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La terza via di Walter Ruffinoni: così Ntt Data sta sperimentando nuovi modi di vivere gli uffici

Cover story tratta dal numero di novembre 2021 di Forbes Italia. Abbonati!

Lo scorso anno Amazon ha comprato per circa 978 milioni di dollari l’edificio Lord & Taylor sulla Fifth Avenue a New York. Facebook, sempre nel cuore della Grande Mela, ha scelto invece di prendere in affitto il Farley Building, proprio di fronte al Madison Square Garden. Google, più di recente, ha acquistato l’edificio del Terminal St. John’s Manhattan per ben 2,1 miliardi di dollari. Hanno fatto sapere da Mountain View: “Man mano che Google si muove verso un approccio ibrido più flessibile al lavoro, riunirsi di persona per collaborare e costruire una comunità rimarrà parte importante del nostro futuro. È per questa ragione che stiamo investendo nei nostri uffici nel mondo”.

Di fronte al dilemma amletico che ci sta attanagliando ormai da quasi due anni – e cioè se sia meglio lavorare da remoto o in ufficio e quale sarà la nuova normalità – la tendenza oltreoceano suggerisce che un’alternativa c’è. “Una terza via”, come direbbe Walter Ruffinoni, sciatore agonistico in adolescenza, sposato con due figli, dal 2013 amministratore delegato di Ntt Data Italia, multinazionale giapponese che si occupa di system integration, servizi professionali e consulenza strategica, e da aprile del 2020 a capo dell’area Emea. “Nei primi mesi di pandemia, mi sono reso conto che si poteva gestire l’azienda anche in maniera virtuale. Dopo un po’ ho capito un altro importante aspetto: la parte di execution si può fare, ma ciò che non arriva, in assenza di un contatto umano e di una contaminazione tra colleghi, è l’innovazione”.

Negli ultimi sei anni Ruffinoni ha ‘risanato’ un’azienda che versava in cattive acque. Insieme a un gruppo di persone è riuscito a far tornare profittevole Ntt Data Italia, aumentandone il fatturato a circa 460 milioni di euro e i dipendenti a più di quattromila. Grazie anche a una cultura aziendale che non guarda solo al bilancio. “Un buon leader oggi deve guardare a un complesso di stakehol-der molto più allargato. Il profitto è uno dei parametri su cui giudicare l’azienda, serve poi contribuire alla comunità e alla sostenibilità”.

Studi in ingegneria, master alla Bocconi di Milano, Ruffinoni ha sempre gravitato nel settore dell’information technology. Internet e computer sono un po’ il suo mestiere. Eppure, quando si tratta di lanciare uno sguardo al futuro del mondo del lavoro post-pandemia, Ruffinoni sa bene che la tecnologia, pur rappresentando un grosso driver di sviluppo di un Paese, non può pervadere completamente la nostra vita lavorativa. “Il Covid è stato un doloroso acceleratore digitale per l’Italia. Ha trasformato in maniera profonda il nostro modo di vivere e di lavorare. È vero che non si tornerà in ufficio come prima, ma non avremo nemmeno un utilizzo così marcato dello smart working. Credo in una buona via di mezzo”. Una soluzione ibrida, appunto. “Lasceremo la possibilità di scelta, favorendo quindi la flessibilità in modo che i dipendenti abbiano le migliori condizioni di lavoro possibile”, spiega. Non è un caso che anche Ntt Data, come le grandi compagnie della Silicon Valley abbia investito in nuovi uffici con l’apertura della nuova sede a Milano. “Cambierà il modo di stare in ufficio, cambieranno gli spazi, che saranno pensati per la collaborazione tra i dipendenti”.

Dal 2013 Walter Ruffinoni è amministratore delegato di Ntt Data, multinazionale giapponese che si occupa di system integration, servizi professionali e consulenza strategica. Da aprile 2020 è anche a capo dell’area Emea. (Foto di Roberta Bruno).

Ma non solo. Ruffinoni, insieme a Ntt Data, è in prima linea nel progetto Smart Alliance che unisce le aziende del Consorzio Elis intorno all’obiettivo di condividere spazi di lavoro diffusi, dotati di tecnologie e prenotabili con app, per individuare con un click quello più vicino e più adatto all’attività in agenda. Presentata ad aprile la sperimentazione di questo nuovo progetto sta coinvolgendo cinque città in tutta Italia: Milano, Roma, Napoli, Trapani e Catania insieme a 30 aziende dei settori telecomunicazioni, energia, trasporti, finanza e alimentazione. “Oltre a un buon equilibrio tra vita privata e professionale, è necessario considerare gli uffici come luoghi di relazione in cui favorire lo scambio creativo, che è alla base di qualsiasi innovazione”.

L’innovazione e la tecnologia al servizio della società sono anche i due temi attorno ai quali, secondo Ruffinoni, dovrebbe ripartire l’Italia. Nel suo libro Italia 5.0. Un nuovo umanesimo per rilanciare il Paese, pubblicato a gennaio del 2020, il manager immagina un nuovo Rinascimento per il nostro Paese. La riflessione di partenza del libro è stata quella di guardare nel panorama mondiale che tipo di società stavano emergendo. “Mi sono immaginato un giorno di luglio del 2050. Mi sono proiettato nel futuro fino a poter dire: questo è il paese che tutti noi abbiamo realizzato e ci piacerebbe poter realizzare. Sono partito dal modello di società 5.0 nato in Giappone, perché sicuramente tra quelli che si stanno affermando è quello a cui guardare. Anche per una serie di affinità, soprattutto demografiche, che ci accomunano”. Nel modello si rimette al centro l’individuo, si parla di società della creatività, si fa della sostenibilità una leva importante, si porta in dote una nuova cultura aziendale: quella del giusto profitto. Un modello che vede le aziende impegnate per consegnare un mondo sostenibile e inclusivo, che fa della felicità dei dipendenti una colonna portante e vede nella tecnologia un elemento per realizzarla. “Ho declinato il tutto sull’Italia e da lì è partito il libro. Con la volontà di creare una narrazione positiva del Paese. Perché l’Italia ha ottime basi su cui costruire: è il primo al mondo per pubblicazioni scientifiche, è il secondo per produzione manifatturiera in Europa, il primo per patrimonio Unesco”.

Oggi di solide basi da cui ripartire l’Italia ne ha tante. Come il Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che ha appunto l’obiettivo di rilanciare l’economia dopo la pandemia, puntando soprattutto sulla green economy e sulla digitalizzazione. O come il Next Generation, quel Recovery fund da 750 miliardi di euro approvato nel luglio del 2020 dal Consiglio europeo per sostenere gli Stati membri colpiti dalla pandemia. L’Italia ha avuto accesso a una quota di 209 miliardi, fetta che equivale al 27,8% dell’intero importo. “Il mondo del lavoro è destinato a cambiare in modo significativo: smart working, nuove tecnologie, digitalizzazione, benessere e supporto della persona e dell’ambiente sono ormai fondamentali all’interno di un’impresa. In questo senso, i fondi previsti rappresentano un’occasione imperdibile per riprendere un percorso di crescita economica sostenibile e duraturo. Abbiamo il più alto tasso di ragazzi tra i 15 e i 25 anni non impegnati nello studio, nel lavoro o nella formazione. Con questo nostro Piano nazionale abbiamo la possibilità di tutelare le generazioni future”. Cosa serve ancora? “Un dialogo più attivo tra imprese e mondo dell’istruzione, una sempre maggiore digitalizzazione dei processi e un approccio che porti più talenti nelle materie Stem (dall’inglese Science, technology, engineering and mathematics), per permettere alle generazioni di domani di coltivare e sfruttare le loro potenzialità, rimanendo competitivi sul mercato internazionale”.

Con il Pnrr la strada verso una maggiore digitalizzazione – che include investimenti, tra gli altri, su infrastrutture, banda larga, rinnovamento della Pubblica amministrazione – è quella giusta. Ma, avverte Ruffinoni, serve anche una maggiore attenzione alle competenze. “Nel prossimo futuro nove lavori su dieci richiederanno competenze specifiche e digitali. La cultura umanistica rimarrà certo fondamentale ma le digital skill, la propensione alle soft skill, rappresentano elementi che assicureranno ai giovani la possibilità di entrare nel mondo del lavoro”. Dunque abilità come pensiero critico, capacità creativa e intelligenza emotiva. “Fino a qualche decennio fa, lo studio universitario poteva garantire le competenze sufficienti e necessarie per poter affrontare tutta la propria esperienza professionale. Il mondo cambiava a una velocità più ridotta. Oggi la prepara-zione scolastica non basta più. È necessario un continuo aggiornamento: bisogna rimanere studenti a vita”.

Ntt Data è impegnata da anni nella formazione. Grazie al progetto Ntt Data excellence school, si rivolge agli studenti delle materie Stem per introdurre le eccellenze dei settori scientifici e informatici all’interno del mondo del lavoro. (Foto di Roberta Bruno)

Ricalcando le linee di crescita contenute nel Pnrr, anche Ntt Data nel suo piccolo, che proprio piccolo non è, sta contribuendo a una ripartenza sostenibile per l’Italia per i prossimi anni e un mondo del lavoro che non sia privo di opportunità. L’azienda è infatti impegnata ormai da anni sul fronte della formazione, sia all’esterno sia all’interno. “Con le università del territorio il dialogo è molto stretto e la popolazione aziendale beneficia periodicamente di programmi formativi appositamente pensati. Mentre con il progetto Ntt Data excellence school, ci rivolgiamo agli studenti delle materie Stem per introdurre le eccellenze dei settori scientifici e informatici all’interno del mondo del lavoro e, più nello specifico, nell’ecosistema di Ntt Data. Organizziamo, per esempio, anche lezioni di robotica e cybersecurity”. La nuova scuola di formazione permetterà all’80% dei ragazzi iscritti di essere assunti direttamente dalla multinazionale giapponese e, alla restante parte, da altre aziende del settore. Non meno importante l’impegno all’occupazione femminile, grazie a Ntt Donna, il progetto lanciato nel 2015 che ha l’obiettivo di valorizzare le donne e i loro ruoli in azienda.

Infine, sotto la guida di Ruffinoni, anche il Sud è stato valorizzato nel piano industriale che guarda al 2023. Diverse realtà sono diventate esempi di eccellenza riconosciuti a livello internazionale. Ol-tre all’ufficio di Napoli, sede di un centro di sicurezza, spicca il polo tecnologico di Cosenza, centro di innovazione per Ntt Data insieme a quelli di Palo Alto e Tokyo, dove vengono realizzate soluzioni da esportare in oltre 50 paesi in cui opera il gruppo. “Negli ultimi sei anni abbiamo decuplicato la nostra presenza nel Mezzogiorno. Entro due anni, il 20% dei nostri dipendenti sarà al Sud”. Quell’idea di azienda, e di Paese, immaginato da Ruffinoni non è poi così lontano.

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