Smart Mobility

La startup di charging delivery di tre ex ingegneri Fca che ricarica l’auto elettrica ovunque si trovi

Articolo tratto dal numero di gennaio 2022 di Forbes Italia. Abbonati!

Una domenica sera del febbraio 2021 Marco capisce che è arrivato il momento di cambiare vita e fare Reefilla. “Tornavo a casa su una 500 elettrica, mi ritrovo al semaforo con accanto una Tesla. Chiamo subito Pietro e Gabriele: ragazzi, ma quando mai avremmo potuto immaginare una cosa del genere a Torino?”. Marco Bevilacqua, 33 anni, Pietro Balda, 31, Gabriele Bergoglio, 32, sono i fondatori di Reefilla, la startup nata per vincere l’ansia da ricarica portandola lì dove e quando serve. Lo chiamano charging delivery: come se all’improvviso ci fosse una flotta di fattorini che girano con taniche di benzina per fare rifornimento non appena sul cruscotto si accende la spia. Reefilla porterà invece elettroni con una specie di powerbank che ricaricano l’auto invece dello smartphone.

Questa è la storia di tre giovani ingegneri di Fca che diventano amici durante un master e che decidono di lasciare il ‘posto sicuro’ in una multinazionale per farsi imprenditori e giocarsi la loro partita nella mobilità sostenibile. “Durante gli ultimi mesi del 2020, chiusi in casa, abbiamo capito che il futuro era arrivato. Finito il master, complice la pandemia, ci siamo guardati in faccia e abbiamo detto: o ci crediamo e ci lanciamo oppure un giorno rischieremo di rimpiangere di non averlo fatto”, racconta Marco, che è anche il ceo della startup. “Perché se non lo facciamo noi arriverà qualcun altro e noi ci sentiremo dei cretini per non averlo fatto”.

Quanto tempo serve per prendere una decisione del genere? “È bastata una settimana per convincerci. Mio padre avrà pensato che ero matto ma quando ero adolescente mi diceva sempre di mettermi in gioco. Lui ha fatto il manager ma avrebbe voluto essere libero professionista o imprenditore e forse sta vedendo in me la realizzazione di quel suo desiderio. Naturalmente è stato determinante aver trovato una comunione di intenti con Pietro e Gabriele, l’unico che è sposato. Ma nessuno di noi ha ancora figli e questo ci ha aiutato a fare il salto”.

A fine 2021 le auto elettriche erano il 4% del mercato, entro il 2030 diventeranno il 30%, secondo le stime più accreditate. Sarà un bene per l’ambiente ma può rappresentare un problema per chi guida. I tre ingegneri di Reefilla hanno messo a confronto i tempi di ‘ricarica’ di un cavallo da tiro, un’auto con motore a scoppio e un veicolo elettrico: circa tre ore il primo, 5 minuti la seconda, fra 40 minuti e 17 ore l’ultima. Sostenibile per l’ambiente ma un po’ meno per tutti noi. Se aggiungiamo il fatto che la metà degli automobilisti non ha un posto dove fare la ricarica in casa e le previsioni secondo le quali nel 2030 ci saranno in Europa 35 milioni di auto elettriche e 7 milioni di punti di ricarica pubblici, la conclusione è facile: avremo mediamente una probabilità su cinque di trovarne una libera quando serve, già partire dalla fine di quest’anno. Fare il pieno alle auto di nuova generazione potrebbe diventare un inferno.

Reefilla usa un accumulatore montato su un carrello caricato su furgoni elettrici che raggiungono chi ha bisogno di energia, viene collegato con l’auto, la piattaforma la riconosce e parte la ricarica.

“Abbiamo cominciato a lavorare sulla mobilità elettrica in Fca, quando era ancora fantascienza”, ricorda Marco che è ingegnere meccanico e napoletano mentre Pietro e Gabriele sono torinesi e ‘gestionali’: il primo si occupa di tecnologia e marketing, il secondo di finanza e logistica. “Ho firmato il mio primo contratto a tempo determinato a 23 anni: non potrò mai dimenticarlo perché era il giorno del mio compleanno. L’esperienza in azienda è stata fondamentale perché ti da una struttura, ti insegna come comportarti in situazioni complesse, le cose da non fare e quelle da migliorare”. Tutte lezioni che certamente tornano utili ora che deve guidare lo sviluppo del progetto Reefilla, che in realtà è molto di più di un ‘pronto intervento’ quando si resta a secco di energia: un servizio che prevede quando sta per finire la carica e interviene senza che neanche venga richiesto. Sarà utile nelle città, ma anche nei piccoli centri dove le colonnine di ricarica arriveranno dopo e saranno comunque meno.

“Il sistema funziona con una piattaforma cloud e un’app: chi lo usa viene monitorato costantemente in modo da non rischiare mai di restare fermo e quando sta per accadere arriva Fillee, come abbiamo chiamato i nostri dispositivi che sono tutti connessi”, spiega Marco: un accumulatore montato su un carrello caricato su furgoni elettrici che raggiungono chi ha bisogno di energia, viene collegato con l’auto, la piattaforma la riconosce e parte la ricarica. In meno di 30 minuti viene trasferita energia sufficiente a fare 120 chilometri. Il primo test di charging delivery è stato fatto a Torino, ovviamente: 50 proprietari di un’auto elettrica che hanno aderito alla sperimentazione. Nella seconda metà del 2022 ne sarà avviato un altro più grande a Milano: tra le 100 e le 150 vetture servite con una media di 15 ricariche al giorno.

La sfida è logistica oltre che tecnologica. “Questo comunque sarà l’anno dell’ingresso sul mercato. C’è molto interesse sulla ricarica flessibile. Sia da parte dei privati, ma anche delle aziende che si occupano di flotte aziendali, di quelle che fanno sharing di veicoli. La soluzione interessa anche il mondo dell’assistenza stradale e delle assicurazioni, che possono aggiungere un servizio innovativo nella loro offerta”. Perché nel futuro prossimo, invece di caricare l’auto sul carro attrezzi, sarà più semplice ricarica la batteria li dove si è fermata l’auto.

Reefilla è una delle startup selezionate per entrare nel Motor Valley Accelerator, il programma di accelerazione lanciato da Cdp Venture Capital. È il primo in Italia dedicato all’industria automobilistica e alla mobilità, le startup sono state valutate da Plug and Play, la più grande piattaforma di open innovation del mondo, un marchio dell’innovazione della Silicon Valley sbarcato da qualche anno in Italia. Il tutto localizzato a Modena, patria della Ferrari. Una bella soddisfazione per i tre ingegneri ex Fca. Che adesso pensano solo a chiudere il primo round di finanziamento: 500mila per portare nel 2022 sul mercato tanti Filly e dare la carica alla nuova mobilità elettrica e sostenibile.

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