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Dalla tv locale di Novara alla gestione dei contenuti per Discovery: il real life entertainment secondo Laura Carafoli

La sua passione per la televisione è iniziata da bambina, quando guardava Carosello insieme alla madre. Poi le prime esperienze per la tv locale di Novara, dove Laura Carafoli inizia a cimentarsi con le dinamiche dello spettacolo. Oggi è senior vice president chief content officer di Discovery, gestendo la programmazione, la produzione e le attività di promozione e marketing dei canali del portfolio del gruppo in Italia e di discovery+, il nuovo servizio streaming globale. Nel team di Discovery è entrata nel 2009 e ha lavorato direttamente al lancio di Real Time sul digitale terrestre così come al lancio di DMAX.

Il sogno da bambina?

Come ogni bambina, quando ho iniziato a pensarci, mi sono immaginata davvero tante professioni ma il mio primo pensiero reale è stato quello di fare il medico. Poi, al liceo, avevo già iniziato a sognare la televisione.

Cose guardava in tv?
Io ho sempre guardato tantissima televisione. Tornavo a casa da scuola e buona parte del mio tempo libero lo trascorrevo davanti al piccolo schermo. Guardavo tutti i tipi di cartoni animati e i vari programmi per ragazzi. Ma anche alcuni programmi serali per adulti, quelli che mia madre mi concedeva di vedere dopo Carosello, come gli sceneggiati Rai. Un contenuto che adoravo e che allora mi colpì molto è stato Belfagor, lo sceneggiato trasmesso dalla Rai ambientato nei sotterranei del Louvre. Crescendo una mia grande passione erano i film e le commedie romantiche in bianco e nero degli ‘30, ‘40 e ’50 che trovavo su RaiTre.

In che modo ha iniziato a fare questo mestiere?
Ho avuto la fortuna di vivere a Novara poco distante da Video Novara, una piccola televisione che negli anni ’90 entrò a far parte del circuito di Odeon TV. Ero davvero determinata così, a 19 anni, durante il mio primo anno di università, ho bussato alla porta di questa emittente televisiva chiedendo se avessero bisogno di qualche collaboratrice. Non so se oggi sia una vicenda per certi versi irripetibile, ma mi sono davvero messa in gioco, facendo la cronaca locale, la rassegna stampa alle 6 del mattino, fino alla conduzione dell’edizione serale del telegiornale. Parallelamente, ho seguito un’altra mia grande passione, quella del cinema, e facendo la maschera ho potuto vedere centinaia di film, iniziando a studiare tv e cinema in termini più scientifici. Da lì è iniziato tutto.

Come è cambiata la tv negli ultimi 10 anni? Qual è oggi il suo ruolo in Italia?
Intanto è cambiata radicalmente la fruizione quindi come si guarda rispetto al passato. La televisione non rappresenta più il focolare domestico, come lo era stato fino agli anni ’90, dove aveva un ruolo centrale all’interno delle case e la visione era principalmente condivisa. Oggi la relazione con l’offerta televisiva è diventata molto più individuale, la fruizione avviene su più device e ognuno può rivedere quante volte desidera lo stesso contenuto. Questo ha cambiato moltissimo anche il ruolo dello stesso palinsesto televisivo: se in passato dovevi costruire una programmazione che avesse forza di attrarre gli spettatori per un lungo periodo, adesso c’è un’esigenza sempre più forte di costruire degli eventi o dei programmi che abbiano una forte identità, che diventino dei brand. E’ un cambio di mindset in corso già da molti anni a cui, con il recente lancio di discovery+, abbiamo dato pieno compimento.

Il modo di fare intrattenimento è cambiato: quali sono i segnali più evidenti?
É cambiato molto e anche noi siamo stati parte di questa evoluzione. Se qualche anno fa un canale come Real Time, che è dedicato a un pubblico femminile, quindi molto targettizzato con un pubblico fidelizzato, si concentrava molto sul “flusso”, negli ultimi anni ha dovuto individuare dei momenti di accensione, dei programmi che avessero la capacità da soli di avere un forte impatto sul pubblico, come ad esempio Bake Off Italia o Matrimonio a prima vista Italia, perché l’offerta è vastissima. Il vero punto di svolta in questa direzione infatti è stata l’esplosione del mondo dei social media e la trasformazione che hanno generato. I social media non sono più solo un mezzo per comunicare, ma sono diventati un mezzo per fruire il contenuto: devi avere un contenuto che catturi l’attenzione. Fare televisione oggi è diventato molto più complesso. Soprattuto le giovani generazioni guardano la tv anche con i propri smartphone, commentando sui social e così la fruizione diventa sempre più interattiva. Questa è una grandissima rivoluzione perché, proprio grazie a questa visione parallela, noi capiamo in tempo reale la forza di un programma (se ad esempio un programma diventa trend topic di Twitter o genera un dibattito social).

Il vostro è un modello basato sul cosiddetto real life entertainment: come funziona?
Se vogliamo analizzare questa definizione che rappresenta il dna della nostra offerta televisiva, possiamo dire che per noi “real” rappresenta tutto ciò che non è fiction, artificiale, tutto ciò che è legato alla vita vera, declinato in diversi generi che possono essere docu-reality, programmi di intrattenimento tout-court o altro. L’entertainment è infine la nostra vocazione: nel senso che si può parlare di “real life“ in molti modi, in maniera più documentaristica, sociologica… noi invece nel nostro dna abbiamo l’intrattenimento, che è la capacità di rendere la vita reale più entusiasmante anche della stessa fiction.

In Real Time le donne rappresentano il 70% dell’ascolto. Perché questa “sproporzione” rispetto al genere maschile?
Discovery ha un portfolio con contenuti per tutti i target. La nostra forza è proprio quella di andare a lavorare su alcuni target specifici, come ad esempio il pubblico maschile su DMAX o il pubblico femminile su Real Time. Siamo stati i primi a portare nel panorama televisivo nazionale un’offerta editoriale gratuita che avesse una verticalità così importante sul target. Questo ci ha portato a lavorare su un pubblico molto presente davanti alla televisione e a intercettare dei fenomeni sociali e televisivi prima di altri. Su Real Time abbiamo portato temi mutuati dal lifestyle puro che esistevano già nel resto del mondo e che grazie a noi sono anche diventati fenomeni: l’attenzione al guardaroba, l’organizzazione dei matrimoni, il cake design, l’arte del ricevere ecc.. Il canale poi ha saputo evolversi dai contenuti lifestyle, portando in televisione le emozioni e lo storytelling. Real Time è un canale che ha prevalentemente un pubblico femminile ma è anche inclusivo, soprattutto in prima serata e in access prime time, con contenuti come Matrimonio a prima vista che riescono ad attrarre anche una queta interessante di pubblico maschile, perché le emozioni e i sentimenti, come l’amore, sono universali.

Come si diventa il terzo editore nazionale? Come si rimane originali?
Il fatto di essere partiti molti anni fa come soggetto più piccolo rispetto ai competitor è stata una fortuna, perché ci ha dato la possibilità di sperimentare e di osare. E quest’anima ci è rimasta. Ogni anno lanciamo format e volti nuovi, affrontiamo tematiche anche inconsuete, con lo sguardo privilegiato dell’essere parte di un gruppo globale. La nostra forza, inoltre, è la coesione del team.

Come sta andando discovery+?
Discovery+ sta andando molto bene, abbiamo raggiunto i 15 milioni di abbonati a livello globale a soli quattro mesi dal lancio. discovery+ è la sola e unica piattaforma dedicata al real life entertaiment e ai contenuti “non-fiction” e offre una ricchissima serie di produzioni nazionali e internazionali – discovery+ originals – con la possibilità di avere accesso a tutta la nostra library e agli eventi sportivi premium targati Eurosport, dal tennis al basket, fino ad arrivare ai Giochi Olimpici, per cui deteniamo i diritti fino a Parigi 2024.

Quali sono i personaggi televisivi che hai “creato” con maggiore orgoglio?
In realtà non si tratta esattamente di personaggi che abbiamo “creato”. Gran parte dei nostri volti, infatti, sono persone reali e autentiche, che hanno e che avevano una grande forza nella loro vita professionale. Noi abbiamo semplicemente dato a queste persone, che poi sono diventate personaggi, una vetrina importante. Enzo Miccio, Francesco Panella, Clelia d’Onofrio, Ernst Knam, Clio Zammatteo, Damiano Carrara, sono solo alcuni esempi.

Fate molto scouting dal mondo dei social media: in base a quali criteri opera la vostra squadra di cacciatori di talenti?
Il mondo dei social media è stato determinante negli ultimi anni per capire alcuni trend e attingere idee per alcuni programmi. Vi faccio un esempio, Benedetta Rossi da star dei social è diventata una star anche in tv grazie ai programmi sul nostro Food Network. Noi abbiamo fatto la scelta di mettere alla conduzione di Love Island Giulia De Lellis, la cui popolarità è esplosa sui social. Crediamo sia interessante sperimentare con le star dei social, portarle un po’ fuori dalla propria comfort zone dell’auto-ripresa e metterle davanti alla telecamera per vedere quanto i due mondi si parlino. È sicuramente un nuovo filone che sta già dando vita a contenuti molto interessanti.

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