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Davide D’Andrea Ricchi, così l’analisi dei dati online diventa fondamentale per il mercato del franchising

I dati sono sempre più il nuovo petrolio. Nel nostro Paese, su una popolazione di 60 milioni di persone, ci sono 78 milioni di connessioni web tramite smartphone e 43 milioni di utilizzatori di social network (fonte: We Are Social, report Digital 2022). Raccogliere e sapere leggere le tracce digitali online diventa fondamentale sia per sviluppare business che per ottimizzarli in ogni comparto.

Anche il franchising non scappa alla “legge di dati” ed è per questo che Davide D’Andrea Ricchi, imprenditore, autore dei libri Let’s franchise e Let’s Digitalize della collana manageriale Bfc Books, realizzata in collaborazione con Forbes,  ha stretto da tempo una partnership con Dataminers, società di ricerca specializzata nell’analisi dei mercati e delle vendite online, per scandagliare il mercato del franchising e compararlo con altre realtà internazionali.

Quanto interesse per il franchising si registra online in Italia su Google?
“Se consideriamo gli ultimi due anni, osserviamo che la keyword franchising è stata cercata mediamente su Google circa 27.100 volte al mese. Per fare una comparazione, alcune espressioni che in apparenza sembrerebbero più ricercate, come ‘ristrutturazione 100’ e ‘social media manager’, non superano le 20.000 ricerche al mese”.

Che genere di ricerche fanno?
“Effettuano soprattutto ricerche generiche che sono tipiche di chi si accosta per la prima volta all’argomento. Scendendo nel dettaglio, notiamo che le prime analisi mirate si collocano sotto la soglia delle 1.000 ricerche mensili, con keyword come ‘franchising abbigliamento’ e ‘franchising distributori automatici’, ecc.”.

C’è una differenza tra l’interesse mostrato dagli italiani e quello in altri Paesi europei?
“In linea generale, la domanda italiana online è allineata a quella che registriamo in Francia e in Germania, più alta di quella del Regno Unito e Spagna. Se poi ragioniamo sulla qualità della domanda, osserviamo che in Italia le richieste di affiliazione si caratterizzano spesso da budget di investimento più bassi. Inoltre, negli altri Paesi le ricerche online sono più mirate a categorie merceologiche e brand. Per esempio, Tra i marchi più cercati in correlazione al franchising troviamo McDonald’s: se nel Regno Unito vengono effettuate mediamente 3.600 ricerche mensili per ‘franchising McDonald’s’ in Italia non superano le 350. Insieme a McDonald’s troviamo infatti Starbucks, Burger King, Kfc e Subway”.

Il motore di ricerca di Facebook è ormai un altro indicatore rilevante. Che dati abbiamo su questo social?
“Se mettiamo sotto la lente di ingrandimento Facebook, notiamo che, in proporzione al numero di iscritti, l’Italia è al terzo posto per il numero di utenti interessato al franchising con 3 milioni di utenti circa. Ci classifichiamo dopo gli 8 milioni della Francia su 38 milioni di iscritti al social e i 7,4 milioni del Regno Unito, a fronte di 44 milioni di utenti registrati al social media. Anche qui, osserviamo che le ricerche degli italiani sono generiche e denotano una certa inesperienza rispetto all’argomento e agli ambiti di applicazione nei diversi settori merceologici”.

Un altro indicatore potente è Linkedin. Che dati possiamo estrapolare dal social del business?
“Su Linkedin più di 30.000 professionisti italiani riportano la parola ‘franchising’ nel loro job title. Qui superiamo nettamente i Paesi europei: sono 11.000 nel Regno Unito, 4.000 in Spagna, 2.000 in Germania e 1.500 in Francia”.

Secondo molti esperti, le decisioni nelle aziende in futuro saranno sempre meno arbitrarie e sempre più connesse al rilevamento dei dati. Sei d’accordo con loro?
“Se consideriamo l’evoluzione del web, quello che si intravede sul fenomeno del Metaverso, di cui mi sto occupando per il mio prossimo libro, il volume dei dati aumenterà. Visori e guanti hitech, le tecnologie indossabili, daranno sempre più indicazioni sul consumatore, sul modo di muoversi, parlare, gesticolare ecc. Se questo è da un alto, una questione che solleverà ancora di più il problema della difesa della privacy; dall’altro, se ben regolamentata, rappresenta un’opportunità straordinaria per le aziende di conoscere ancora più a fondo i propri consumatori”.

I dati parlano. Questi che avete raccolto, che storia raccontano?
“L’Italia è il Paese potenzialmente giusto dove proporre o aderire ad un progetto di franchising. La domanda è dinamica, intensa e, anche se poco matura e specializzata, allineata a quella dei principali Paesi europei. L’offerta è garantita da un numero elevato di professionisti, suddivisi e attivi in differenti settori merceologici. Anche questa volta sono i dati che parlano: secondo Google Market Finder, lo strumento di Google che individua i Paesi più adatti a esportare prodotti e servizi di un determinato settore merceologico, tra i Paesi europei più interessanti dove operare con il franchising troviamo la Francia e la Germania, che come abbiamo visto hanno parametri molto simili all’Italia”.

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