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La Russia vuole pagare i debiti in rubli. E i creditori che rifiutano potrebbero non rivedere i soldi

Questo articolo è apparso su Forbes.com

I creditori della Russia hanno di fronte a sé la prospettiva poco allettante di essere ripagati in rubli, dopo che il dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha deciso, il 4 aprile, di impedire al Cremlino di utilizzare le sue riserve in dollari. 

La valuta russa è crollata del 40% nei giorni successivi all’invasione dell’Ucraina condotta da Vladimir Putin, ma da allora ha recuperato molto terreno. Un’inadempienza sul pagamento del debito di 636 milioni di dollari e ulteriori sanzioni legate alle presunte atrocità russe potrebbero però innescare un altro crollo del rublo.

“Se non possono avere indietro i loro dollari, perché sono bloccati o perché la Russia non li pagherà, e gli vengono offerti rubli, sarebbero intelligenti a prendere i rubli”, ha detto Jay Newman, ex gestore di portafoglio di Elliott Management che ha guidato la battaglia di 15 anni dell’hedge fund contro il governo argentino sui pagamenti delle obbligazioni. “Almeno i rubli valgono qualcosa”.

Gli effetti dei morti di Bucha

Il Tesoro degli Stati Uniti, infatti, ha congelato le attività della banca centrale russa detenute negli Stati Uniti a febbraio, dopo l’invasione dell’Ucraina, ma ha concesso un’esenzione per i pagamenti del debito, che sarebbe scaduta il 25 maggio. Con la Russia che ha continuato la sua offensiva per più di un mese, tuttavia, e le nuove immagini che mostrano violenze sui civili per le strade di Bucha, in Ucraina, gli Stati Uniti hanno accelerato rispetto a quella sequenza temporale, impedendo alla Russia di pagare il debito agli investitori.

Fino ad allora, JPMorgan Chase e Bny Mellon, due banche con sede a New York, hanno agito da intermediari per i pagamenti russi ai creditori. Il governo di Putin ha continuato a effettuare pagamenti per tutto il mese di marzo. La scorsa settimana ha saldato una cedola da 447 milioni. Sia JPMorgan che Bny Mellon hanno rifiutato di commentare.

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La Russia intende pagare in rubli

“Da un lato mi chiedo: se chi è oggetto di sanzioni vuole utilizzare le sue scarse risorse per ripagare i creditori statunitensi, perché dovremmo obiettare?”, ha dichiarato Robert Kahn, direttore della macroeconomia globale dell’Eurasia Group. “Ma se così facendo stiamo rendendo loro la vita più facile, penso anche che in momenti come questo, in particolare dopo le immagini orribili che abbiamo visto negli ultimi giorni, l’interesse dei creditori passi in secondo piano”.

Mercoledì il Cremlino ha respinto l’ipotesi di non essere in grado di ripagare i debiti al termine del periodo di grazia di 30 giorni. Il portavoce Dmitry Peskov ha affermato che la Russia ha “tutte le risorse necessarie per onorare i propri debiti” e ha insistito sul fatto che i pagamenti potrebbero essere in rubli, se necessario. Un portavoce del Tesoro degli Stati Uniti ha affermato che la mossa esaurirà le risorse che Putin sta utilizzando per continuare la guerra. “La Russia deve scegliere tra prosciugare le preziose riserve di dollari rimanenti o i nuovi in entrata e il default”, ha affermato il portavoce del Tesoro.

Non sarebbe il primo default della Russia

Se la Russia decidesse di non pagare, non sarebbe la prima volta. Forbes nel 1987 aveva raccontato la storia di una donna 96enne che stava ancora aspettando di essere pagata per i titoli zaristi che suo marito aveva acquistato nel 1919, poco dopo che la Russia era andata in default durante la rivoluzione bolscevica.

Anton Siluanov, ministro delle finanze russe, a marzo ha dichiarato alla tv di stato che circa 300 dei 640 miliardi di dollari in oro e riserve del Paese sono stati congelati dalle sanzioni. Se veramente la Russia ha ancora accesso a circa 340 miliardi di dollari di riserve, il paese sembra avere mezzi più che sufficienti per coprire il totale di 40 miliardi di dollari dovuti in obbligazioni internazionali. Ma Kahn ha detto che non è così semplice e si aspetta che i default inizino nelle prossime settimane.

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La Russia è attaccata alle materie prime

“I dollari in una banca cinese o l’oro a Mosca, in linea di principio, possono essere sbloccati, ma è difficile per loro prenderli e usarli per comprare le cose di cui hanno bisogno”, ha detto Khan. “La mia sensazione è che le riserve utilizzabili siano molto inferiori a quanto affermato dal ministro”.

La Russia sarà ancora in grado di utilizzare le entrate derivanti dalla vendita di materie prime come grano, palladio e petrolio per far fronte ai propri debiti. Gli Stati Uniti hanno bloccato le importazioni di petrolio russo, ma altri paesi non hanno seguito l’esempio.

Nel frattempo, il commercio di obbligazioni societarie russe denominate in dollari è salito alle stelle, con gli investitori a caccia di occasioni nonostante il rischio reputazionale. Il valore medio giornaliero delle negoziazioni, secondo Bloomberg, al 24 marzo era il doppio dello stesso periodo dell’anno precedente e il massimo negli ultimi due anni.

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