Giuseppe Amato, un premio anche nel 2020
Eppure stavolta non c’è stata grandeur che tenesse: il titolo di “Meilleur Patissier” è venuto in Italia, peraltro grazie all’unico italiano a essere designato giudice ai campionati mondiali di categoria, poi vinti dalla nazionale azzurra a settembre. Le premesse per un exploit del pasticcere italiano erano già piuttosto solide. Nel 2020 era stato infatti inserito dalla guida del Gambero rosso 2020 tra i 10 migliori pastry chef d’Italia”.
Ma l’incoronazione in terra francese è stata, fuor di metafora, la ciliegina sulla torta. Giuseppe Amato rappresenta oggi il numero uno al mondo in un settore in rapida ascesa, che sta contendendo agli chef-superstar il ruolo di protagonista nel variegato universo del food. Non a caso il primo pensiero del campione originario di Taormina è stato per Heinz Beck, chef del ristorante “che ha creduto in me sin dal primo momento e continua a farlo da 18 anni”.

La storia di Amato
Quella di Giuseppe Amato è una storia che nasce da lontano. È all’età di 9 anni, nel piccolo Comune di Gaggi (Messina), che cominciò a sporcarsi le mani di farina in un ristorante del paese. Da lì, dopo l’istituto alberghiero, partì un cammino professionale costellato di grandi esperienze. Iniziò a Londra alla corte di Alain Ducasse, dove rimase per 6 mesi, per poi rientrare prima alla “Posta Vecchia” con lo chef Michelino Gioia e successivamente stabilirsi al ristorante romano di Heinz Beck.
Oggi Giuseppe Amato è membro dell’Accademia Maestri Pasticceri Italiani e fondatore di “Pass121”, associazione volta a valorizzare il ruolo dei pasticceri da ristorazione. Ma non si sente arrivato, tutt’altro.
“Tutti mi dicevano che raggiungere i massimi livelli non sarebbe stato facile”, spiega, ospite della scuola Tessieri di Ponsacco. “E oggi lo posso confermare. Impegno, costanza, dedizione ti portano a raggiungere obiettivi prefissati e sogni nel cassetto che ancora una volta hanno portato l’italia a raggiungere livelli mondiali. La meritocrazia esiste, purché non si perda di vista l’umiltà”.
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