Cultura

Dalle cantine di Marsala a Villa Igiea a Palermo: cosa resta dell’impero economico dei Florio

Articolo di Federico Silvio Bellanca

Padroni del Mediterraneo, veri e propri simboli dell’industria italiana, dalle vacanze con i Rothschild allo shopping da Cartier a Parigi e dai grandi sarti di Londra: per decenni parlare della famiglia Florio significava parlare del settore secondario in tutto il suo splendore. Nati come poveri commercianti di spezie immigrati dalla Calabria, nell’arco di poche generazioni questa casa commerciale siciliana arrivò a creare un impero da cui dipendeva la prosperità economica non solo della Sicilia, ma capace d’influenzare le politiche monarchiche dei Borboni prima e dei Savoia poi. Ma la fortuna è un’amante capricciosa, e se poche generazioni erano bastate a imporsi, ne basto una scellerata per perdere tutto, compresa la memoria.

Dei Florio e della loro eredità materiale e immateriale infatti non si è parlato più per molto tempo, finché nel 2019 non è uscito il libro I Leoni di Sicilia. Questo bestseller è in breve tempo arrivato a vendere 650mila copie e i diritti del libro sono stati venduti negli Stati Uniti, nei Paesi Bassi, in Spagna, in Francia e in Germania. Il merito di questo libro non è solo quello di raccontare in modo appassionante una storia familiare italiana, ma anche di farci scoprire e riscoprire cos’era il mondo degli affari e dell’industria in quegli anni.

Ma cosa resta dell’impero economico dei Florio? Quali attività sono redditizie nonostante il cambio di mano?

Cantine Florio (duca.it)

Cantine Florio

Una delle più brillanti intuizioni dei Florio fu quella di credere nel Marsala, il vino fortificato che già stava scalando le classifiche di gradimento degli inglesi. La cantina fondata nel 1833 da Vincenzo Florio si distinse dalle altre per la ricerca della qualità invece che del prezzo e della quantità, arrivando a essere il vino della nobiltà europea, amato sia a tavola sia con i sigari. La storia post- familiare inizia quando nel 1904 Ignazio Florio costituì, insieme con altri otto capitalisti e commercianti marsalesi, la S.A.V.I. – Società Anonima Vinicola Italiana – che nel 1924 passò sotto il controllo della Cinzano la quale a sua volta, nel 1928, acquistò anche la Woodhouse e la Ingham – Whitaker. Il 30 gennaio 1987, la F. Cinzano & C. S.p.A. vendette alla ILLVA S.p.A. il 50% delle azioni Florio, che diventò detentrice dell’intero pacchetto azionario a partire dal 1 gennaio 1998, dando il via a una nuova fase della vita aziendale, nel corso della quale vengono apportati importanti e positivi cambiamenti in termini di gestione.

Oggi le Cantine Florio non solo continuano a sfornare prodotti meravigliosi, capaci di rivaleggiare con quelli che la famiglia aveva l’onore di proporre sulle tavole coronate. Ma non solo: La cantina infatti è diventata redditizia anche dal punto di vista turistico. Di tutti i turisti amanti del vino che approdano in Sicilia infatti quasi la metà ha visitato Florio nel corso del 2019. Le cantine hanno infatti accolto quasi 50mila visitatori, rilevando un costante incremento nel numero di ospiti stranieri (+13%), soprattutto di lingua francese e concentrati nei mesi di ottobre e settembre. Nello stesso anno, il fatturato derivante dalle visite guidate, dagli eventi in cantina e il fatturato relativo al wine shop interno ha superato il milione di euro.

Villa Igiea

Inizialmente pensata come sanatorio, ma quasi subito riconvertita in hotel, la villa voluta da Ignazio Florio e sua moglie Franca Florio fu progettata da Filippo Ernesto Basile, uno dei più originali architetti dell’art nouveau, che aveva già costruito il Teatro Massimo di Palermo e che poco dopo avrebbe progettato la nuova ala di Montecitorio. L’architetto si affiancò nella realizzazione dell’opera di Ettore de Maria Bergler, il più originale esponente della pittura Liberty in Italia, e un designer raffinatissimo come Vittorio Ducrot, che firmerà ogni arredo. Insieme, committenti e artisti, realizzeranno un’opera totale, dove ogni dettaglio, dai mobili al ciclo di affreschi, dalla scenografica sequenza dei saloni al celebre soffitto a racemi, farà di Villa Igiea un capolavoro dell’hôtellerie di lusso.

Da quando nel 1900 apre le porte, gli ospiti illusti vi si recano entusiasti. Tra i nomi che vi hanno soggiornato il Kaiser Guglielmo II, lo zar Nicola II, il re d’Inghilterra Giorgio V, e poi Costantino di Grecia, che elegge Villa Igiea a sua dimora, e ancora il re del Siam Paramandra Maha Chulalongkam e la regina di Romania passeggiano estasiati nella meravigliosa sala degli specchi. Altri ospiti, altrettanto blasonati, preferiscono incontrarsi in luoghi più segreti e i Florio mettono a disposizione, per esempio all’ex Imperatrice Eugenia De Montijo e al Duca d’Orléans, la discrezione del loro yacht, il leggendario Sultana. Altri ancora giungono in albergo direttamente a bordo delle proprie imbarcazioni, come Nathaniel Rotschild che sbarca a Villa Igiea dal Veglia, un panfilo con cinquanta uomini di equipaggio, il banchiere Vanderbilt a bordo del Varion, o ancora come il suo famoso collega John Pierpont Morgan, che fa scalo per due anni di seguito con il suo Corsair. Memorabile nel 1907 la visita del re d’Inghilterra Edoardo VII, della regina Alessandra e della principessa Vittoria, che sbarcano a Villa Igiea dal Victoria and Albert per rendere visita ai Florio. Ad accompagnare il gruppo di amici, la zarina Maria Feodorovna, parente dei Windsor attraverso il marito, lo zar Nicola II. Non può mancare un giro alla scoperta di Palermo e con le macchine dei dai padroni di casa e dei Whitaker, una delle più famose famiglie inglesi di Palermo, i reali visitano Monreale, le catacombe dei Cappuccini, la Cappella Palatina e Palazzo Reale. Colazione in albergo, tè dai Whitaker, e alla sera di nuovo sulla nave in direzione Napoli.

Ospiti illustri a Villa Igiea (roccofortehotels.com)

Anche dopo la dipartita dei Florio Villa Igiea resta il punto di riferimento per le 5 stelle palermitane, ospitando il jet set internazionale tra cui Grace Kelly e Ranieri di Monaco insieme a Maria Callas. Nel 1962 è la volta di Alain Delon, Burt Lancaster e Claudia Cardinale tra una ripresa e l’altra de Il Gattopardo, quindi Kirk Douglas, Sofia Loren, e Gloria Swanson. Dopo tutto questo splendore, per alcuni anni l’hotel vive un periodo di decadenza, legato alle vicende del gruppo di hôtellerie a cui appartiene. Finalmente libero da vincoli, torna a nuovo splendore proprio nell’estate 2021 con il passaggio al gruppo Rocco Forte Hotels che ne cura ristrutturazione e rilancio.

Cantiere navale di Palermo

Lo stabilimento che, tuttora è il più grande complesso cantieristico del Mediterraneo per la trasformazione e le riparazioni navali, era stato voluto dai Florio proprio per supportare l’attività della loro storica acciaieria, la prima dell’isola. Quando l’esposizione di Florio con la Banca Commerciale Italiana 1905 divenne eccessiva, l’imprenditore siciliano fu costretto a vendere la sua quota azionaria della società Cantieri navali, bacini e stabilimenti meccanici siciliani ad Attilio Odero, socio di Florio nella società Navigazione Generale Italiana e proprietario dei cantieri di Sestri Ponente e della Foce di Genova e socio delle Acciaierie di Terni. Per anni il cantiere rimase un assoluta eccellenza, e da qui nel 1925 venne allestita ad esempio la nave reale “Savoia”. Nel secondo dopoguerra il cantiere ebbe alti e bassi, e nel 1966 entrò a far parte dei Cantieri navale del Tirreno e riuniti, società nata dalla unificazioni delle due società della cantieristica del gruppo Piaggio, i Cantieri navali del Tirreno con stabilimenti di Riva Trigoso e Genova e i Cantieri navali riuniti con gli stabilimenti di Palermo e Ancona. Anche questa soluzione però si rivelò provvisoria, e nel 1973 finì sotto la gestione dell’IRI e nel 1984 della Fincantieri, che con un radicale processo di riorganizzazione negli anni ’80 ha rilanciato lo stabilimento siciliano.

Tonnara di Favignana

Tra le rivoluzioni industriali introdotte dai Florio, fondamentale è quella che ha portato all’invenzione del metodo di conservazione (tutt’oggi utilizzato) di cottura e sott’olio. Ignazio Florio per creare un “distretto” nell’arcipelago comprò le isole di Favignana e Formica e acquisiti i diritti di pesca nel 1874. Per la struttura della tonnara si affidò all’architetto Giuseppe Damiani Almeyda, costruendo lo stabilimento per la conservazione del tonno. Quando, nei primi decenni del ‘900, quello che Casa Florio si trovò al fallimento, lo stabilimento rimase pienamente produttivo passando, nei primi anni ’30 alla proprietà dell’IRI, e nel 1938 nelle mani degli imprenditori genovesi Parodi che ne proseguirono l’attività. Nel 1991 lo stabilimento fu acquisito dalla Regione Sicilia e dopo anni di restauro nel 2010 la tonnara è tornata accessibile diventando uno splendido esempio di archeologia industriale.

Il ritratto di Donna Franca Florio

Chiudiamo con una delle note più romantiche e tristi. Una famiglia così potente era abituata a essere circondata dei più grandi artisti, e Il Ritratto di donna Franca Florio di Giovanni Boldini è forse il più grande capolavoro del mecenatismo della famiglia. La regina di Sicilia, vera e propria icona della belle époque, era parte dell’aristocrazia siciliana e sposatasi con Ignazio Florio Jr aveva unito ai nobili natali l’immensa ricchezza del marito. Signora della mondanità, di una bellezza eterea e eleganza innata, aveva avuto decine di spasimanti, tra cui Gabriele d’Annunzio e Guglielmo II di Germania. Questo dipinto la rappresenta nel momento della sua massima potenza e bellezza ma è qnche simbolo dell’imminente decadenza: La tela infatti, esposta alla Biennale di Venezia nel 1903, al momento del suo conseguimento non poté essere riscattata dai Florio, ormai strozzati dai debiti. Boldini la vendette nel 1927-28 al Barone Rothschild, che la porto con sé in America. Battuta da Christie’s il 1º novembre 1995, e poi nuovamente il 25 ottobre 2005 da Sotheby’s a New York, fu acquistata per 800mila euro dalla Società Acqua Marcia di Francesco Bellavista Caltagirone, titolare di diversi alberghi di lusso in Sicilia, tra cui Villa Igiea. La società di hôtellerie non ebbe fortuna e nel 2017 il Ritratto di donna Franca fu messo di nuovo all’asta. In quel periodo furono promosse numerose campagne di crowdfunding per le quali si mossero personaggi pubblici come Nello Musumeci e Vittorio Sgarbi, e il 30 aprile per la cifra di di 1.133.000 euro il dipinto divenne proprietà dei marchesi Marida e Annibale Berlingieri. La tela verrà così esposta presso palazzo Mazzarino, a Palermo.

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