detestava. Nel 2018 Acton dichiarò ambiziosamente a Forbes di immaginare Signal come la soluzione per “una comunicazione privata accessibile e onnipresente”. E si può dire che la app abbia rispettato in larga parte le attese. È molto preziosa per i giornalisti e per attivisti come gli organizzatori delle proteste di Black Lives Matter. La beffa, però, è che ora la stessa app è destinata a diventare un nuovo porto sicuro digitale per i conservatori: proprio ciò che era accaduto in passato a Facebook.
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Gli utenti di estrema destra sono attratti da Signal per le stesse ragioni per cui lo erano gli attivisti di Black Lives Matter: offre a grandi gruppi di persone la possibilità di pianificare e comunicare senza dover temere che la app applichi politiche di moderazione dei contenuti o aiuti le autorità fornendo elementi per incriminarli. Signal non sembra adottare politiche del genere e non ha accesso ai messaggi degli utenti. Cosa che le rende impossibile, in teoria, collaborare con un’indagine della polizia.
“L’utilizzo di Signal e Telegram è davvero pericoloso”, dichiara Harry Fernandez, direttore di Change the Terms, un’organizzazione no-profit che monitora l’incitamento all’odio online. “Queste app, al momento, sembrano accogliere utenti pieni d’odio che sono stati cacciati da altre piattaforme, oppure che si sono sentiti ospiti sgraditi altrove. Ed è pericoloso che non ci siano, a quanto pare, strutture in grado di sorvegliare questi canali”. La crittografia rende difficile sapere con precisione di che cosa si discute, e Acton non ha risposto alle richieste di una dichiarazione per questo articolo. Il New York Times, però, scrive che il gruppo estremista dei Boogaloo Boys, per esempio, si è già accasato su queste piattaforme.
L’esodo verso Signal avviene in una fase in cui molti conservatori si sentono sotto attacco online. Twitter e Facebook hanno bannato Donald Trump, dopo che il presidente aveva utilizzato le loro piattaforme per fomentare l’insurrezione dello scorso 6 gennaio, e hanno adottato altre misure per sopprimere la disinformazione di destra. Domenica sera Amazon ha bandito dai suoi server Parler, un social network conservatore più piccolo ma popolare, che aveva fatto a sua volta da luogo di ritrovo per gli estremisti dietro alle violenze su Capitol Hill. Sull’onda di questi stravolgimenti, Signal sta emergendo come una nuova alternativa molto popolare. Al pari di Telegram, un’altra app di messaggistica crittografata sostenuta da un miliardario.
Nessuna delle due piattaforme è davvero un sostituto di Twitter o di Facebook. Entrambe si basano sullo scambio di messaggi privati, non su reti enormi e aperte come quelle dei social media più grandi e conosciuti. Offrono tuttavia qualcosa che non è disponibile su Twitter e su Facebook: l’anonimato garantito dalla crittografia e l’assenza di controllo. Caratteristiche molto utili a chi, per esempio, organizza un grande raduno di rivoltosi lontano dagli occhi delle autorità.
Signal e Telegram si sono piazzate in cima alla classifica di Apple delle app più scaricate la scorsa settimana e hanno registrato un numero record di download. Dal 6 al 10 gennaio, Signal è stata scaricata, in media, 251mila volte al giorno, Telegram addirittura 1,1 milioni di volte. Cifre che secondo Apptopia, che monitora i download delle applicazioni, rappresentano un incremento del 409% e del 61%, rispettivamente, sui download medi giornalieri del 2020. Oltre all’immensa popolarità appena acquisita, Telegram e Signal hanno anche un altro tratto in comune: sono ben finanziati da due giovani, ricchi e idealisti titani della tecnologia. Nel caso di Signal, si tratta del 48enne Acton. Dietro a Telegram c’è invece Pavel Durov, un 36enne russo.
Sia Signal sia Telegram hanno attribuito la recente impennata dei download a nuovi utenti fuggiti da Whatsapp, uno dei loro principali concorrenti, che ha da poco modificato le sue impostazioni sulla privacy. Un fatto che ha indubbiamente portato alcuni utenti a spostarsi, ma che rappresenta, al massimo, solo una parte della storia. “Sono davvero scettico sulle dichiarazioni fornite da Signal e Telegram”, afferma Will Partin, analista di Data & Society, un istituto di ricerca sulla rete che monitora l’incitamento all’odio online da parte dell’estrema destra. Partin vede all’orizzonte una “crisi di pubbliche relazioni” per le due app, ora che gruppi conservatori si installano sulle loro piattaforme, senza che le società dicano pubblicamente una sola parola su questo afflusso. O su eventuali intenzioni di allontanare i nuovi utenti.
“Telegram è diventato il principale rifugio per coloro che cercano una piattaforma di comunicazione che si impegni a garantire privacy e sicurezza”, ha scritto Durov in un post su Telegram per celebrare l’incremento degli utenti. “Prendiamo molto sul serio questa responsabilità. Non vi deluderemo”.
Signal fu lanciato nel 2014. Fu creato da un ricercatore specializzato sulla sicurezza, Moxie Marlinspike (uno pseudonimo: il suo vero nome è sconosciuto). Il suo sistema di crittografia quasi impenetrabile ha ricevuto in breve il plauso di un gruppo eterogeneo: dal miliardario Jack Dorsey, che ha incorporato una parte del suo software di crittografia su Twitter, a Edward Snowden, che ha dichiarato di utilizzare Signal ogni giorno.
Acton è un ex ingegnere del software di Yahoo, che aveva lasciato perché disgustato dall’implacabile sete di denaro della società. (“Avere a che fare con gli annunci pubblicitari è deprimente”, dichiarò a Forbes nel 2014. “Migliorare l’efficacia delle pubblicità non migliora la vita di nessuno”). Acton e un altro dipendente di Yahoo, Jan Koum, lasciarono l’azienda nel 2008 e presero un anno sabbatico, in parte per andare in vacanza in Sudamerica, in parte per dedicare parecchio tempo a giocare a ultimate frisbee. In seguito si candidarono per un posto a Facebook e furono respinti, per poi fondare Whatsapp nel 2009. Tre anni dopo, vendettero la app per 22 miliardi di dollari alla stessa società che un tempo li aveva rifiutati.
Durante il suo periodo a Facebook, secondo Wired, Acton conobbe Marlinspike tramite un amico comune. I due si incontrarono, si piacquero e lavorarono per aggiungere a Whatsapp una parte del software di crittografia di Signal.
Quando annunciò la decisione di creare la Signal Foundation, Acton scrisse un post entusiastico sul suo blog. Definì i nobili scopi di Signal come “agire nel pubblico interesse e offrire un contributo significativo alla società, tramite la costruzione di una tecnologia sostenibile che rispetti gli utenti”. L’idea di Acton era che la app dovesse essere utilizzata come è avvenuto nella scorsa estate, quando era nelle mani dei manifestanti di Black Lives Matter, per i quali era un utile strumento organizzativo. “Ogni volta che si registrano forme di disordine sociale o un’elezione contestata, sembra ci sia per noi un’opportunità di allargare la nostra utenza”, ha dichiarato Acton in settembre a Time. “È una situazione un po’ agrodolce, perché molto spesso la nostra crescita coincide con eventi spiacevoli. Ci troviamo a pensare: ‘Wow, stiamo andando alla grande. Peccato solo che il mondo stia andando a fuoco’”.
Durov e Telegram arrivano da un’altra parte del pianeta spesso toccata dai disordini. Come spesso avviene nei mondi foschi e sovrapposti degli affari e della politica russi, la storia delle origini di Durov è piuttosto nebulosa. La sua prima società fu VKontakte, un social network simile a Facebook che avviò nel 2006. Circa cinque anni più tardi, secondo il Washington Post, si scontrò per la prima volta con il governo russo, quando rifiutò di zittire i politici dell’opposizione su VKontakte. In breve fuggì dalla Russia, dopo che la polizia lo mise sotto inchiesta per un incidente stradale in cui, secondo gli investigatori, aveva investito una persona ed era fuggito. Vicenda che Durov ha sempre descritto come motivata da ragioni politiche.
Durov vedeva in Telegram lo strumento perfetto per persone come quei politici di opposizione, che volevano incitare al cambiamento senza essere colti nell’atto di fomentarlo. Quasi subito dopo il lancio di Telegram, risalente al 2013, anche gruppi con ideali meno nobili riconobbero il suo potenziale, e Durov ha dovuto passare buona parte dello scorso decennio a rimuovere l’Isis dalla sua piattaforma. (Un portavoce di Durov non ha risposto alle richieste di Forbes di una dichiarazione per questo articolo).
Sia Signal sia Telegram offrono un servizio di messaggistica one-to-one e la possibilità di mandare messaggi di gruppo. La loro crittografia rende difficile tracciare la reale portata di tutte le conversazioni di matrice estremista. Entrambe permettono di unirsi a un gruppo tramite una Url, ma gli inviti Url di Telegram sono molto più diffusi sul web rispetto a quelli di Signal, che ha aggiunto questa funzione solo lo scorso anno.
Da quando il social conservatore Parler è stato bloccato, nello scorso weekend, è emerso un gruppo Telegram molto popolare chiamato Parler Lifeboat. Conta 16mila membri e si è consolidato come uno spazio per la venerazione del presidente Trump e del tentato colpo di stato del 6 gennaio: “un evento straordinario”, come lo ha descritto lunedì sera con entusiasmo un utente anonimo. I membri di Parler Lifeboat si scambiano teorie di cospirazioni, si lamentano di Antifa e hanno festeggiato il loro esodo da Twitter, a cui amano riferirsi con l’espressione “Twatter” (da “twat”, “cretino”). Accanto a Parler Lifeboat c’è anche un gruppo Telegram gestito dagli estremisti di destra Proud Boys (quasi 31mila follower), i cui disgustosi contenuti sono praticamente gli stessi.
Il presidente Trump è presente da tempo su Telegram, tramite una pagina di gruppo accessibile a tutti, e ha continuato a postare sulla piattaforma dopo le sue espulsioni da Facebook e da Twitter. Se è vero che Telegram offre al presidente un canale di comunicazione senza restrizioni, Trump si trova però a parlare a un minuscolo pubblico di circa 500mila follower. Su Twitter e Facebook ne contava, complessivamente, più di 100 milioni.
Malgrado tutto, Trump rimane sempre Trump. Il presidente ha postato nuovi commenti su Telegram martedì sera, nei quali ha attaccato duramente aziende come Facebook e Twitter. “Penso che i giganti della tecnologia stiano facendo qualcosa di terribile… al nostro Paese”, ha scritto. “Ma c’è sempre una contromossa”.
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