Ferdinando Sigona di LocalGlobe
Under 30

Il consiglio di questo investitore under 30 agli startupper: “Non seguite solo le tendenze ma siate pionieri”

Articolo tratto dal numero di giugno 2022 di Forbes Italia. Abbonati!

Pensava che fosse solo una passione per la lingua inglese, ma in realtà era il desiderio di scoprire il mondo al di fuori dell’Italia. Per questo motivo, dopo la laurea triennale alla Scuola per interpreti e traduttori dell’Università di Trieste, Ferdinando Sigona ha deciso di viaggiare con alcuni amici alla scoperta dell’Australia. È solo a Londra che, completata una specialistica in business management all’Università di Cambridge, incontra il mondo delle startup e del venture capital, col quale oggi ha a che fare ogni giorno.

“Ho cominciato la mia carriera nella consulenza e successivamente mi sono interessato al mondo startup e all’ecosistema locale”, racconta. “All’epoca stava nascendo Entrepreneur First, un incubatore che riunisce 100 persone ogni sei mesi per esplorare idee e fondare nuove aziende, all’interno del quale ho lavorato per circa due anni. Questa esperienza mi ha fatto conoscere moltissimi fondi di venture capital, incluso LocalGlobe, di cui adesso faccio parte”.

Sigona fa parte del team di investimento del fondo basato a Londra e dedicato al seed stage: si tratta di uno dei fondi di venture capital più attivi e conosciuti in Europa. È un fondo cosiddetto generalist, cioè che investe in tutti i tipi di settori e tecnologia. Giorno per giorno, Sigona si occupa di ricerca di settore, valutazione dei singoli investimenti e supporto ai fondatori nel portafoglio, con focus particolare sui settori del climate tech, dell’health tech e del fintech.

I suoi investimenti includono aziende come Sylvera, che si occupa di fornire rating di progetti di carbon offsetting; Apheris, che fornisce l’infrastruttura per usare i modelli di intelligenza artificiale su set di dati distribuiti in organizzazioni o aziende diverse rispettando la privacy; At-Bay, che distribuisce polizze di assicurazione per i rischi di cybersecurity; e Oxford Nanopore, che progetta e produce sistemi che sequenziano il dna e l’rna. “Lavorando in un fondo come LocalGlobe ho avuto la fortuna di avere a che fare con un ecosistema molto più maturo e imparare da investitori e fondatori con tantissime esperienze alle spalle”, spiega.

Dal metaverso alla blockchain, passando per le tecnologie per la riduzione delle emissioni dei gas serra e la convergenza di biologia e ingeneria: sono diversi i trend che si stanno affermando nel mondo dell’innovazione e, di conseguenza, tra i venture capitalist. “Stiamo guardando con attenzione ad alcuni settori, ma io credo anche che gli startupper dovrebbero costruire prodotti che loro – e a volte solo loro – credono che il mercato voglia, e non necessariamente quello che è di tendenza”, dice Sigona. “Un altro consiglio che posso dare è quello di trovare i fondatori o gli investitori che fanno già parte dell’ecosistema e cercare di imparare da loro. Magari lavorare in una startup prima di fondarne una propria: l’imprenditoria si impara così, non sui libri o sui blog”.

Un consiglio che vale ancora di più per gli startupper del nostro Paese. Niente sprona nuovi fondatori ad avviare startup e ad alimentare l’ecosistema come l’averlo visto fare. “La storia di Scalapay è un segnale incoraggiante. Un altro segnale positivo arriva dal Fondo nazionale innovazione della Cassa depositi e prestiti che sta finalmente colmando la mancanza di supporto da parte di enti pubblici”, spiega. “Rimangono ancora alcuni problemi: in queste settimane Raffaele Ricciardi ha parlato su Repubblica di come il costo per fondare una startup in Italia stia aumentando invece di diminuire”. Mentre continua ad assecondare la passione di esplorare tutti gli angoli del mondo, racconta idee ed esperienze attraverso il suo canale Twitter.

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