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Business, intelligenza artificiale e ambiente secondo Valerio Zanaglio, fondatore della Zato

Si sta tenendo proprio in questi giorni la Cop26, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che vede ospiti a Glasgow capi di stato, esperti di clima, attivisti e imprenditori per concordare una strada comune concreta da percorrere insieme per far fronte all’emergenza climatica che si fa sempre più pressante. E, vista la situazione, si può dire che siamo tutti coinvolti, chi più chi meno. Abbiamo chiesto a Valerio Zanaglio, fondatore della Zato srl, imprenditore nel campo del riciclo dei metalli ferrosi e non, attento all’ambiente e alla sua salvaguardia fin dagli anni Ottanta, di raccontarci come si è evoluto il suo fare impresa. Nel passaggio da un qualcosa che sembrava essere un problema secondario a quello che oggi è a tutti gli effetti una priorità globale.

“Quando nel 1999 ho fondato insieme a mia moglie Alessandra Bresciani la Zato Srl (azienda specializzata nella progettazione e realizzazione di impianti per la frantumazione, la separazione e il recupero di rottami metallici e dei rifiuti, ndr), l’economia cosiddetta ‘circolare’ non era ancora un tema quotidiano” ha affermato Zanaglio. “Si parlava di ambiente, certamente, ma vent’anni ci separavano dai Fridays for Future e da queste urgenze. Eppure, ci sono delle sensibilità che esistono in ognuno di noi a prescindere da quanto se ne discuta. E io mi sono trovato ad intercettare un bisogno, che era in primis mio, di realizzare un business che fosse vicino alle mie esperienze e competenze, e allo stesso tempo vicino a quanto si andava delineando a livello più grande che mi coinvolgeva, volente o nolente, come essere umano”.

Valerio Zanaglio ha lavorato per 32 anni in uno dei gruppi più influenti del settore siderurgico internazionale, come parte attiva nel processo che permette di recuperare le materie prime dai rifiuti e reimmetterle nei processi produttivi proprio come input di produzione. “Ho visto milioni di tonnellate di rottami trasformarsi in splendido acciaio, un materiale cosiddetto ‘permanente’ perché riciclabile al 100%, senza che nella trasformazione si perda nessuna delle sue proprietà originarie. Una materia prima in grado quindi di ridurre lo sfruttamento delle risorse naturali. E a quel punto, beh, una lampadina mi si è accesa. Inteso quello, mi sono buttato nell’avventura dell’industria del riciclo e del recupero del rottame ferroso e non e dei rifiuti, che è ormai ritenuta a tutti gli effetti strategica per lo sviluppo dell’economia circolare, cercando di avere sempre un approccio innovativo sotto molteplici punti di vista. Non a caso nel 2019, insieme a Michele Grazioli, abbiamo depositato un brevetto inerente la manutenzione predittiva applicata a trituratori e mulini industriali” ha detto Zanaglio, fondatore della Zato srl.

La sua visione sul futuro, quindi, è quella che ha fatto la differenza?

“Io credo che la visione sia di tutti gli imprenditori. Non esiste impresa che possa dirsi tale che non abbia pensato al modo di incidere sul futuro di un settore, di un territorio o anche solo di una porzione di storia. Quello che credo mi accompagni da sempre, un po’ anche per carattere, è invece, oltre alla visione, la capacità di sintonizzarmi sul presente. Sintonia intesa come accordo di suoni, vibrazioni. La contemporaneità ci impone di riconoscere diverse vibrazioni e a velocità sempre diverse. Per inclinazione personale mi sono sempre sentito parte di un tutto e vibrare con chi mi sta vicino è quasi una necessità. Sentire il pianeta come la casa che abitiamo e sentire i collaboratori, gli amici, i familiari come gli ospiti che voglio far stare bene, è il mio primo obiettivo. Senza dimenticarmi che sono un imprenditore, ovviamente, e a vibrare deve essere anche la parte economica”.

La Zato srl non è l’unica esperienza da imprenditore attento alle esigenze del Pianeta?

“No. Si può dire che la Zato srl sia stata l’inizio di un cammino già segnato per indole che ha acceso in me nuovi interessi, sempre con l’obiettivo di fare business facendo stare bene le persone. Nel 2013 si è presentata l’occasione di rilevare un’azienda che si occupa di produrre micropali per il consolidamento del terreno (Ankorig srl, ndr). Mi sono detto, cosa c’è di più destabilizzante che il sentirsi mancare la terra sotto i piedi? Ho sentito che l’oggi mi stava chiamando, più che un ipotetico futuro, e l’emergenza climatica mi stava di nuovo sollecitando”.

E che ci dice della nuova avventura con Vedrai, come si inserisce in questo suo percorso?

“Anche solo per età anagrafica la tecnologia e l’Intelligenza Artificiale non sono temi immediati per me. I miei figli dicono che io sono convinto che il mio smart phone funzioni solo se alzo la voce. Non è forse così? (Ride, ndr). La prima volta che ho sentito parlare Michele Grazioli è stato folgorante. Ho avvertito quella sintonia di cui ho parlato prima, non solo con lui, ma anche con i contenuti trattati. Ho intravisto subito che insieme avremmo potuto rispondere a delle esigenze concrete delle aziende, permettendo loro di essere sostenibili dal punto di vista finanziario. Il che significa esserlo anche dal punto di vista di ricaduta sulla società, dal momento che credo fermamente nel ruolo sociale dell’imprenditore. Anche nell’Agenda 2030 dell’ONU c’è un obiettivo che parla di questo, dell’innovazione e della ricerca tecnologica per favorire la crescita economica e promuovere il benessere. E questo vale persino per un boomer come me”.

Di Mival Capital Srl cosa ci dice?

Michele Grazioli ed io abbiamo fondato la società (il cui nome deriva dalle iniziali dei rispettivi nomi, ndr) con l’obiettivo di investire in startup innovative. Abbiamo grandi aspettative da questa nostra società: siamo in una fase di profonde trasformazioni e ci sono generazioni di ragazze e ragazzi motivati e desiderosi di esprimersi e di contribuire a disegnare il loro futuro, in un pianeta che chiama con urgenza al cambiamento. Noi guardiamo a tutto ciò con grande positività e faremo in modo di esserne parte attiva, con tutti gli strumenti a nostra disposizione.

Cosa direbbe a un giovane che oggi decide di imprendere?

“Direi di non tradire mai se stesso e di credere in quella spinta che abbiamo tutti a stare bene e a far stare bene chi ci circonda. E se fossimo tutti più sintonizzati, forse, non saremmo qui a cercare soluzioni, in breve tempo, per non fare innalzare di quel grado e mezzo la temperatura del nostro Pianeta che lo trasformerebbe da dolce casa in implacabile nemico”.

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