Vega Avio spazio
SpaceEconomy

L’italiana Avio lancia con successo il razzo Vega. E porta in orbita il satellite della Sapienza

di Davide Riccardo Lizzani

Nella scorsa notte un razzo Vega, prodotto dall’italiana Avio, è partito dalla Guyana francese trasportando in orbita cinque satelliti. Il volume di carico è occupato principalmente da Pléiades Neo 4, un satellite di Airbus per l’osservazione terrestre che raggiunge la notevole risoluzione di 30 cm. Gli altri satelliti sono invece cubesat, più leggeri e agili, che andranno a osservare il meteo spaziale (Radcube), le emissioni di raggi X della corona solare (Sunstorm) e il traffico marittimo (Bro-4). Fra loro, però, spicca il cubesat Ledsat, realizzato dall’Università la Sapienza di Roma non per osservare, ma per essere osservato.

Il cubesat da 10 cm di spigolo è infatti rivestito da 140 diodi luminosi led che emetteranno flash per fornire al centro di controllo preziose informazioni sui parametri orbitali del satellite stesso. Con il volume di oggetti in orbita in crescita esponenziale, sistemi di tracciamento precisi ed efficaci saranno vitali per evitare impatti disastrosi non solo per i satelliti direttamente coinvolti, ma anche per tutti quelli che potrebbero essere sulla traiettoria dei detriti generati dal potenziale scontro.

Questa tecnologia, ancora in fase sperimentale, è stata sviluppata da studenti e ricercatori del laboratorio S5Lab (Sapienza space systems and space surveillance laboratory) coordinato da Fabrizio Piergentili e Fabio Santoni dei dipartimenti di ingegneria della Sapienza. La missione è stata ideata in collaborazione con l’Università del Michigan, mentre lo sviluppo del satellite è stato supportato dall’Asi nell’ambito del Programma Ikuns (Italian-Kenyan university nano-satellites). Ledsat è infatti il terzo satellite che Asi e la Sapienza sviluppano con il coinvolgimento di studenti di università keniane. Il programma di collaborazione promuove non solo lo sviluppo tecnico-scientifico, ma anche una valenza didattica e diplomatica. Soprattutto a fronte della posizione equatoriale del Kenya, in cui si trova il centro spaziale Luigi Broglio, gestito appunto dall’Agenzia spaziale italiana e dall’università romana.

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