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La fintech brasiliana Nubank vola in Borsa. E la co-fondatrice diventa miliardaria

Questo articolo è apparso su Forbes.com

La banca digitale brasiliana Nubank chiude un anno record per il mondo degli investimenti nel fintech e per le ipo. Sbarcata proprio oggi sul New York Stock Exchange, la banca ha visto aumentare le sue azioni del 15%. Incremento che ha portato a 45 miliardi di dollari la valutazione della società e che ha reso la sua cofondatrice, Cristina Junqueira, 39 anni, miliardaria. Grazie alla sua quota azionaria del 2,9%, vanta adesso un patrimonio di 1,3 miliardi di dollari. Grazie al suo 23%, invece, il ceo David Vélez, 40 anni, conta un patrimonio di 10,2 miliardi di dollari.

L’ex venture capitalist Vélez, l’ex consulente Junqueira, e l’ingegnere informatico Edward Wible hanno fondato Nubank nel 2013. All’epoca, cinque banche – Itaú, Bradesco, Santander, Banco do Brasil e Caixa – controllavano l’80% del mercato brasiliano, guadagnando enormi profitti fissando prestiti con alti tassi di interesse e addebitando commissioni esorbitanti, fornendo al contempo un servizio clienti scadente. Una grande banca, per esempio, ha addirittura addebitato per gli acquisti con carta una tariffa mensile per gli avvisi tramite sms. E, la stessa Junqueira ha visto in prima persona come reagivano i clienti. Prima di Nu, infatti, gestiva la più grande divisione di carte di credito di Itaú. “Non ho mai capito perché costringevamo le persone a prendersi questi prodotti orribili. I clienti odiavano tutto ciò”, ha detto a Forbes a marzo.

Il trio aveva come obiettivo quello di trasformare Nubank in un’app intuitiva in cui i brasiliani potevano ottenere servizi bancari senza andare in una filiale. Dopo aver lanciato nel 2014 una carta di credito senza canone annuale (una rarità in Brasile), alcuni anni dopo hanno iniziato a offrire conti correnti e conti di risparmio. Da allora, Nubank si è espansa sempre di più in termini di offerta, mettendo a disposizione prestiti personali, servizi di investimento e assicurazioni sulla vita.

“In un paese come il Brasile, dove è veramente difficile accedere ai servizi finanziari, siamo come dei bambini in un negozio di caramelle. Vogliamo [offrire] tutto”, ha detto oggi a Forbes Junqueira, direttamente da una stanza sul retro della Borsa di New York. Tra l’altro, al momento, si trova all’ottavo mese di gravidanza della sua terza figlia. Così come la moglie di Vélez che aspetta il loro quarto figlio.

Nubank, adesso, conta 48 milioni di clienti. Di cui, 35 milioni utilizzano l’app almeno una volta al mese, in Brasile, Messico, Colombia e Argentina. E la sua continua crescita è continuata anche nel 2021. Nei primi nove mesi di quest’anno, infatti, le sue entrate sono cresciute fino a 1,06 miliardi di dollari, quasi il doppio rispetto al 2020. Grazie soprattutto al 30% fatto segnare dalla voce “interchange”, ossia quelle commissioni che i commercianti pagano quando un cliente di Nubank utilizza la sua carta. Gli interessi rotativi che i consumatori pagano sulle carte di credito sono il 23%, mentre il 15% proviene dai prestiti personali.

E anche se Nubank non è redditizia, visto che ha perso 99 milioni di dollari durante i primi nove mesi di quest’anno, tuttavia sembra essere molto vicina alla creazione di un business sostenibile, rispetto ad alcuni dei suoi competitor. Ad esempio, sempre negli ultimi nove mesi, ogni cliente Nubank ha guadagnato 4,90 dollari in entrate mensili (o 59 all’anno) e per acquisire ogni cliente la banca ha speso solo 5 dollari. Infatti, anche se il marketing in genere assorbe una grossa fetta delle spese delle fintech, tuttavia Nubank ha speso solo 45 milioni di dollari, (o il 4% delle entrate). Al contrario, la digital bank e di New York, MoneyLion, ha speso il 31% delle sue entrate in marketing nel terzo trimestre del 2021.

Con una valutazione di 45 miliardi di dollari, e ipotizzando che le entrate del quarto trimestre di Nubank crescano del 25% rispetto ai 481 milioni di dollari del terzo trimestre, gli investitori valuterebbero la banca digitale 27 volte le entrate dell’intero 2021. Chime, con sede negli Stati Uniti, che sta tentando di quotarsi in Borsa per l’anno prossimo con una valutazione compresa tra i 35 e i 45 miliardi di dollari, varrebbe circa 35 volte le sue entrate del 2021, qualora l’ipo si concretizzasse a 35 miliardi di dollari.

Il nuovo status di miliardaria di Junqueira è una pietra miliare per il Brasile. In quanto è diventata la seconda miliardaria self-made del paese. A livello globale, l’industria fintech è dominata dagli uomini e conta poche donne miliardarie. Ma attenzione. Perché c’è un altra donna che fa parte di questo ristretto club e che è strettamente legata a Nubank: Jackie Reses, ex capo di Square Capital e angel investor di Nu, tant’è che è  è nel suo consiglio. All’inizio di quest’anno, grazie alla sua quota di azioni in Square è diventata miliardaria. Anche se da quel momento in poi, però, il suo patrimonio netto è sceso a circa 750 milioni di dollari.

Junqueira dice che il suo è un investimento a lungo periodo e che vuole mantenere tutte le azioni Nubank in suo possesso: “Non vendiamo. Nessuno dei primi investitori sta vendendo, nessuno del team di gestione, nessuno dei fondatori”.

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