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“Puntiamo a sostituire il conto tradizionale”: la sfida alle banche della fintech Qonto

“Il banking è essenziale, le banche no”. Uno dei mantra del fintech nacque quando quasi non si parlava di fintech. Era il 1994. A coniare la frase fu Bill Gates, già uomo più ricco d’America, non ancora del mondo. Alcuni analisti ancora contestano la massima del fondatore di Microsoft. Diverse società, invece, stanno provando a dimostrarla. La fintech Qonto, nata in Francia nel 2016, si è riproposta, in particolare, di far “dimenticare la banca” ai professionisti e alle piccole e medie imprese. “Offriamo un servizio di gestione finanziaria 100% online che vuole semplificare la vita agli imprenditori e permettere loro di concentrarsi sulle attività che creano valore. Fino a poche settimane fa, ci posizionavamo come conto complementare a quello presso la banca tradizionale”, spiega Mariano Spalletti, country manager per l’Italia. “Ora puntiamo, invece, a essere un conto che possa sostituire del tutto quello tradizionale”.

A questo scopo, la società ha lanciato a maggio una nuova funzionalità: è ora possibile pagare con Qonto il modello F24, utilizzato per il pagamento di gran parte delle imposte, tasse e contributi. “Prima che venisse introdotta questa funzionalità, per le aziende era quasi necessario mantenere anche un conto presso una banca tradizionale per il versamento dei tributi”, prosegue Spalletti. “Oggi, invece, anche queste operazioni possono essere gestite tramite l’app di Qonto: siamo la prima fintech che permette di pagare gli F24. Inoltre, grazie a una partnership con una rete di commercialisti, è possibile pagare su Qonto non solo gli F24 a debito, ma anche quelli con credito in compensazione – cosa che, da gennaio 2020, non è consentito fare tramite l’internet banking delle banche tradizionali”.

Perché avete investito su una funzionalità specifica per il mercato italiano come l’F24?
Si tratta di una funzionalità imprescindibile per essere il primo conto 100% online che può essere scelto da imprese e professionisti come conto unico o principale per la gestione finanziarie e contabile quotidiana. Adesso è possibile pagare le tasse in pochi minuti e in sicurezza dal proprio conto online, tramite un’interfaccia intuitiva che ricalca il modello F24 cartaceo e rende immediata la compilazione di tutti i campi sull’app web. Ora ci aspettiamo di attrarre anche coloro che non volevano o non potevano sostenere il costo di due conti business: pensiamo ai piccoli professionisti o alle giovani startup. In un futuro prossimo, daremo anche la possibilità di pagare l’F24 con una semplice foto al modulo cartaceo: saremo noi a recuperare i dati e a compilare il modulo.

Ci sono altri servizi che avete aggiunto o prevedete di aggiungere?
L’F24 completa l’offerta di Qonto per quanto riguarda la gestione finanziaria e contabile quotidiana. Per molti imprenditori, però, è importante anche l’accesso al credito. Abbiamo stipulato perciò una partnership con October, la principale piattaforma europea di finanziamento alle imprese, per un’offerta di instant lending, prestiti istantanei: è possibile chiedere importi da 15-30mila euro che arrivano entro quattro giorni.

Come avviene la scelta delle funzionalità da sviluppare in Qonto?
Poiché Qonto è stata creata da imprenditori per imprenditori, lo sviluppo è guidato dall’ascolto e dalle richieste dei clienti. Il nostro obiettivo ultimo è diventare la soluzione di gestione finanziaria di riferimento delle aziende italiane. Per raggiungerlo, non sono sufficienti funzionalità cross-country, utili alle imprese di ogni paese: occorrono anche servizi dedicati al singolo territorio. Nel caso specifico, alle pmi e ai professionisti. La chiave per garantire una forte crescita locale e mantenere allo stesso tempo una struttura scalabile a livello internazionale è sempre il principio paretiano: individuare quel 20% di funzionalità che permette di intercettare le esigenze dell’80% del mercato.

Quale impatto ha avuto sulle imprese italiane la spinta alla digitalizzazione provocata dalla pandemia?
In pochi mesi l’adozione di servizi digitali ha fatto un balzo in avanti di anni, sia tra i consumatori privati, sia tra le imprese. L’adozione dei servizi digitali è ormai parte della nuova normalità. Prima del Covid, per molti esistevano barriere all’accesso, in gran parte psicologiche. Basti pensare a quante persone non si avvicinavano nemmeno ai pagamenti online perché temevano fossero complicati o poco sicuri. Il lockdown ha obbligato a ricorrere al digitale e molti hanno scoperto che era più semplice di quanto immaginassero. Quanto alle imprese, abbiamo condotto a marzo una ricerca sui nostri clienti: più del 90% ci ha raccontato di avere investito in strumenti digitali nel 2020 e il 70% prevede uno sviluppo digitale ancora maggiore nel 2021.

Quali sono stati gli effetti sull’utilizzo degli strumenti finanziari e sulla vostra attività in particolare?
Lo stesso studio ha rilevato che i servizi finanziari sono considerati i servizi digitali più importanti: sono indicati come prioritari dal 55% degli intervistati. Per avere un raffronto, gli strumenti di marketing, come i programmi per la pianificazione delle pubblicità su Google e Facebook, sono stati indicati dal 37% del campione. Inoltre, tra gli strumenti digitali utilizzati per la prima volta nel 2020, quelli finanziari erano al primo posto, indicati dal 63% degli intervistati: erano davanti anche a quelli per le video-conferenze (45%), che pure hanno avuto un boom con l’esplosione dello smart working. In linea con questi risultati, nel trimestre del primo lockdown, marzo-maggio 2020, abbiamo registrato un aumento dei nuovi clienti acquisiti in Italia dell’80% rispetto ai tre mesi precedenti. E i clienti acquisiti nel primo trimestre 2021 sono quasi triplicati rispetto al primo trimestre 2020.

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