Ben Chestnut Mailchimp
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Miliardari con le newsletter: la storia di Mailchimp, venduta per 12 miliardi al gigante Intuit

Ben Chestnut aveva studiato fisica all’università della Georgia, o almeno aveva tentato. “La fisica mi ha insegnato solo che ero veramente scarso in fisica”, avrebbe raccontato 25 anni dopo alla Cnbc. Dopo essere passato al design industriale ed essersi laureato, alla fine degli anni ’90 finì a lavorare alla Cox, un conglomerato dei media con televisioni e radio in gran parte d’America. Quando si mise in cerca di un programmatore per il servizio di mp3 a cui lavorava, un amico gli suggerì il nome di Dan Kurzius, un dj che si manteneva con un impiego nel settore immobiliare. Kurzius evitò di precisare di essere un esperto di console, non di computer, e accettò l’offerta. Nel giro di qualche mese, il progetto degli mp3 naufragò.

Pochi anni più tardi, Chestnut e Kurzius fondarono Rocket science group, una società di design di siti web che nacque alla vigilia dello scoppio della bolla delle dot-com. Pensarono allora di puntare sui viaggi aerei, giusto qualche mese prima degli attentati dell’11 settembre 2001.

Nel 2017, la rivista Inc. ha raccontato le prime, poco promettenti tappe della collaborazione tra i fondatori di Mailchimp, una startup di marketing via mail. “La tua carriera non è mai una retta. Di solito, assomiglia più a qualcosa del genere”, disse Chestnut nella stessa intervista alla Cnbc, mentre tracciava una linea tortuosa con la mano. E poche ore fa Intuit, società specializzata in software finanziario, ha annunciato di avere acquistato Mailchimp per 12 miliardi di dollari.

L’accordo

L’accordo prevede che 300 milioni di dollari siano destinati ai dipendenti di Mailchimp sotto forma di bonus. Gli altri 11,7 miliardi in soldi e azioni finiranno a Chestnut e Kurzius, che ricoprono, rispettivamente, le cariche di amministratore delegato e chief customer officer. Nel 2008, i due hanno acquistato infatti la quota del terzo fondatore – Mark Armstrong, amico di Chestnut ai tempi del college – e sono diventati proprietari del 50% della loro società. In vent’anni, non hanno mai accettato finanziamenti da terzi. Già apparsi nella classifica di Forbes dei 400 americani più ricchi nel 2018, Chestnut e Kurzius hanno ora patrimoni stimati in 5 miliardi di dollari.

“Per Atlanta, dove ha sede Mailchimp, l’accordo è una vittoria”, scrive TechCrunch. “Se serve la prova che si possono costruire decacorni (startup che hanno raggiunti una valutazione di almeno 10 miliardi di dollari) anche al di fuori della Silicon Valley, e senza l’aiuto di venture capital, ecco la prova”.

La storia di Mailchimp

Mailchimp si definisce “una piattaforma di marketing ‘tutto in uno’ per piccole aziende”. Permette di creare newsletter, anche a partire da modelli gratuiti, ed è disponibile sia in versione gratuita, sia in abbonamento. Per anni rimase un business secondario rispetto ad altre attività di Rocket science group, come una società di design per il web e un sito di messaggi di auguri elettronici (il nome Mailchimp viene dal biglietto più popolare). Solo nel 2007 Chestnut e Kurzius decisero di dedicarsi a tempo pieno al marketing via mail. 

Nel 2020 Mailchimp occupava la 14esima posizione sulla lista Cloud 100 di Forbes, la classifica delle 100 migliori aziende del cloud al mondo: era una delle due sole startup in una top 30 dominata da società che raccolgono centinaia di milioni di dollari di venture capital. Come ha riassunto Forbes.com, “Mailchimp si rivolge ai piccoli business e i suoi fondatori hanno mantenuto una filosofia da piccolo business fino a oggi, anche quando, lo scorso anno, i ricavi sono arrivati a 800 milioni di dollari”.

Che cos’è Intuit

Benché poco conosciuta al di fuori dell’America – nel 2019 realizzava il 95% delle sue entrate negli Stati Uniti – Intuit è un gigante da 9,6 miliardi di dollari di fatturato nel 2020, con una capitalizzazione di mercato di 154 miliardi. “Con l’acquisto di Mailchimp”, scrive Forbes, “Intuit allarga la sua gamma di offerta ai piccoli business”, che include Mint, uno strumento per stilare budget, e QuickBooks, un software per la contabilità.

Negli Stati Uniti, Intuit è conosciuta soprattutto per TurboTax, che aiuta i consumatori a compilare la dichiarazione dei redditi. Un servizio che, nel 2019, è stato al centro di un’inchiesta di ProPublica, un’organizzazione senza scopo di lucro statunitense che si occupa di giornalismo investigativo di interesse pubblico. Un articolo ha raccontato l’attività lobbistica di Inuit per convincere il Congresso americano a vietare all’Internal revenue service – l’Agenzia delle entrate americana – di mettere moduli gratuiti a disposizione dei contribuenti, in modo da favorire la stessa TurboTax.

Lo scorso anno il gruppo ha comprato Credit Karma, una startup fintech da oltre 100 milioni di utenti che permette di ottenere prestiti e carte di credito e di compilare la dichiarazione dei redditi. L’acquisizione, con i suoi 7,1 miliardi di dollari, è rimasta la più costosa della storia di Intuit fino all’affare Mailchimp.

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